ARTE, Ettore de Conciliis. Le Pale del Mediterraneo: omaggio a Guccione

L’installazione permanente nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e Martiri a Roma, opera del pittore irpino, verrà presentata martedì 23 giugno

«La bellezza del mare, la sua indifferenza verso la tragedia, sono il soggetto delle opere che saranno allestite nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e Martiri a Roma. Esse provano a sfiorare qualche verità; quella che forse esiste già in ciascuno di noi, che è nel paesaggio che ci comprende e che l’arte riesce a volte a rivelare».

Con queste parole Ettore de Conciliis ha voluto commentare l’installazione permanente Ettore de Conciliis. Le Pale del Mediterraneo. Omaggio a Guccione, che, a cura di Yvonne Dohna Schlobitten e di Victoria Noel-Johnson, verrà presentata in anteprima martedì prossimo presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli e Martiri a Roma, in Piazza della Repubblica, a partire dalle ore 16:30.

Ettore de Conciliis, pittore e scultore, è autore di numerose opere quali il Murale della Pace della Chiesa di San Francesco ad Avellino, realizzato nel 1965, e del Memoriale di Portella della Ginestra, realizzato in Sicilia nel 1980.

L’allestimento del suo dittico avrà luogo grazie all’attività de “Il Cigno GG Edizioni”, che ne ha realizzato anche il catalogo.

«Vorrei che il paesaggio, interpretato in pittura al di là del fascino delle apparenze, entrasse nei luoghi sacri per avvicinarci al mistero della natura, ai valori dello spirito, della trascendenza – ha sottolineato ancora l’artista riferendosi alle opere -, il tema dell’acqua, importante simbolo del cristianesimo, in queste pitture è il Mare Mediterraneo, luogo del sacrificio di tanti esseri umani, martiri della speranza».

Si tratta di due paesaggi, ciascuno di 3,10 x 1,50 metri, concepiti come pale d’altare e posti nell’antica cappella dedicata a Maria Maddalena, dove fiancheggiano il dipinto “Noli me Tangere”, opera di Arrigo Fiammingo risalente alla fine del XVI secolo.

Le due realizzazioni di de Conciliis hanno preso vita da un’idea di Lorenzo Zichichi, che de “Il Cigno GG Edizioni” è il presidente, quella di completare “a quattro mani” due tele abbozzate da Piero Guccione diversi anni fa.

«L’ammirazione che ho per Guccione e il suo mondo poetico annulla ogni possibile sentimento di rivalità in questo comune lavoro – ha dichiarato l’artista -, infatti, la destinazione di queste opere in una chiesa molto importante di Roma, qual è la Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, che ospita importanti opere d’arte contemporanea, mi ha fortemente motivato. Così come l’originalità dell’intuizione di Guccione stesso, che ha proposto un’opera d’arte contemporanea nel genere del paesaggio da collocare in un luogo sacro».

De Conciliis ha iniziato a dedicarsi al dittico nel 2015, quando dipingeva l’altare da lui progettato per la chiesa di San Giuseppe dei Falegnami al Foro romano, terminando l’esecuzione di entrambe le opere quest’anno, nel pieno del blocco delle attività causato dal coronavirus.

La nozione di tempo sospeso è stata per molto tempo un elemento di profondo interesse per l’artista, che ha assunto un maggiore rilievo proprio nel periodo della pandemia.

Victoria Noel-Johnson, storica dell’arte britannica, curatrice e autrice di numerosi testi dedicati all’arte italiana del XX secolo, specializzata nell’arte metafisica e nelle opere di Giorgio de Chirico, riferendosi a questa particolare fase di restrizioni dei movimenti ha affermato che: «Il prolungato confinamento del 2020 ha distorto e rovesciato il nostro rapporto “normale” con il tempo, costringendoci a riesaminare l’ambiente deserto in cui viviamo».

Ella ha poi proseguito sottolineando come «tali circostanze senza precedenti hanno influenzato naturalmente de Conciliis e il suo lavoro, incluso il dittico per Santa Maria degli Angeli e dei Martiri», come egli per altro illustra nel suo testo “Un Tempo Lento”, pubblicato in “Nolite timere, Roma non perit 2020”, che raccoglie foto e testimonianze della metropoli resa incantevole dalla rarefazione della presenze della gente.

«Opere che credevo di aver già finito – ricorda de Conciliis -, ma che la situazione di tempo lento, lungo, che attraversiamo mi spinge istintivamente a rivedere».

Ispirato dall’intensa atmosfera metafisica dell’urbe «ove i luoghi di culto e i monumenti, silenti, dialogano nel vuoto soli con se stessi», ha quindi apportato gli ultimi ritocchi alle pale d’altare, completandole.

Il messaggio finale trasmesso dall’opera risulta avvincente, poiché vuole essere un dialogo intensamente metafisico e spirituale, che incapsula molto più di quanto inizialmente possa apparire e che rivela gradualmente le dinamiche in gioco tra vita, morte e natura, intrecciate tra loro fino al raggiungimento della pace dopo le avversità.

Ma una antica questione ingenera ancora perplessità negli ambienti cattolici: può il paesaggio trasmettere contenuti religiosi? Se sì, in quale modo?

E ancora, può l’arte contemporanea “entrare” in una chiesa? Cos’è la pittura di paesaggio in sostanza?

Yvonne Dohna Schlobitten – docente di Storia dell’arte cristiana presso la Facoltà di Storia e Beni culturali della Chiesa della Pontificia Università Gregoriana di Roma -, ha cercato di fornire una risposta a tali quesiti, riconducendo l’arte sacra di Ettore de Conciliis fuori dall’ottica che informa questa disputa su teorie apparentemente superate, poiché «la sua arte può essere intesa come un nuovo paradigma, i suoi dipinti di paesaggio con il mare blu che si fonde silenziosamente col cielo ricordano immediatamente il “Monaco in riva al mare” di Caspar David Friedrich (pittore tedesco, esponente dell’Arte Romantica), il quale però non è mai stato considerato come una pala d’altare. L’artista non parla della natura ma racconta la propria natura, un “paesaggio” interiore che promette la pace. Cerchiamo invano l’iconografia degli uomini di pace, quando solamente San Francesco nel murale appare come tale. L’artista supera l’iconografia classica ed entra nell’essenza dell’opera d’arte».

Alla presentazione dell’installazione permanente, oltre all’artista, interverranno Yvonne Dohna Schlobitten, Victoria Noel-Johnson, Lorenzo Zichichi e don Franco Cutrone, rettore della Basilica di Santa Maria degli Angeli e Martiri.

Condividi: