CULTURA, saggi. Il virus che rende folli, ultima opera di Bernard-Henri Lévy sugli effetti della pandemia sulle menti umane

Una riflessione irriverente e acuta sulla “prima paura mondiale”, in un’edizione ad hoc per i lettori italiani in libreria dal 16 luglio

«La pandemia che ha travolto le nostre vite dalla fine di febbraio – asserisce Lévy – non ha messo a repentaglio solo la nostra salute, né solo la nostra economia. A differenza delle altre epidemie della storia, ha travolto anche la nostra testa, portandoci a una specie di follia collettiva in cui si sono perse priorità, chiarezza di sguardo e obiettivi, capacità di giudizio».

Il prossimo 27 luglio, nel quadro delle manifestazioni in programma a “La Milanesiana”, rassegna culturale ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, presso il Cortile di Palazzo Reale a Milano, l’autore sarà in scena con la prima assoluta del suo spettacolo “Il virus che rende folli”.

La serata, intitolata “I colori della nostra vita”, vedrà anche la partecipazione straordinaria di Andrea Bocelli, che dedicherà una canzone a Milano, inoltre, interverrà anche Nicola Lagioia, mentre l’introduzione dell’evento sarà a cura del direttore del quotidiano “La Repubblica”, Maurizio Molinari.

Come amava dire, non senza ironia, il grande medico tedesco di fine Ottocento, padre dell’anatomia patologica, Rudolf Virchow, «un’epidemia è un fenomeno sociale che ha alcuni aspetti medici», questo è il momento di fare i conti con essa e cercare di descrivere alcuni aspetti non medici di questa storia.

Secondo Bernard-Henri Lévy, la pandemia che ha travolto le nostre vite dalla fine dello scorso febbraio non ha messo a repentaglio soltanto la nostra salute e la nostra economia, infatti, a differenza delle altre epidemie della storia, ha travolto anche la nostra testa, portandoci a una specie di follia collettiva in cui si sono perse priorità, chiarezza di sguardo, obiettivi e capacità di giudizio. La “prima paura mondiale”, così come è stato per la prima guerra mondiale, stravolgendo tutto e ora è giunto il momento di fare un bilancio.

Lévy, filosofo e giornalista da sempre attento ai temi etici della contemporaneità, individua cinque rischi maggiori provocati sui piani sociale e morale dal Covid-19:

la sanitarizzazione della società;

l’idea di una “lezione del virus”, una sorta di lettura provvidenziale e punitiva della pandemia;

l’apprezzamento del ritiro nelle proprie case, un confinamento prima noioso, poi sempre più dorato, protettivo;

il riposizionamento dei valori della vita (per cui portare a spasso i cani è diventato essenziale, uscire a prendere un libro no) e infine la messa in secondo piano, anzi la neutralizzazione, di tutti gli altri problemi del mondo, come se non esistesse altro che la pandemia.

«È ora di recuperare, dopo questa esperienza disastrosa, un’idea di mondo e di vita più complessa, è ora di tornare a vivere, senza dimenticare quello che abbiamo passato, ma andando oltre. Guardando più in là».

Biglietti acquistabili su www.spaziocinema.info oppure presso le casse di Arianteo a Palazzo Reale, a partire da trenta minuti prima dello spettacolo.

Bernard-Henri Lévy, filosofo, giornalista, attivista e regista, da oltre quaranta anni interviene con forza sui temi della morale e della contemporaneità; ha scritto più di trenta libri, da “La barbarie dal volto umano” (1977), con cui è diventato noto al grande pubblico, al più recente “L’esprit du judaïsme” (2017), un trattato sulle origini ebraiche degli ideali democratici occidentali; ha pubblicato inoltre saggi biografici su Sartre e Baudelaire, una corrispondenza con Michel Houellebecq e molte opere di narrativa.

Per La nave di Teseo è uscito nel 2019 “Looking for Europe-Cercando l’Europa. Contro il montare dei populismi”.

Bernard-Henri Lévy, Il virus che rende folli, casa editrice La nave di Teseo,
collana “le onde”, traduzione di Anna Maria Lorusso, pp. 112, prezzo 10 euro;

in libreria dal 16 luglio

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