ENERGIA, ambiente. Transizione dai combustibili fossili a quelli «puliti», una fase delicata

La presidenza tedesca del Consiglio dell’Unione europea si trova di fronte una serie di sfide impegnative, prima tra tutte quella relativa alla questione delle emissioni di gas metano, ritenuto un «killer dell’ambiente», questo nella non breve fase di transizione energetica dai combustibili fossili a quelli meno inquinanti. Sul tema interviene con decisione Poppy Kalesi, dell’Environmental Defense Fund

Secondo il Global Energy dell’Environmental Defense Fund (EDF) «il metano è un killer climatico sottovalutato» e la presidenza tedesca del Consiglio dell’Unione europea che da poco si è insediata offrirebbe un’opportunità storica per affrontare il problema delle emissioni di questo gas.

A intervenire sull’argomento è stata Poppy Kalesi, direttrice dell’organizzazione internazionale, tra le principali all’interno dell’universo ambientalista no profit  mondiale. Ella ha voluto sottolineare come «le emissioni di metano non solo sono una questione che riguarda i paesi produttori, ma è anche una responsabilità degli utenti, dunque dell’Europa».

Sempre secondo la Kalesi, «l’Unione europea dovrebbe esercitare la sua influenza al fine di ridurre le emissioni di metano relative al gas prodotto e importato dai suoi Paesi membri. Le emissioni incontrollate di metano, infatti, non dovrebbero essere il punto debole dell’Europa per quanto riguarda le questioni climatiche».

Tutti gli occhi sono dunque puntati sulla Germania, che dal primo luglio ha assunto la presidenza del Consiglio dell’Ue, una funzione delicata nel momento in cui alla fase della cosiddetta «transizione energetica» – che teoricamente dovrebbe condurre al superamento dell’era delle fonti fossili – si è andata sovrapponendo quella della crisi generata dalla pandemia da coronavirus, con il conseguente rallentamento economico globale.

Un compito affatto facile, dato che si devono affrontare contemporaneamente i problemi derivanti dalla profonda crisi economica e quelli relativi all’emergenza climatica, cercando di attuare i rigorosi obiettivi ecologici.

Secondo la Kalesi, una questione chiave sarà quella relativa al metano. L’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE), stima che ogni anno nel mondo vengono emesse 82 milioni di tonnellate di questo gas, che «è oltre 80 volte più nocivo della CO2 nei primi venti anni dopo l’emissione e ciò corrisponde a 2,5 miliardi e mezzo di tonnellate di anidride carbonica equivalente, cioè circa tre volte le emissioni annuali di CO2 in Germania».

«Fortunatamente – ha proseguito poi l’esponente di EDF – le emissioni lungo la filiera del petrolio e del gas sono alcune delle opzioni più semplici e a basso costo per affrontare il riscaldamento globale».

I Paesi dell’Unione europea importano circa il 50% del gas naturale mondiale, quindi l’Ue è il maggiore importatore di gas al mondo.

«L’Ue – sottolinea a questo punto la Kalesi -, cioè il più grande mercato al mondo per il gas scambiato a livello internazionale, ha un ruolo e una rilevanza che non può essere ignorata. Essa si rifornisce da alcuni dei maggiori produttori di petrolio e gas metano al mondo, ma le emissioni di metano non sono solo una questione che riguarda i paesi produttori, poiché rivestono anche delle responsabilità per gli utenti, dunque l’Europa. Allora, la Ue dovrebbe esercitare la sua influenza al fine di ridurre le emissioni di metano relative al gas prodotto e importato, poiché le emissioni incontrollate non dovrebbero essere il punto debole dell’Europa per quanto riguarda le questioni climatiche».

Le recenti iniziative Green Deal dell’Ue hanno iniziato ad affrontare la questione relativa al potenziale dell’idrogeno, tuttavia, EDF invita fortemente la Germania nel corso della sua presidenza a raccogliere la sfida delle emissioni di metano dell’Ue dal settore del petrolio e del gas, e a introdurre misure specifiche sugli standard di importazione.

Kalesi ha quindi concluso affermando che: «Per evitare di sottovalutare gli obiettivi climatici dell’Ue, la prossima politica comune sul metano dovrà far sì che tutto il gas utilizzato in Europa, comprese le importazioni, venga certificato come “gas a basso contenuto di metano”. Una riduzione delle emissioni di metano nell’industria del petrolio e del gas è a oggi già possibile, poiché le tecnologie sono disponibili e devono soltanto essere utilizzate».

Le prossime iniziative della Commissione sulla questione del metano, sull’integrazione dei settori e sull’idrogeno offriranno importanti opportunità a livello politiche per ridurre rapidamente le emissioni nella catena di approvvigionamento di gas dell’Ue. «Perché l’Ue e le parti interessate sviluppino congiuntamente queste iniziative in specifiche proposte legislative, dobbiamo progettare una politica che incentivi un’azione positiva da parte dei fornitori di gas, ad esempio uno standard di prestazione del metano dello 0,2%, che certifichi che tutto il gas consumato nell’Unione è stato prodotto in modo responsabile. Questo potrebbe essere un primo passo fondamentale».

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