È recente la firma di una serie di accordi di cooperazione nel settore industriale tra la Tunisia e l’Amministrazione palestinese (Anp), atti ufficialmente concepiti allo scopo di rafforzare la partnership esistente sul piano dell’accreditamento e del riconoscimento reciproco dei certificati di conformità agli standard di qualità. Le intese raggiunte riguardano essenzialmente lo scambio di competenze tra l’istituto nazionale tunisino di standardizzazione e proprietà industriale (INNORPI) e la corrispondente struttura pubblica palestinese.
L’ACCORDO DI COOPERAZIONE INDUSTRIALE
Ad avviso del ministro dell’Industria del Paese nordafricano, signora Fatma Thabet Chiboub, questi accordi rivestono importanza in quanto ribadiscono il sostegno fornito da Tunisi allo sviluppo della Palestina. Dal canto suo, il ministro palestinese dell’Industria, Arafat Asfour, ha sottolineato «la complementarità economica tra i due paesi». Certamente un’iniziativa lodevole, almeno sul piano diplomatico, ma che al di fuori dalla retorica di circostanza viene considerata come un atto di natura prevalentemente simbolica, poiché alla base di esso non sussistono attività in grado di condurre a uno sviluppo laddove il settore è praticamente inesistente.
ASSENZA DI STRUTTURE
Infatti, se nel Paese nordafricano governato dal presidente Kaïs Saïed si rinvengono poche realtà industriali attive in un panorama strutturale debole e dalla competitività ridotta, nei territori amministrati dall’Anp (dei quali si esclude per ovvie ragioni la striscia di Gaza) in pratica non esistono industrie. Dunque, in assenza di progetti concreti appare difficile che accordi del genere possano tradursi in un effettivo sviluppo industriale.