La notizia diffusa ieri ha fatto molto discutere: il gigante della chimica e della farmaceutica Bayer ha preferito transigere e pagare oltre dieci miliardi alle controparti che negli Usa l’avevano citato in causa per danni piuttosto che affrontare un processo difficile e dall’esito per niente scontato.
I rappresentanti legali del colosso industriale tedesco hanno quindi raggiunto un accordo con il 75% di coloro i quali l’avevano citato in giudizio attribuendogli la responsabilità di avere commercializzato un prodotto cancerogeno, il diserbante “Roundup”, del quale una componente, l’ormai famigerato glifosato, il principio attivo base anche di molti altri erbicidi, avrebbe provocato in centinaia di migliaia di persone il linfoma non-Hodgkin.
Il diserbante in questione, uno dei più venduti nel mondo – prodotto dalla società americana Monsanto a sua volta acquisita nel 2018 dal gruppo industriale chimico tedesco -, veniva commercializzato già prima di quella data, tuttavia, soltanto con il conclamarsi dei primi casi di malattie terminali tra i suoi consumatori, a seguito di una serie di cause legale, il caso era venuto prepotentemente alla ribalta.
In realtà, già nel 2015 lo IARC (agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) aveva affermato che il glifosato recava possibili effetti cancerogeni sull’uomo. Il dibattito nasce qui. Vi è comunque certezza sul fatto che il fitofarmaco abbia provocato la morte di insetti impollinatori e anfibi.
Permane tuttavia ancora un quadro di scarsa chiarezza sugli effetti recati sull’uomo, poiché se numerose agenzie governative e internazionali di ricerca negano una correlazione diretta tra il prodotto chimico e l’insorgenza di tumori, al contrario, i risultati degli studi condotti sul caso da centri di ricerca indipendenti invece ne confermano l’incidenza come causa del linfoma non-Hodgkin.
Oggi, alla luce degli importanti sviluppi resi noti nella giornata di ieri, insidertrend.it ha ritenuto opportuno ritornare sul controverso argomento già trattato in precedenza su queste stesse pagine, interpellando una studiosa della materia che lo specifico caso ha seguito fin dal suo inizio, cioè la dottoressa Carlotta Basili, chimica e membro dell’associazione ambientalista Amici della Terra, per la quale è responsabile del progetto “Zero sprechi – Economia circolare”.
A lei abbiamo posto una serie di domande, che hanno spaziato dal come e dal quanto sia davvero nocivo alla salute degli esseri umani e degli animali il glifosato, fino alle ragioni che hanno indotto un gigante come la Bayer a patteggiare in sede legale con chi l’aveva citata in tribunale (al riguardo, l’amministratore delegato del gruppo industrial Werner Baumann si è espresso chiaramente, dichiarando che questo tipo di soluzione «è quella che meglio garantisce gli interessi della società e dei suoi “stakeholder”»); e ancora: dal perché finora cause legali come quelle che negli Usa hanno portato a un risultato clamoroso del genere, in Europa invece non hanno mai avuto luogo (nella Ue vige tuttora un regime di proroga della possibilità di commercializzare liberamente pesticidi come il Roundup), fino ai dubbi sull’informazione fornita su materie a tal punto delicate come questa.
In casi del genere la posta in gioco è estremamente alta ed è normale vedere entrare in azione i professionisti della disinformazione e gli agenti di influenza, poiché indirizzare in un senso o nell’altro le opinioni pubbliche è un passaggio fondamentale, propedeutico allo spianamento successivo del terreno del condizionamento dei decisori politici che su questioni di importanza tale avranno l’ultima parola.
A251 – SALUTE, PRODOTTI CHIMICI CANCEROGENI POSTI LIBERAMENTE IN COMMERCIO: IL CASO “ROUNDUP”. Il colosso della chimica e della farmaceutica Bayer viene a patti con le presunte vittime del suo erbicida ritenuto cancerogeno, il “Roundup”.
Insieme alla dottoressa CARLOTTA BASILI – chimica e membro dello staff dell’associazione ambientalista Amici della Terra – insidertrend.it ha affrontato la controversa questione della commercializzazione del prodotto contenente glifosato, una sostanza alla quale si riconducono centinaia di migliaia di casi di linfoma non-Hodgkin. L’erbicida viene prodotto dalla Monsanto, società un tempo americana, ma poi assorbita dal gruppo industriale di Leverkusen.