CULTURA, giornalismo. La scomparsa di Arrigo Levi

È mancato questa mattina a Roma all’età di 94 anni, in gioventù dovette lasciare l’Italia a causa delle leggi razziali; nel 1948 combatté nel Palmach per l’indipendenza dello Stato di Israele. Uno dei giornalisti italiani con lo sguardo più noti, difensore dei valori etici e laici e uomo di profonda cultura, fu tra l’altro consigliere dei Presidenti della Repubblica Ciampi e Napolitano. A insidertrend.it il suo ricordo tratteggiato da RICCARDO PACIFICI, già Presidente della Comunità ebraica romana

Prima di morire, nella stanza d’ospedale dove aveva trascorso gli ultimi giorni di egenza prima di venire trasportato di nuovo nella sua casa nella capitale, ha intonato con voce flebile l’inno dello Stato di Israele (Hatikvà, “La speranza”) e una filastrocca modenese che gli era cara dall’infanzia.

Egli era infatti nato a Modena il 17 luglio del 1926 – città nella quale verranno celebrate le sue esequie in forma strettamente privata -, ma in seguito aveva iniziato a lavorare come giornalista a Buenos Aires, poiché assieme alla famiglia fu obbligato a trovare rifugio all’estero per sfuggire alle persecuzioni razziali decretate dal fascismo, dove poi sarebbe stato arrestato quando era un giovane studente per aver partecipato alle manifestazioni contro Juan Domingo Peron.

Immediatamente dopo la guerra si laureò in filosofia all’Università di Bologna e, quindi, completati gli studi si arruolò in quello che allora era l’embrione dell’Esercito israeliano per combattere nella guerra di indipendenza del 1948.

Tornato in Italia lavorò alla BBC, alla Settimana Incom, alla Gazzetta del Popolo e, infine, al Corriere della Sera, testata per la quale dal 1955 fu dapprima corrispondente da Londra, quindi da Mosca.

Dal 1973 al 1978 fu direttore de “La Stampa” e, tra i suoi meriti, c’è quello di aver fondato “Tuttolibri”, testata autonoma dedicata alla cultura del tutto innovativa nel panorama editoriale del tempo.

Al quotidiano torinese sarebbe poi tornato alcuni anni dopo, nel 2005,  in veste di editorialista, chiamato dall’allora direttore Giulio Anselmi. Fu a lungo editorialista del “Times” e autore di una rubrica in lingua inglese su “Newsweek”.

Comunque tutti lo ricordano alla televisione di Stato, dove condusse e coordinò il telegiornale della Rai, realizzando memorabili dirette sulla Guerra dei sei giorni, combattuta nel 1967 tra arabi e israeliani e anche sull’invasione sovietica della Cecoslovacchia nel 1968.

La sua popolarità venne accresciuta anche dalla simpatica caricatura che ne fece il celebre imitatore Alighiero Noschese.

Condusse assieme a Vittorio Citterich il settimanale “Tam tam” e dal 1982 al 1987 lavorò in Fininvest.

Tornato in seguito alla Rai, collaborò tra l’altro alla trasmissione d’inchiesta “Mixer”. Poi ci furono i suoi quattordici anni trascorsi al Quirinale, dal 1999 al 2006 quale consulente per la comunicazione della Presidenza della Repubblica con Carlo Azeglio Ciampi, quindi consulente personale del presidente Giorgio Napolitano fino al 2013.

È l’autore di ventisei libri, tra i quali si ricordano “Dialoghi sulla fede” (2000), “America Latina: memorie e ritorni” (2004), “Cinque discorsi fra due secoli” (2004), “Un paese non basta” (2009), “Da Livorno al Quirinale. Storia di un italiano” (2010, racconto della vita di Carlo Azeglio Ciampi), tutti editi per i tipi de Il Mulino, oltre a “Gente, luoghi, vita” (Aragno, 2013).

Nel 1987 gli è stato conferito il Premio Trento per il giornalismo, il Premio Luigi Barzini come miglior corrispondente nel 1995 e il Premio Ischia Internazionale nel 2001. Nel maggio 2008 vinse la seconda edizione del premio letterario Giorgio Calcagno, mentre nel maggio 2012 il premio giornalistico nazionale Novara diventa, la tradizione di innovare e nel 2013 il premio di cultura politica Giovanni Spadolini.

A260 – CULTURA, GIORNALISMO: LA SCOMPARSA DI ARRIGO LEVI. A insidertrend.it il ricordo dell’uomo tratteggiato da RICCARDO PACIFICI, già Presidente della Comunità ebraica romana.

È mancato questa mattina a Roma all’età di 94 anni. In gioventù dovette lasciare l’Italia a causa delle leggi razziali; nel 1948 combatté nel Palmach per l’indipendenza dello Stato di Israele. Uno dei giornalisti italiani con lo sguardo più noti, difensore dei valori etici e laici e uomo di profonda cultura, fu tra l’altro consigliere dei Presidenti della Repubblica Ciampi e Napolitano.

Nella testimonianza vengono ripercorsi alcuni momenti salienti della sua lunga esistenza.

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