CORONAVIRUS, fase due. I comuni e il post-emergenza, una sfida per i sindaci: parla Antonio Decaro

Nell’intervista di Valentina Renzopaoli pubblicata oggi sulla testata “L’Eurispes”, il primo cittadino di Bari, che attualmente ricopre anche la carica di presidente dell’ANCI, lamenta l’insufficienza delle risorse stanziate dal Governo

Fase due: una sfida per i sindaci; intervista con Antonio Decaro di Valentina Renzopaoli, “L’Eurispes”, 28 maggio 2020 – Fase due a Bari: città combattuta tra la voglia di ricominciare e la paura di una nuova ondata di contagi.

Lo sostiene il Sindaco di Bari e Presidente dell’Anci Antonio Decaro, che nella nostra intervista lamenta l’insufficienza dei fondi stanziati a livello centrale per i Comuni: «I soldi che il Governo ha stanziato per Bari finora – afferma il primo cittadino del capoluogo pugliese – e che arriveranno alla cifra di tre miliardi di euro complessivi, non saranno sufficienti. Per evitare che i Comuni debbano spegnere le luci o lasciare i rifiuti per strada, l’interlocuzione dell’Anci con il Governo è incessante».

Secondo appuntamento del magazine L’Eurispes dedicato alla sfida dei primi cittadini contro l’emergenza.

La rubrica si pone quale obiettivo quello di capire quali sono le difficoltà che i Sindaci dei Comuni italiani si trovano ad affrontare e come stiano cercando di tutelare e promuovere il loro territorio in questo momento di grande incertezza.

 

L’EURISPES – Sindaco Decaro, come sta la sua città e come sta affrontando l’inizio della fase due?

ANTONIO DE CARO – La città di Bari ha reagito, come stanno reagendo le altre città d’Italia. Ci sono due forze contrapposte. La prima, è sicuramente la voglia di cittadini e operatori di tornare a vivere e a lavorare, riappropriandosi di spazi di vita quotidiani, a volte in maniera forse troppo entusiasta rispetto alle distanze indispensabili che tutti siamo chiamati a rispettare. E poi ci sono i cittadini che hanno paura e che temono che il ritorno alla vita quotidiana possa determinare una nuova ondata di contagi. Sono due sentimenti entrambi comprensibili e legittimi che noi sindaci siamo chiamati a interpretare e gestire, purtroppo spesso senza avere sufficienti mezzi e risorse.

Dal punto di vista della tenuta sociale ed economica, qual è la situazione?

Per fortuna, gli aiuti del Governo e la straordinaria ondata di solidarietà, di cui sono stati protagonisti migliaia di cittadini e imprenditori del mio territorio, ci hanno permesso di aiutare tantissime persone che questa emergenza sanitaria rischiava di lasciare indietro. I Comuni hanno risposto a queste difficoltà con una autentica capacità organizzativa mettendo in piedi una vera e propria “macchina della solidarietà” che ha raggiunto anche le situazioni di fragilità più estrema. Ora, passata la prima fase emergenziale, dobbiamo programmare la ripartenza, sostenendo le attività che stanno ricominciando a lavorare e garantendo servizi alle fasce più deboli.

Sindaco, lei è anche il Presidente dell’Anci: qual è l’opinione dell’Associazione dei Comuni sul «Decreto Rilancio»?

Il Decreto Rilancio ha rappresentato un primo importante passo nella direzione che noi sindaci abbiamo indicato da tempo al Governo: serve sostegno finanziario, perché l’emergenza sanitaria, che tutti ci auguriamo di aver superato, si sta inevitabilmente trasformando in crisi economica, e serve sostegno anche e proprio ai Comuni perché possano chiudere i loro bilanci. Un Comune funziona non molto diversamente da qualsiasi azienda, con entrate e uscite. Se le entrate, che per il 70% provengono da tasse, tariffe, multe, si riducono drasticamente — come avvenuto durante i mesi di lockdown — le uscite diventano insostenibili. Ma le uscite dei Comuni sono destinate a garantire servizi essenziali per i cittadini: raccolta dei rifiuti, trasporto pubblico, servizi sociali. Nel «Decreto Rilancio» ci sono alcune risorse, complessivamente quattro miliardi destinate ai Comuni. Le mancate entrate, però, rischiano di essere molto più alte. Monitoreremo, attraverso un tavolo che abbiamo fortemente chiesto al Governo, se saranno sufficienti e solleciteremo nuove risorse.

Pochi giorni fa, in un’intervista ha fatto notare come “nella guerra quotidiana tra Regioni e Governo, chi ci va di mezzo sono i Comuni”. Ci spiega meglio che cosa vuole dire?

Abbiamo manifestato, io credo, un grande senso di responsabilità fin dall’inizio dell’emergenza coronavirus. Abbiamo rinunciato a emanare ordinanze per evitare che al grave problema che il Paese attraversava, si aggiungesse una moltiplicazione di indicazioni che non potevano avere la stessa base scientifica su cui contava lo Stato, e difficili da seguire per i cittadini. Lo abbiamo fatto perché sappiamo che è questo che le nostre comunità si aspettano da noi: senso di responsabilità e leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali, non diatribe e polemiche. Ho esortato Regioni e Governo a fare lo stesso, nell’interesse collettivo. L’ho fatto, da presidente dell’Anci, ben consapevole che alla fine far eseguire direttive, esercitare il controllo sul rispetto delle regole è un compito che ricade interamente su noi sindaci.

Esiste il rischio che, senza entrate sufficienti, i Comuni non saranno in grado, nei prossimi mesi, di erogare servizi essenziali per i cittadini, come la raccolta dei rifiuti, il trasporto pubblico, i servizi sociali che, in alcuni casi, oggi sono addirittura più necessari?

Esiste un rischio, certo. Perché, per legge, i Comuni devono chiudere i loro bilanci in equilibrio: non possono spendere quello che non incassano. Ma proprio per questo, per evitare che si debbano spegnere le luci o lasciare i rifiuti per strada, la nostra interlocuzione con il Governo è incessante.

Per andare incontro alle esigenze dei Comuni e delle Province, Cassa depositi e prestiti ha deciso per una rinegoziazione dei mutui di tutti gli Enti territoriali che si tradurrà nel far pagare, alle prossime due scadenze del 30 giugno e del 31 dicembre, solo la quota di interessi. Quali saranno i vantaggi?

La sospensione della quota capitale per il 2020, decisa da Cassa depositi e prestiti su nostra richiesta, influisce sulla spesa e quindi garantisce agli Enti territoriali una maggiore liquidità, per una cifra complessiva di un miliardo e trecento milioni. Nell’ambito di quell’equilibrio tra entrate e uscite, di cui parlavo prima, si tratta di poter contare su una maggiore disponibilità.

A quanto ammonta la quota che il Governo ha stanziato per Bari finora?

Nella prima tranche dei fondi ripartiti tra i Comuni per far fronte alla situazione emergenziale, la città di Bari ha ricevuto circa due milioni di euro per far fronte all’emergenza alimentare. Ora siamo in attesa della quota che ci spetta nell’ambito dei fondi stanziati dal Governo come anticipazione per i Comuni. A oggi si parla di tre miliardi complessivi.

Si tratta di risorse sufficienti?

Purtroppo no, perché nei prossimi mesi dovremo far fronte alla riduzione delle entrate fiscali. In questa settimana siamo impegnati in un confronto costante con il Governo per valutare l’impatto di questa situazione e individuare risorse da destinare ai Comuni.

Per molte città di mare del Sud, e quindi anche per Bari, la stagione estiva parte da maggio. Quest’anno, il settore del turismo sarà gravemente ferito dall’emergenza Coronavirus. Molti italiani rinunceranno alle vacanze e i turisti stranieri rimarranno nei loro paesi. A quali misure sta pensando per “salvaguardare” la sua città? Come aiutarla a farla ripartire?

I Comuni non hanno la competenza sul turismo né gestiscono fondi dedicati alle attività turistiche. Quello che noi sindaci possiamo fare è cercare di accogliere nel rispetto delle regole i cittadini che vorranno trascorrere il proprio tempo libero o i giorni di vacanza sui nostri territori. Purtroppo, l’impossibilità di organizzare eventi limita fortemente la capacità attrattiva oltre alle difficoltà operative che stanno vivendo gli operatori turistici nella gestione delle strutture o dei beni. Credo, quest’anno, sia importante lavorare per accogliere un turismo locale, che parta dai cittadini residenti che potranno scegliere di investire sul proprio territorio fino al turismo interno alla regione.

Per la prima volta, la Fiera del Levante è saltata; si ipotizza una apertura in forma ridotta ad ottobre. Che cosa significa per Bari dover rinunciare ad un evento del genere?

Rinunciare alla Fiera del Levante, così come è stato per la festa di San Nicola, significa per la città di Bari rinunciare ad un pezzo importante della sua storia. Ma in questo momento la priorità assoluta è la salute dei cittadini e il superamento di questa situazione. Fino a quando non avremo la disponibilità di un vaccino, io credo sia giusto rinunciare ad un pezzettino delle proprie abitudini per il bene di tutti.

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