SIRIA, emergenza coronavirus. Oltre la guerra la pandemia. Il sistema sanitario nazionale è a pezzi

Intanto la componente cristiana della popolazione del Paese arabo devastato dalla guerra invecchia sempre di più e il Covid-19 potrebbe mietere vittime tra i vecchi e i pochi giovani rimasti arruolati nell’esercito di al-Assad

Seppure in forme meno aggressive rispetto ad altri Paesi, la pandemia da Covid-19 non ha risparmiato la Siria, dove attualmente la situazione risulta particolarmente grave ad Aleppo.

Infatti la martoriata città sconta le devastazioni provocate dai perduranti combattimenti e dai mesi dell’assedio che venne posto dai miliziani jihadisti, che ha portato alla distruzione di numerosi ospedali e centri di assistenza sanitaria, come l’al-Kindi Hospital e l’ospedale oftalmico.

Gran parte delle attrezzature e dei farmaci sono stati trafugati, mentre molti medici sono emigrati dopo che i membri delle milizie islamiste avevano sequestrato alcuni di loro o minacciato di ucciderne altri. Il risultato di tutto questo è che il sistema sanitario siriano si trova in una situazione di estrema precarietà, aspetto che induce a temere che il coronavirus possa diffondersi capillarmente tra la popolazione, specialmente fra i militari delle forze fedeli al presidente al-Assad.

Secondo don Antoine Tahhan, sacerdote armeno-cattolico di Aleppo, «l’esodo causato dalla guerra ha sortito effetti devastanti: le famiglie cristiane che vivevano in città prima dello scoppio della guerra erano 30.000, adesso invece ne sono rimaste soltanto 10.000. In aggiunta, stiamo soffrendo un massiccio invecchiamento, perché il numero degli anziani ha raggiunto i due terzi della popolazione complessiva, non soltanto ad Aleppo, ma in tutta la Siria. E il problema della mancanza di forza lavoro giovane viene ulteriormente aggravato dal servizio militare».

«Dopo il primo ottimismo seguito alla liberazione della città – prosegue il religioso cristiano – ora la situazione economica è peggiorata. Molti lavoratori sono divenuti disoccupati e gli stipendi pagati a quelli che lavorano non sono sufficienti a sostenere una famiglia di quattro persone. Le sanzioni economiche poi stanno causando una grande sofferenza alla popolazione e anche la difficile situazione economica del vicino Libano sta influenzando l’economia siriana, in più sono stati sospesi anche gli aiuti che giungevano in Siria da Beirut».

Fonti cattoliche rendono noto che, da contatti in corso con le diocesi mediorientali emergerebbe principalmente la preoccupazione riconducibile all’aumento dell’età media degli appartenenti alla comunità cristiana siriana e irachena.

Secondo Alessandro Monteduro, direttore di ACS Italia (Aiuto alla Chiesa che Soffre): «Una popolazione prevalentemente anziana, assistita da sistemi sanitari precari, è particolarmente vulnerabile al coronavirus. Qualora la pandemia si diffonda ulteriormente si teme possa provocare una strage».

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