L’infanzia, il Vietnam da volontario, il successo. L’imperdibile autobiografia di un mito del cinema mondiale, in uscita contemporanea con gli Stati Uniti. Provoca indignazione. Suscita polemiche. Non ha rispetto per i luoghi sicuri. Oliver Stone è più grande della vita.
Cercando la luce ha lo stesso impianto narrativo di un film hollywoodiano. Oliver Stone, in modo onesto e talvolta brutale, spiega che per diventare quello che lui stesso sperava di essere, uno scrittore e regista di successo, la strada è spesso impervia.
Prima di trasferirsi a Los Angeles e ottenere successo internazionale con Platoon nel 1986, Oliver Stone aveva combattuto in Vietnam, era stato ferito, e successivamente aveva trascorso anni a scrivere sceneggiature mai prodotte, mentre cercava di guadagnarsi da vivere a Manhattan facendo ogni genere di lavoro. Stone, che ora ha 73 anni, racconta quegli anni formativi tra alti e bassi: gli scambi con Al Pacino sulle sceneggiature di Platoon, Nato il 4 luglio e Scarface (nato oltretutto da una rischiosa ricerca sul campo dei cartelli della droga), il terribile demone della cocaina, il fallimento del suo primo lungometraggio The Hand (con Michael Caine), le affannose ricerche di finanziamenti per Salvador, le tensioni dietro le quinte di Fuga di mezzanotte, che gli valse poi l’Oscar per la Miglior Sceneggiatura, e molto altro.
Cercando la luce è una vera guida che illumina i retroscena della Hollywood degli anni Settanta e Ottanta e di film che hanno fatto la storia del cinema.
Oliver Stone, “Cercando la luce. Scrivere, dirigere e sopravvivere”, casa editrice La nave di Teseo, collana Oceani, pp. 400, prezzo 22 euro