Venerdì scorso, dopo 323 giorni di sciopero della fame è morto Ibrahim Gokcek, il terzo componente della band musicale turca Group Yorum ad aver adottato questa forma di protesta contro le decisioni liberticide assunte dalle autorità di Ankara, che hanno disposto la sostanziale proibizione di esibirsi in pubblico per la formazione musicale ideologicamente orientata al marxismo-leninismo e in aperta opposizione al governo del presidente Reçep Tayyip Erdoğan.
Gokcek è spirato in un ospedale di Istanbul nel quale era stato ricoverato a causa del peggioramento delle sue condizioni di salute dopo avere intrapreso la forma di lotta non violenta.
«Sono sempre stato un musicista e ora mi trovo a essere un terrorista. Sono stato arrestato da chitarrista e hanno usato strumentalmente il mio pensiero accusandomi di essere un terrorista. Eravamo un gruppo che si esibiva davanti a milioni di persone, ora siamo diventati tra i terroristi più ricercati».
Sono le ultime parole scritte dal bassista nella sua lettera indirizzata alla sua compagna Helin Bolek, anche cantante e attivista della band e anche lei deceduta un mese fa a ventotto anni per aver protratto fino alle estreme conseguenze il suo sciopero della fame.
Dieci giorni prima di lei se n’era andato allo stesso modo un altro giovane sostenitore della band, Mustafà Kojak, condannato all’ergastolo per il reato di terrorismo in quanto ritenuto responsabile di aver partecipato al sequestro e all’assassinio di un magistrato.
Sia Gokcek che Bolek erano stati arrestati immediatamente dopo il tentato colpo di stato militare del luglio 2016, poi, dopo due anni di detenzione, erano stati liberati e da allora avevano iniziato lo sciopero della fame.
Mercoledì, le loro richieste di ritiro del divieto di suonare in pubblico imposto alla loro band dalla magistratura turca pareva fossero state accolte, questo a seguito delle pressioni esercitate su Ankara a livello internazionale, una mobilitazione in favore dei questo gruppo di musicisti dissidenti che aveva in qualche modo costretto le autorità a fare marcia indietro, almeno nelle dichiarazioni ufficiali.
Infatti, in tal senso numerosi erano stati gli appelli rivolti sia da organizzazioni non governative che da intellettuali e politici turchi ed europei, poiché un ritiro del divieto, oltre ad aver interrotto una pratica liberticida avrebbe anche evitato a Gokcek di morire, ma purtroppo questo non ha impedito che il terzo componente della “scomoda” band folk spirasse.
Group Yorum è una formazione musical nota in tutto il mondo e nata nel 1985 nei distretti popolari di Istanbul, nei centri sociali e nei luoghi di aggregazione culturale frequentati prevalentemente da esponenti della sinistra rivoluzionaria, settore politico spesso che a partire dagli Settanta si è trovato a essere oggetto delle attenzioni del non tenero apparato poliziesco turco.
I suoi fondatori erano quattro studenti di estrema sinistra che erano ispirati dalla musica del gruppo cileno Inti Illimani e al movimento sudamericano Nueva Canción. I brani del Group Yorum vengono eseguiti nella lingue turca, curda, araba e circassa, cioè gli idiomi parlati in Anatolia. La band ha pubblicato venticinque album vendendo oltre due milioni di copie, mentre ai suoi concerti hanno assistito centinaia di migliaia di spettatori, celebre la loro esibizione a Izmir, alla quale assistettero un milione di persone.
Nelle loro canzoni parole di speranza e di lotta, il più delle volte mal tollerate dal potere, che, non gradendo i contenuti dei testi in favore delle libertà individuali e dei diritti civili e di quelli della componente curda del Paese, a partire dal 1985 ha portato alla repressione e all’incarcerazione dei membri della band.
Essi sono indicati dalle autorità di Ankara quali componenti o fiancheggiatori di organizzazioni terroristiche e di sostegno del Fronte Rivoluzionario di Liberazione del Popolo (Devrimci Halk Kurtuluş Partisi-Cephesi, DHKP-C) e col KPG, organizzazione di ispirazione maoista che nel passato si è resa responsabile di gravi atti di terrorismo, legami tuttavia sempre negati dalla band musicale, che comunque non ha mai fatto mistero della sua vicinanza con la sinistra rivoluzionaria turca alla quale il KPG si ispira.
La protesta di Gokcek, Bolek e Kojak era anche finalizzata al conseguimento di altri due obiettivi: portare alla luce (e quindi far cessare) l’accanimento repressivo delle autorità di polizia nei confronti del centro culturale Idil di Istanbul e far ritirare le accuse di terrorismo formalizzate nei confronti di membri e simpatizzanti della band musicale, che attualmente vede numerosi suoi componenti detenuti nelle carceri turche.
Il Group Yorum ha sempre sostenuto la lotta degli oppressi, partecipando alle manifestazioni di studenti, operai e contadini. In aperta opposizione al governo a guida Akp del presidente Erdoğan, ha subito una dura censura e i suoi componenti hanno dovuto affrontare oltre quattrocento processi nelle sedi giudiziarie del Paese.
È da tempo che le organizzazioni internazionale per la difesa dei diritti umani denunciano l’accanimento dell’apparato repressivo turco sulla band, concretizzatosi in una repressione arbitraria e spesso violenta, al punto che il ministero dell’interno di Ankara aveva inserito i nomi dei suoi componenti nelle liste dei ricercati.
Il centro culturale Idil è stato preso di mira dalla polizia per una decina di volte negli ultimi due anni, durante i quali nel corso delle irruzioni degli agenti al suo interno venivano distrutti gli strumenti musicali e l’archivio della band, mentre i componenti del gruppo, Gokcek incluso, venivano periodicamente arrestati, undici di loro si trovano tuttora in stato di detenzione.
Attraverso la loro ultima protesta non violenta essi chiedevano che venisse posta fine alla persecuzione loro e delle loro idee. La cessazione dei raid delle forze di sicurezza a Idil e la fine del regime di terrore instaurato nei loro confronti anche mediante la cancellazione dei loro nominativi dalle liste dei terroristi stilate dal ministero dell’interno, la fine dei processi nei quali si trovano imputati di terrorismo e il rilascio dei musicisti della band arrestati.
Ma chiedevano soprattutto di poter tornare a suonare pubblicamente, quindi il ritiro del divieto della durata di tre anni emesso dalle autorità di Ankara nel quadro della legislazione emergenziale in materia di sicurezza che a seguito del fallito colpo di stato militare intentato ai danni di Erdoğan nel 2016 sta imprimendo alla già tartassata e vacillante democrazia turca una deriva liberticida.
Per la Turchia la morte di Ibrahim Gokcek rappresenta un’altra brutta pagina della sua storia recente, l’ennesima in questa apparentemente irrefrenabile deriva autoritaria e liberticida avviata dal presidente Erdoğan.