LAVORO, statistiche e analisi. Andamento del mercato nel terzo trimestre 2024

Nel terzo trimestre 2024 l’input di lavoro (misurato dalle ore lavorate) ha registrato un incremento pari allo 0,2% rispetto al trimestre precedente e dell’1,5% rispetto al terzo trimestre 2023. Nello stesso periodo il prodotto interno lordo (Pil) è rimasto stazionario in termini congiunturali ed è cresciuto dello 0,4% in termini tendenziali. Di seguito il Rapporto elaborato dall’Istituto nazionale di statistica (Istat)

Nel terzo trimestre 2024 l’input di lavoro (misurato dalle ore lavorate) è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dell’1,5% rispetto al terzo trimestre 2023. Nello stesso periodo il prodotto interno lordo (Pil) è rimasto stazionario in termini congiunturali ed è cresciuto dello 0,4% in termini tendenziali.

III TRIMESTRE 2024: IL MERCATO DEL LAVORO

Gli occupati aumentano di 117.000 unità (+0,5%) rispetto al secondo trimestre 2024, a seguito della crescita dei dipendenti a tempo indeterminato (+111.000, +0,7%) e degli indipendenti (+43.000, +0,8%) che ha più che compensato la diminuzione dei dipendenti a termine (-37.000, -1,3% in tre mesi); cala il numero di disoccupati (-149.000, -8,7% in tre mesi) e aumenta quello degli inattivi di 15-64 anni (+88.000, +0,7%). Simile la dinamica per i tassi: quello di occupazione raggiunge il 62,4% (+0,2 punti), il tasso di disoccupazione scende al 6,1% (-0,6 punti) e quello di inattività 15-64 anni sale al 33,4% (+0,2 punti). Nei dati provvisori del mese di ottobre 2024, rispetto al mese precedente, prosegue l’aumento degli occupati (+47.000, +0,2%) e del relativo tasso (+0,1 punti) che si associa alla diminuzione del tasso di disoccupazione (-0,2 punti) e alla crescita di quello di inattività 15-64 anni (+0,1 punti).

L’occupazione cresce anche in termini tendenziali (+517.000, +2,2% rispetto al terzo trimestre 2023), coinvolgendo pure in questo caso i dipendenti a tempo indeterminato (+3,6%) e gli indipendenti (+2,6%) a fronte della diminuzione dei dipendenti a termine (-5,9%); prosegue il calo del numero di disoccupati (-418.000 in un anno, -22,7%), mentre torna a crescere quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+100.000, +0,8%). Tale dinamica si riflette nella crescita del tasso di occupazione (+1,0 punti in un anno) e di quello di inattività (+0,1 punti) e nella diminuzione del tasso di disoccupazione (-1,7 punti). Dal lato delle imprese, la crescita congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti si osserva anche in questo trimestre, con un aumento pari a 0,5% nel totale e di 0,4% nelle componenti a tempo pieno e a tempo parziale. Rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, l’aumento si attesta a 2,2% nel totale e nella componente part time, lievemente inferiore la crescita della componente full time (+2,1%).

Le ore lavorate per dipendente diminuiscono sia in termini congiunturali (-0,9%) sia tendenziali (-1,0%) e il ricorso alla cassa integrazione sale a 8 ore ogni mille ore lavorate. Il tasso dei posti vacanti rimane invariato, al 2%, nel confronto congiunturale e diminuisce di 0,2 punti percentuali in quello tendenziale. L’aumento del costo del lavoro per Unità di lavoro equivalente a tempo pieno (Ula) su base congiunturale, pari all’1%, è di uguale entità per le sue componenti (retribuzioni e contributi sociali). Su base annua, per effetto dei miglioramenti stabiliti nei rinnovi contrattuali, la crescita del costo del lavoro è più marcata, attestandosi al 4,6%; l’aumento riguarda sia la componente retributiva (+4,3%) – che registra, per il secondo trimestre consecutivo, la massima intensità di crescita nella serie storica dal 2010 (escludendo il periodo eccezionale di emergenza sanitaria) – sia, in misura più significativa, i contributi sociali (+5,1%).

PRINCIPALI RISULTATI

Nel terzo trimestre 2024, l’input di lavoro utilizzato complessivamente dal sistema economico (espresso dalle ore lavorate di Contabilità Nazionale) è aumentato dello 0,2% in termini congiunturali e dell’1,5% in termini tendenziali.

Il numero di occupati, stimati dalla Rilevazione sulle forze di lavoro al netto degli effetti stagionali, aumenta di 117 mila unità (+0,5% rispetto al secondo trimestre 2024), attestandosi a 24 milioni 51 mila; la crescita coinvolge i dipendenti a tempo indeterminato (+111 mila, +0,7% in tre mesi) e gli indipendenti (+43 mila, +0,8%) a fronte del calo dei dipendenti a termine (-37 mila, -1,3% in tre mesi). L’aumento del tasso di occupazione, che raggiunge il 62,4% (+0,2 punti in tre mesi), si osserva nel Centro e nel Nord, tra i giovani e tra gli over50, rimanendo invece stabile nel Mezzogiorno e diminuendo lievemente tra i 35-49enni. Il tasso di disoccupazione scende al 6,1% (-0,6 punti rispetto al secondo trimestre 2024) e quello di inattività sale al 33,4% (+0,2 punti). Nelle imprese dell’industria e dei servizi le posizioni lavorative dipendenti al netto degli effetti stagionali crescono di 0,5%, con un aumento di pari intensità per le due componenti full time e part time (+0,4%). Su base annua viene registrata una crescita più intensa, ma in lieve rallentamento, pari a 2,2% nel totale e nella componente part time e a 2,1% nei full time. Le ore lavorate per dipendente diminuiscono sia rispetto al trimestre precedente (-0,9%) sia rispetto al terzo trimestre 2023 (-1,0%). Le ore di cassa integrazione (Cig), invece, aumentano in termini tendenziali di 2,2 ore ogni mille ore lavorate.

Continua, seppur in misura più contenuta rispetto al trimestre precedente, il calo delle posizioni in somministrazione, osservato su base congiunturale (-1%) e su base annua (-2,5%). Rallenta la crescita del numero delle posizioni con contratto intermittente, che aumentano dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e del 3,4% rispetto al terzo trimestre 2023. L’indice destagionalizzato del costo del lavoro per Ula registra un aumento in termini congiunturali dell’1%, la stessa crescita che si osserva in entrambe le sue componenti. Su base annua, l’aumento del costo del lavoro è ancora più intenso (+4,6%), per effetto dell’aumento delle retribuzioni (+4,3%) e, in misura maggiore, dei contributi sociali (+5,1%). Il tasso di posti vacanti, pari al 2,0%, rimane invariato rispetto al trimestre precedente e cala di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre del 2023. Nella Nota metodologica sono riportati gli intervalli di confidenza delle stime campionarie dei principali indicatori non destagionalizzati sull’offerta di lavoro e di alcuni indicatori sulla domanda di lavoro.

OFFERTA DI LAVORO

OCCUPATI, DISOCCUPATI, INATTIVI

(dati non destagionalizzati) Nel terzo trimestre 2024, con maggiore intensità rispetto a quello precedente, prosegue la crescita tendenziale del numero di occupati (+517.000, +2,2% in un anno), la cui stima si attesta a 24 milioni 129.000 unità; il tasso di occupazione delle persone tra i 15 e i 64 anni, anch’esso in aumento, raggiunge il 62,6% (+1,0 punti rispetto al terzo trimestre 2023 – Prospetto 2).

L’aumento dell’occupazione coinvolge i dipendenti a tempo indeterminato (+565.000, +3,6% in un anno) e gli indipendenti (+131.000, +2,6%), mentre continuano a diminuire i dipendenti a termine (-178.000, -5,9%); la crescita degli occupati a tempo pieno (+607.000, +3,1%) più che compensa il calo di quelli a tempo parziale (-90.000, -2,2% – Prospetto 3). Il numero delle persone in cerca di occupazione scende a 1.428.000 (-418.000 rispetto al terzo trimestre 2023, -22,7%), a seguito della diminuzione sia dei disoccupati con precedenti esperienze di lavoro sia di quanti sono alla ricerca del primo lavoro; in calo la quota, sul totale dei disoccupati, di chi è alla ricerca di lavoro da almeno 12 mesi, che si attesta al 43,0% (-11,6 punti), per un totale di 615.000 persone. Il tasso di disoccupazione scende al 5,6% (-1,7 punti in un anno), in calo soprattutto nel Mezzogiorno e tra i giovani (Prospetto 4).

Nella ricerca di lavoro continua a prevalere l’uso del canale informale: sebbene in diminuzione, la pratica di rivolgersi a parenti, amici e conoscenti rimane la più diffusa (lo fa il 73,4% dei disoccupati, -3,0 punti); seguono, in crescita, l’invio di domande e curriculum (65,9%, +1,4 punti) e la consultazione di offerte di lavoro (53,3%, +5,2 punti). In aumento anche la quota di chi si rivolge al Centro pubblico per l’impiego (30,1%, +3,4 punti), mentre è in calo quella di chi contatta le agenzie private di intermediazione o somministrazione (15,9%, -4,1 punti). Nel terzo trimestre 2024, il numero di inattivi di 15-64 anni è pari a 12.534.000 unità, in lieve aumento rispetto al terzo trimestre 2023 (+100.000, +0,8%); l’aumento di coloro che non cercano lavoro né sono disponibili a iniziarlo (+303.000, +3,0%) più che compensa la diminuzione delle forze di lavoro potenziali (-203.000, -8,7%), ossia la componente degli inattivi più vicina al mercato del lavoro.

AUMENTO DEGLI INATTIVI

L’aumento degli inattivi si riflette nell’incremento del tasso di inattività 15-64 anni che raggiunge il 33,6% (+0,1 punti – Prospetto 5), sintesi della crescita nel Mezzogiorno (+1,1 punti) e della diminuzione nel Centro e nel Nord (-0,8 e -0,2, rispettivamente).

Tra gli inattivi aumentano coloro che non cercano lavoro per ragioni familiari (+267.000, +9,6% – Prospetto 6) e quanti non lo cercano per motivi di studio (+132.000, +3,1%); in calo, invece, gli scoraggiati (-37.000, -3,6%), ossia chi dichiara di non aver cercato lavoro poiché ritiene di non riuscire a trovarlo, e coloro che non cercano un impiego perché non interessati a lavorare o in pensione (-124.000, -6,6%). Nel terzo trimestre 2024, l’aumento tendenziale del tasso di occupazione è più marcato nel Centro (+1,7 punti  rispetto a +0,9 punti nel Mezzogiorno e a +0,7 punti nel Nord). La maggiore diminuzione del tasso di disoccupazione nelle regioni meridionali (-3,3 punti) si associa all’aumento del tasso di inattività 15-64 anni (+1,1 punti); nel Centro e nel Nord, invece, risultano in calo sia il tasso di disoccupazione (-1,4 e -0,8 punti, rispettivamente) sia quello di inattività (-0,8 e -0,2 punti).

La crescita del tasso di occupazione è più forte per le donne rispetto agli uomini (+1,3 punti e +0,7 punti, rispettivamente), così come per le prime è maggiore il calo del tasso di disoccupazione (-2,5 rispetto a -1,0 punti gli uomini); l’aumento del tasso di inattività 15-64 anni è invece lo stesso per entrambi i generi (+0,1 punti). Per gli stranieri la crescita del tasso di occupazione è simile a quella degli italiani (+1,1 e +1,0 punti, rispettivamente), il calo del tasso di disoccupazione è meno marcato (-0,9 punti rispetto a -1,8 punti gli italiani), mentre il tasso di inattività diminuisce (-0,5 punti) a fronte dell’aumento osservato tra gli italiani (+0,2 punti). Gli individui di 50-64 anni mostrano la crescita più consistente del tasso di occupazione (+1,4 punti rispetto a +1,0 punti dei 35-49enni e +0,7 punti dei giovani di 15-34 anni) e la diminuzione del tasso di inattività (-0,7 punti), che invece cresce per le altre due classi di età (+0,5 punti per i 35-49enni e +0,6 punti per i 15-34enni). Il tasso di disoccupazione mostra la diminuzione più marcata tra i giovani (-2,4 punti) e tra i 35-49enni (-1,8 punti), pur diminuendo anche tra gli over 50 (-1,0 punti).

In aumento i già ampi divari nella partecipazione al mercato del lavoro per livello di istruzione: tra i laureati si osserva la dinamica più positiva, con una marcata crescita del tasso di occupazione – che sale all’81,9% (+1,9 punti) – e la diminuzione sia del tasso di disoccupazione (-1,0 punti, al 3,3%) sia di quello di inattività (-1,1 punti, 15,2%); tra i diplomati l’aumento del tasso di occupazione (+0,7 punti, 67,1%) si accompagna alla crescita di quello di inattività (+0,5 punti, 29,1%) e al calo del tasso di disoccupazione (-1,6 punti, 5,3%). Tra chi possiede al massimo la licenza media, la crescita del tasso di occupazione è più contenuta (+0,2 punti, 45,9%) e si associa al più forte calo del tasso di disoccupazione (-2,1 punti, 8,3%) e alla crescita del tasso di inattività (+1,1 punti, 49,8%). Il tasso di occupazione dei laureati è dunque quasi doppio di quello osservato tra chi ha conseguito al massimo la licenza media e i tassi di disoccupazione e inattività di chi possiede un basso titolo di studio sono circa tre volte quelli di chi ha conseguito un titolo terziario. I dati di flusso – a un anno di distanza – mostrano un lieve aumento delle permanenze nell’occupazione (+0,1 punti), in particolare tra le donne, i più giovani, gli stranieri e nel Mezzogiorno, che determinano la diminuzione del tasso di riallocazione totale degli occupati (-1,2 punti), dovuto al calo di quello per entrate (-1,2 punti) e alla stabilità di quello per uscite.

DOMANDA DI LAVORO DELLE IMPRESE

Nel terzo trimestre 2024, prosegue il trend positivo della domanda di lavoro, in termini sia congiunturali sia tendenziali, confermando una crescita ininterrotta che si registra da oltre tre anni. Al netto degli effetti stagionali, l’aumento delle posizioni totali nell’industria è dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, della stessa entità la variazione della componente a tempo pieno, mentre è lievemente inferiore quella nella componente a tempo parziale (+0,1%); anche nei servizi privati si registra una crescita, di uguale intensità nel totale e nella componente full time (+0,4%) e lievemente più alta nei part time (+0,5%) (Prospetto 7).

La crescita delle posizioni lavorative continua anche su base annua, seppur in misura rallentata in confronto al trimestre precedente. Nell’industria l’aumento, pari all’1,3%, è trainato dalla componente full time (+1,4%) rispetto al part time (+0,7%), mentre nei servizi, che registrano una crescita doppia (+2,6%), l’aumento risulta simile in entrambe le componenti, part time (+2,5%) e full time (+2,6%). La quota dei part time sul totale delle posizioni, rispetto al terzo trimestre 2023, rimane stabile nei servizi e in lieve calo (di 0,1 punti percentuali) nell’industria, attestandosi in questo trimestre all’11,7% nell’industria e al 37,8% nei servizi.

Nel terzo trimestre 2024, la variazione congiunturale delle posizioni lavorative in somministrazione registra una riduzione dell’1%, trainata dal calo della componente full time (-1,6%), più marcato di quello dei part time (-0,9%). Prosegue il trend in diminuzione osservato ormai da otto trimestri, seppur con un calo meno accentuato (-2,5%), per effetto del forte calo della componente full time (-3,7%) che si contrappone alla crescita dei part time (+0,4%); l’incidenza della componente part time sul totale delle posizioni in somministrazione sale dunque al 27,2% (con una crescita di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente).

La crescita delle posizioni intermittenti, su base congiunturale, si ferma allo 0,1%; in rallentamento rispetto al trimestre precedente anche la crescita su base annua che arriva al 3,4% (Prospetto 8). L’intensità lavorativa delle posizioni intermittenti – pari a 26,1 unità equivalenti a tempo pieno ogni 100 posizioni intermittenti – continua dunque a calare in termini tendenziali (-0,4 punti percentuali); gli alberghi e ristoranti si confermano il settore con l’intensità lavorativa più bassa (24,2 unità equivalenti), peraltro in diminuzione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (-0,4%).

Il monte ore lavorate su base congiunturale (dati destagionalizzati) diminuisce dello 0,2% nell’industria e dello 0,3% nei servizi; su base annua (al netto degli effetti di calendario), cala dello 0,5% nell’industria mentre cresce del 2,2 nei servizi; le ore lavorate per dipendente diminuiscono sia in termini congiunturali, nell’industria e nei servizi (dello 0,3% e dell’1,2% rispettivamente) sia rispetto al terzo trimestre 2023 (nell’industria dell’1,5% e nei servizi dello 0,6%) (Prospetto 9).

Nel terzo trimestre 2024, le imprese industriali e dei servizi privati hanno utilizzato 8,0 ore di Cig ogni mille ore lavorate, registrando un aumento di 2,2 ore rispetto allo stesso trimestre del 2023 (Prospetto 10). In particolare, nell’industria sono state utilizzate 18,3 ore (6,7 ore in più rispetto al secondo trimestre 2023) e nei servizi 1,7 ore (0,5 ore in meno).

L’incidenza delle ore di straordinario sulle ore lavorate è pari al 2,9%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al terzo trimestre 2023 (Prospetto 10).

Il tasso di posti vacanti destagionalizzato, nel complesso delle attività economiche, rimane invariato al 2% rispetto al trimestre precedente – sintesi del calo nell’industria (di 0,1 punti) e della stabilità nei servizi – attestandosi al 1,9% nell’industria e al 2,1% nei servizi. Il dato grezzo si riduce di 0,2 punti percentuali, diminuendo sia nell’industria, -0,4 punti, sia nei servizi, -0,2 punti (Prospetto 11).

In termini congiunturali, il costo del lavoro per Ula aumenta dell’1% sia nell’industria sia nei servizi; su base tendenziali la crescita è più marcata, attestandosi al 4,6% nell’industria e nei servizi (Prospetto 12).

Rispetto al trimestre precedente, le retribuzioni per Ula aumentano di pari intensità nell’industria e nei servizi (+0,9%); anche su base annua nei due comparti la crescita è equivalente, seppur di misura più accentuata (+4,4%). I miglioramenti stabiliti nei rinnovi contrattuali, applicati già dall’inizio dell’anno e diffusi in molti dei settori considerati, sono la principale motivazione della crescita particolarmente intensa. I contributi sociali per Ula, su base congiunturale, aumentano dell’1,1% nell’industria e dell’1,3% nei servizi; su base annua, invece, l’aumento è decisamente più marcato e pari a 5,2% sia nell’industria sia nei servizi.

Nel totale dell’economia, le retribuzioni contrattuali di cassa per dipendente aumentano del 3,7% su base tendenziale, a seguito della crescita dell’1,0% in agricoltura, del 4,1% nell’industria e del 3,6% nei servizi (Prospetto 13). Gli incrementi più marcati si registrano nei settori delle attività finanziare e assicurative (+8,0%), del commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli (+6,8%) e delle attività professionali, scientifiche e tecniche (+6,4%), mentre continua a essere nullo per i dipendenti della pubblica amministrazione. La dinamica delle retribuzioni di fatto per l’aggregato industria e servizi di mercato (B-N) è pari al 4,2% sostenuta dalla crescita delle retribuzioni contrattuali che, per lo stesso aggregato settoriale, registrano un aumento del 5 per cento.

REVISIONI

Nei prospetti che seguono vengono riportate le revisioni ai dati distinte secondo le diverse fonti utilizzate. Le revisioni sono calcolate come differenza tra le variazioni percentuali o tra le differenze fra i tassi rilasciate con l’ultimo comunicato stampa e quelle diffuse con il comunicato precedente. Motivazioni e caratteristiche delle revisioni sono descritte nella Nota metodologica allegata, nella sezione di pertinenza. Il Prospetto 14 riporta le revisioni delle variazioni congiunturali di occupati, disoccupati, inattivi, tasso di occupazione, tasso di disoccupazione e tasso di inattività, di fonte Rilevazione sulle forze lavoro, prodotte nel momento in cui viene aggiunta una nuova osservazione nella procedura di destagionalizzazione. Il Prospetto 15 riepiloga le revisioni delle variazioni tendenziali e congiunturali degli indici delle posizioni lavorative dipendenti totali, a tempo pieno e a tempo parziale, delle retribuzioni di fatto, dei contributi sociali e del costo del lavoro per Ula, nel totale industria e servizi, secondo gli Indicatori sulle imprese (Oros e GI). Per le variazioni tendenziali si tratta della revisione corrente effettuata ogni trimestre; per le variazioni congiunturali a questa si somma la revisione prodotta dalla procedura di destagionalizzazione nel momento in cui si aggiunge una nuova osservazione. In questa occasione, revisioni di entità lievemente più ampia sono da attribuirsi al consolidamento di alcune procedure di calcolo modificate e/o introdotte in occasione del passaggio degli indicatori alla nuova base di riferimento 2021=100, avvenuto a giugno 2024. Il Prospetto 16 dà conto delle revisioni sulle variazioni tendenziali e congiunturali degli indici del monte ore lavorate e delle ore lavorate per dipendente, nonché del tasso di posti vacanti nel totale delle imprese con dipendenti nel complesso delle attività economiche, secondo gli Indicatori sulle imprese (Vela e GI). Per le variazioni congiunturali, la revisione è prodotta dalla procedura di destagionalizzazione all’aggiunta di una nuova osservazione. Per le variazioni tendenziali del monte ore lavorate e delle ore lavorate per dipendente si tratta della revisione prodotta dalla procedura di correzione per gli effetti di calendario sempre nel momento in cui viene aggiunta una nuova osservazione.

GLOSSARIO

Cassa integrazione guadagni (Cig): strumento attraverso il quale lo Stato interviene a sostegno delle imprese costrette a contrarre o sospendere la propria attività a causa di situazioni di crisi o difficoltà tipizzate dalla legge. Consiste nell’erogazione gestita dall’Inps di un’indennità sostitutiva della retribuzione in favore dei dipendenti sospesi dal lavoro o sottoposti a riduzione di orario. Si distinguono tre forme di Cig:

  • ordinaria (Cigo). Si applica al settore industriale in caso di sospensione o contrazione dell’attività produttiva per situazioni aziendali dovute a eventi temporanei e non imputabili all’imprenditore o ai lavoratori o a situazioni temporanee di mercato;
  • straordinaria (Cigs). Si applica alle imprese in difficoltà in caso di ristrutturazione, riorganizzazione, riconversione aziendale, crisi aziendale e nei casi di procedure concorsuali;
  • in deroga (Cigd). È un sostegno economico per operai, impiegati e quadri sospesi dal lavoro che non hanno (o non hanno più) accesso alla cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria. Sostiene economicamente anche apprendisti, lavoratori interinali e a domicilio di aziende in Cigo e Cigs.
  • Classificazione ATECO 2007: è la versione nazionale della nomenclatura europea Nace.Rev.2, pubblicata sull’Official Journal il 20 dicembre 2006 (Regolamento CE n. 1893/2006 del PE e del Consiglio del 20/12/2006) e adottata dall’Istat il 1° gennaio 2008.

Contratto di lavoro intermittente: contratto di lavoro subordinato mediante il quale un lavoratore si pone a disposizione di un datore di lavoro che ne può utilizzare la prestazione lavorativa nei limiti individuati dai contratti collettivi di lavoro, per periodi temporali predeterminati e tenendo conto dei limiti di età del lavoratore. Può prevedere un vincolo di disponibilità con il quale, dietro l’erogazione di un’indennità di disponibilità, il lavoratore si obbliga a restare a disposizione del datore quando lo stesso lo richieda, oppure può svolgersi senza impegno di disponibilità alla chiamata, nel qual caso il lavoratore riceve unicamente la retribuzione per il lavoro prestato.

Contratto di solidarietà: accordo stipulato tra l’azienda e le rappresentanze sindacali avente ad oggetto la diminuzione dell’orario di lavoro, al fine di mantenere l’occupazione in caso di crisi aziendale (contratti di solidarietà difensivi, art. 1 legge 863/84) o favorire nuove assunzioni attraverso una contestuale e programmata riduzione dell’orario di lavoro e della retribuzione (contratti di solidarietà espansivi art. 2 legge 863/84).

Contributi sociali: insieme dei contributi (previdenziali e assistenziali) a carico del datore di lavoro che devono essere versati agli enti di previdenza e assistenza sociale e degli accantonamenti di fine rapporto (TFR).

Costo del lavoro: somma delle retribuzioni di fatto e dei contributi sociali a carico del datore di lavoro.

Dati corretti per gli effetti di calendario: dati depurati, mediante apposite tecniche statistiche, dalla variabilità attribuibile alla composizione del calendario nei singoli periodi (mesi o trimestri) dell’anno, dovuta al diverso numero di giorni lavorativi o di giorni specifici della settimana in essi contenuti e alla presenza di festività nazionali civili e religiose, fisse e mobili (festività pasquali), nonché dell’anno bisestile. Il ricorso a tale trasformazione dei dati consente di cogliere in maniera più adeguata sia le variazioni tendenziali (calcolate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), sia le variazioni medie annue.

Dati destagionalizzati: dati depurati, mediante apposite tecniche statistiche, dalle fluttuazioni attribuibili alla componente stagionale (dovute a fattori meteorologici, consuetudinari, legislativi, ecc.) e, se significativi, dagli effetti di calendario. Questa trasformazione dei dati è la più idonea a cogliere l’evoluzione congiunturale di un indicatore.

Dati di flusso: informazioni sugli stessi individui intervistati in diversi momenti temporali nella Rilevazione sulle forze di lavoro. La componente longitudinale consente di individuare sia il numero di permanenze in uno status occupazionale (occupato, disoccupato, non forze di lavoro) sia il numero di transizioni in entrata e in uscita dai diversi status. La componente longitudinale non rappresenta tutta la popolazione, ma solo quella residente in uno stesso comune sia all’inizio sia alla fine del periodo considerato.

Disoccupati: persone non occupate tra i 15 e i 74 anni che:

  • hanno effettuato almeno un’azione di ricerca di lavoro nelle quattro settimane che precedono la settimana di riferimento e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive; oppure
  • inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla settimana di riferimento e sarebbero disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive, qualora fosse possibile anticipare l’inizio del lavoro.

Forze di lavoro: insieme delle persone occupate e disoccupate.

Inattivi: persone che non fanno parte delle forze di lavoro, ovvero le persone non classificate come occupate o in cerca di occupazione (disoccupate).

Intensità lavorativa: nella misura dell’input di lavoro intermittente, è definita come il rapporto percentuale tra il numero di unità equivalenti a tempo pieno (Ula) con contratto intermittente e il relativo numero di posizioni lavorative dipendenti. Esprime il contributo, in termini di tempo di lavoro, di ciascuna posizione lavorativa intermittente rispetto ad una posizione standard a tempo pieno.

Monte ore lavorate (nelle posizioni dipendenti): nell’ambito delle rilevazioni sulle imprese il numero totale delle ore di lavoro ordinario e straordinario prestate dai dipendenti con contratto di lavoro.

Occupati: comprendono le persone tra 15 e 89 anni che nella settimana di riferimento:

  • hanno svolto almeno un’ora di lavoro a fini di retribuzione o di profitto, compresi i coadiuvanti familiari non retribuiti;
  • sono temporaneamente assenti dal lavoro perché in ferie, con orario flessibile (part time verticale, recupero ore, etc.), in malattia, in maternità/paternità obbligatoria, in formazione professionale retribuita dal datore di lavoro;
  • sono in congedo parentale e ricevono e/o hanno diritto a un reddito o a prestazioni legate al lavoro, indipendentemente dalla durata dell’assenza;
  • sono assenti in quanto lavoratori stagionali ma continuano a svolgere regolarmente mansioni e compiti necessari al proseguimento dell’attività (da tali mansioni e compiti va escluso l’adempimento di obblighi legali o amministrativi);
  • sono temporaneamente assenti per altri motivi e la durata prevista dell’assenza è pari o inferiore a tre mesi;

Le precedenti condizioni prescindono dalla sottoscrizione di un contratto di lavoro e gli occupati stimati attraverso l’indagine campionaria sulle Forze di lavoro comprendono pertanto anche forme di lavoro irregolare.

Occupati dipendenti permanenti o a tempo indeterminato: occupati con un rapporto di lavoro dipendente, regolato o meno da contratto, per il quale non è definito alcun termine.

Occupati dipendenti a termine: occupati con un rapporto di lavoro dipendente, regolato o meno da contratto, per il quale è espressamente indicato un termine di scadenza.

Occupati indipendenti: coloro che svolgono la propria attività lavorativa senza vincoli formali di subordinazione. Sono compresi: imprenditori; liberi professionisti, lavoratori autonomi, coadiuvanti nell’azienda di un familiare (se prestano lavoro nell’impresa senza il corrispettivo di una retribuzione contrattuale come dipendenti), collaboratori (con e senza progetto) e prestatori d’opera occasionali.

Ore di cassa integrazione guadagni: ore complessive di cassa integrazione guadagni, ordinaria, straordinaria e in deroga, e ore di solidarietà di cui le imprese hanno usufruito nel trimestre di riferimento dell’indagine.

Ore di solidarietà: ore non lavorate a causa dell’applicazione dei contratti di solidarietà.

Ore di straordinario: ore prestate al di fuori dell’orario ordinario di lavoro, al netto delle compensazioni delle banche ore. Le ore di lavoro domenicale, festivo o notturno sono considerate come straordinario solo se non rientrano nell’orario normale dei turni di lavoro continui, avvicendati o nelle banche delle ore.

Ore lavorate: nell’ambito degli schemi di contabilità nazionale misurano le ore effettivamente lavorate, retribuite e non retribuite, in qualsiasi posizione professionale (dipendente e indipendente), purché finalizzate alla produzione del reddito. Rientrano nel calcolo, le ore effettivamente lavorate durante il normale orario di lavoro, le ore lavorate in aggiunta alle ore abituali (straordinario), il tempo che si impiega in attività quali la preparazione del posto di lavoro e quello corrispondente a brevi periodi di riposo sul lavoro. Sono escluse: le ore pagate ma non effettivamente lavorate (ferie annuali, festività e assenze per malattia, eccetera), le pause per i pasti e il tragitto tra casa e lavoro.

Ore lavorate per dipendente: numero medio delle ore di lavoro ordinario e straordinario prestate dai dipendenti con contratto di lavoro. Sono calcolate in rapporto alle posizioni lavorative dipendenti.

Ore ordinarie: sono tutte le ore lavorate, comprese quelle notturne e festive, con esclusione delle ore di straordinario, di cassa integrazione guadagni e ore non lavorate relative ad assenze per ferie, festività, permessi personali ed in genere delle ore non lavorate, anche se per esse è stata corrisposta una retribuzione.

Posizione lavorativa dipendente: è contraddistinta da contratto di lavoro tra una persona fisica e un’unità produttiva (impresa o istituzione privata), che prevede lo svolgimento di una prestazione lavorativa a fronte di un compenso (retribuzione). Le posizioni lavorative rappresentano, quindi, il numero di posti di lavoro occupati da lavoratori dipendenti (a tempo pieno e a tempo parziale), indipendentemente dalle ore lavorate, a una determinata data di riferimento. Come il numero di occupati anche le posizioni lavorative rappresentano pertanto una variabile di stock ad un certo istante nel tempo. Sono inclusi anche i lavoratori che, legati all’unità produttiva da regolare contratto di lavoro, sono temporaneamente assenti per cause varie quali: ferie, permessi, maternità, cassa integrazione guadagni, eccetera.

Posizione lavorativa in somministrazione (ex interinali): posizione lavorativa dipendente con contratto di somministrazione. I lavoratori con contratto di somministrazione vengono rilevati tra i dipendenti delle agenzie di somministrazione di lavoro e non tra i dipendenti delle unità utilizzatrici. Le posizioni in somministrazione non includono il personale delle agenzie fornitrici di lavoro temporaneo assunto con contratto di lavoro dipendente diverso dalla somministrazione. Il gruppo di attività economica Ateco 2007 in cui è classificata questa tipologia di lavoro è «Attività delle agenzie di lavoro temporaneo (gruppo 78.2) che rientra nella sezione N “Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese».

Posti vacanti: sono quei posti di lavoro retribuiti che siano nuovi o già esistenti, purché liberi o in procinto di esserlo, per i quali il datore di lavoro cerchi attivamente un candidato adatto al di fuori dell’impresa interessata e sia disposto a fare sforzi supplementari per trovarlo. I dati qui presentati si riferiscono ai posti vacanti per lavoratori dipendenti in essere all’ultimo giorno del trimestre di riferimento. Misurano, dunque, le ricerche di personale che a questa data sono già iniziate e non ancora concluse (perché un candidato idoneo non è già stato assunto e perché l’impresa non ha deciso di interrompere la ricerca).

Retribuzione contrattuale di cassa: retribuzione comprendente tutte le voci retributive considerate mensilmente nell’indice delle retribuzioni contrattuali alle quali si aggiungono eventuali arretrati e una tantum. Gli importi riferiti a ciascuna voce retributiva sono attribuiti ai mesi di effettiva erogazione. La retribuzione di cassa è calcolata per tutti i livelli di inquadramento previsti in occasione della definizione della base (che è la stessa degli indici delle retribuzioni contrattuali), al lordo delle trattenute fiscali e previdenziali. Gli aggregati superiori vengono quindi determinati secondo una struttura occupazionale costante, che consente di monitorare la dinamica retributiva al netto degli effetti dovuti a mutamenti nella struttura dell’occupazione per qualifica, livello di inquadramento.

Retribuzioni di fatto: salari, stipendi e competenze accessorie in denaro, al lordo delle trattenute fiscali e previdenziali, corrisposte ai lavoratori dipendenti direttamente e con carattere di periodicità, secondo quanto stabilito dai contratti, dagli accordi aziendali e individuali, e dalle norme in vigore. Le retribuzioni di fatto si differenziano da quelle contrattuali perché queste ultime comprendono per definizione solo le competenze determinate dai contratti nazionali di lavoro.

Rilevazione Oros e indagini GI e Vela: la rilevazione Oros produce informazioni trimestrali sull’andamento di occupazione (unità di lavoro equivalenti a tempo pieno, Ula), retribuzioni e contributi sociali nelle imprese con dipendenti di imprese e istituzioni private di tutte le classi dimensionali. Gli indicatori Oros sono stimati ricorrendo all’integrazione dei dati amministrativi di fonte Inps con le informazioni derivanti dall’indagine mensile sulle imprese di grandi dimensioni (GI). L’indagine Vela è una rilevazione trimestrale sui posti vacanti e le ore lavorate che misura, assieme alla rilevazione mensile su occupazione, orari di lavoro, retribuzioni e costo del lavoro nelle grandi imprese, i posti vacanti e le ore lavorate e quelle retribuite nelle imprese con dipendenti del settore privato non agricolo.

Rilevazione sulle retribuzioni contrattuali: Le statistiche derivanti dall’indagine sulle retribuzioni contrattuali si basano sul concetto di “prezzo della prestazione di lavoro”. Fanno quindi riferimento a un collettivo di lavoratori costante e caratterizzato da una composizione fissa per qualifica (operai, impiegati/quadri, dirigenti) e per livello di inquadramento contrattuale (base). La base attualmente vigente è quella dicembre 2021=100. Esse soddisfano l’esigenza di valutare la dinamica delle retribuzioni al netto degli effetti dovuti a: mutamenti nella struttura dell’occupazione per qualifica, livello di inquadramento, regime orario (full-time/part-time), anzianità, straordinari, contrattazione decentrata, assenze, conflitti ecc.

Saldo del tasso di riallocazione: dato dalla differenza del tasso di riallocazione per entrate e il tasso di riallocazione per uscite, rappresenta una misura della variazione dell’occupazione in un intervallo di tempo.

Settimana di riferimento: nell’indagine sulle forze di lavoro è la settimana a cui fanno riferimento le informazioni raccolte (in genere quella che precede l’intervista).

Scoraggiati: inattivi di 15-64 anni che non hanno cercato lavoro nelle 4 settimane precedenti l’intervista perché ritengono di non riuscire a trovarne uno.

Tasso di disoccupazione: rapporto percentuale tra i disoccupati e le corrispondenti forze di lavoro.

Tasso di inattività: rapporto percentuale tra gli inattivi e la corrispondente popolazione di riferimento.

Tasso di occupazione: rapporto percentuale tra gli occupati e la corrispondente popolazione di riferimento.

Tasso di posti vacanti: rapporto percentuale fra il numero di posti vacanti e la somma di posti vacanti e posizioni lavorative occupate. Il tasso di posti vacanti misura, quindi, la quota di tutti i posti di lavoro dipendente, occupati e vacanti, per i quali è in corso una ricerca di personale.

Tasso di permanenza: è il rapporto tra il numero di individui che risultano nella stessa condizione occupazionale sia a inizio sia a fine periodo e il numero di individui che a inizio periodo si trovano in tale condizione. Il tasso è assimilabile alla probabilità di permanenza nella stessa condizione tra l’inizio e la fine di un determinato periodo; non tengono comunque conto di eventuali uscite dalla condizione se l’individuo vi rientra comunque nello stesso periodo. Per esempio un individuo che è occupato a inizio periodo, perde l’occupazione, rientra nell’occupazione e risulta occupato a fine periodo, viene conteggiato nelle permanenze nell’occupazione.

Tasso di riallocazione per entrate: in un intervallo di tempo, il rapporto tra le persone che entrano nell’occupazione e la somma di quanti restano occupati, entrano e escono dall’occupazione nello stesso periodo considerato.

Tasso di riallocazione totale: dato dalla somma del tasso di riallocazione per entrate e il tasso di riallocazione per uscite, rappresenta una misura dei movimenti in entrata e in uscita dall’occupazione in un intervallo di tempo.

Tasso di riallocazione per uscite: in un intervallo di tempo, il rapporto tra le persone che escono dall’occupazione e la somma di quanti restano occupati, entrano e escono dall’occupazione nello stesso periodo considerato.

Tasso di transizione: è ottenuto come rapporto tra il numero di individui che risultano a fine periodo in una condizione occupazionale diversa da quella in cui erano a inizio periodo e lo stock relativo alla condizione di inizio periodo. Il tasso è assimilabile alla probabilità di passaggio a una diversa condizione tra l’inizio e la fine di un determinato periodo.

Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno (Ula): Negli schemi di contabilità nazionale le unità di lavoro rappresentano le posizioni lavorative ricondotte ad unità equivalenti a tempo pieno e forniscono una misura del volume di lavoro che partecipa al processo di produzione del reddito realizzato sul territorio economico di un paese. Tale calcolo è necessario in quanto le ore lavorate in ciascuna posizione lavorativa possono variare rispetto ad uno standard a tempo pieno, a seconda che si tratti di attività principale o secondaria svolta dalla persona, dell’orario di lavoro (a tempo pieno o part-time), della posizione contributiva o fiscale (regolare, non regolare). Le unità di lavoro sono calcolate come quoziente tra il totale delle ore effettivamente lavorate e un numero standard di ore lavorate in media da una posizione a tempo pieno. Nell’indagine Oros rappresentano le posizioni lavorative dipendenti ricondotte ad unità equivalenti a tempo pieno e forniscono una misura dell’input di lavoro retribuito dall’impresa. Sono calcolate come quoziente tra il totale delle ore retribuite ed il numero standard di ore lavorate in media da una posizione a tempo pieno, come previsto dalla contrattazione nazionale. Nei dati di fonte Inps per le posizioni a tempo pieno non si hanno ore retribuite ma giornate, riportate ad ore utilizzando coefficienti settoriali di ore giornaliere lavorabili. A differenza del numero di posizioni lavorative, le Ula escludono il contributo dei lavoratori in cassa integrazione e solidarietà e, al pari delle componenti del costo del lavoro, sono al netto dei dirigenti. Variazione congiunturale: variazione rispetto al mese o periodo immediatamente precedente espressa in percentuale o in punti percentuali. Variazione tendenziale: variazione rispetto allo stesso mese o periodo dell’anno precedente espressa in percentuale o in punti percentuali.

RILEVAZIONE SULLE FORZE LAVORO

INTRODUZIONE E QUADRO NORMATIVO

La Rilevazione sulle forze di lavoro è una indagine campionaria condotta mediante interviste alle famiglie, il cui obiettivo primario è la stima dei principali aggregati dell’offerta di lavoro, occupati e disoccupati. Le principali caratteristiche della rilevazione, dagli aspetti metodologici alle definizioni delle variabili e degli indicatori, sono armonizzate a livello europeo, coerentemente con gli standard internazionali definiti dall’ILO. La rilevazione è regolata da specifici atti del Consiglio della Commissione europea, il principale dei quali è il Regolamento (UE) 2019/1700 del Parlamento europeo e del Consiglio, che si applica dal 1 gennaio 2021 (per approfondimenti sul regolamento quadro e gli atti delegati e di esecuzione, si veda https://www.istat.it/it/archivio/253081). L’indagine è inserita nel Piano Statistico Nazionale (edizione in vigore: Psn 2020-2022, aggiornamento 2022, pubblicato sul Supplemento Ordinario n. 26 alla Gazzetta Ufficiale – serie generale – n. 201 del 29 agosto 2023).

UNITÀ DI RILEVAZIONE E ANALISI

La popolazione di riferimento è costituita da tutti i componenti delle famiglie residenti in Italia, anche se temporaneamente all’estero. Dalla popolazione di riferimento sono quindi esclusi i membri permanenti delle convivenze: ospizi, brefotrofi, istituti religiosi, caserme, eccetera. Per la produzione delle stime della rilevazione sulle forze di lavoro è stato avviato un processo di adeguamento al dato di popolazione derivante dal censimento permanente. Tale processo garantisce un incremento di qualità delle stime grazie alla più elevata coerenza con i dati censuari che vengono aggiornati annualmente. L’unità di rilevazione è la famiglia di fatto, definita come insieme di persone legate o meno da vincoli di parentela o affettivi, dimoranti abitualmente nella stessa abitazione e che condividono il reddito (contribuendo al reddito e/o beneficiandone) e/o le spese familiari. L’unità di analisi nel comunicato stampa trimestrale “Il Mercato del lavoro” è l’individuo di 15 anni o più .

DISEGNO DI CAMPIONAMENTO

Il disegno campionario è a due stadi, rispettivamente comuni e famiglie, con stratificazione delle unità di primo stadio. Tutti i comuni con popolazione superiore a una soglia prefissata per ciascuna provincia, detti autorappresentativi, sono presenti nel campione con probabilità pari a uno. I comuni la cui popolazione è al di sotto delle suddette soglie, detti non autorappresentativi, sono raggruppati in strati. Essi entrano nel campione attraverso un meccanismo di selezione casuale che prevede l’estrazione di un comune non auto rappresentativo da ciascuno strato. Per ciascun comune campione viene estratto dalla lista anagrafica un campione casuale semplice di famiglie. A partire dal terzo trimestre 2012 è stato introdotto un nuovo disegno campionario, che ha previsto l’aggiornamento delle informazioni di stratificazione e l’introduzione di una rotazione casuale dei comuni campione.

RILEVAZIONE CONTINUA

Da gennaio 2004 la rilevazione è continua, cioè le informazioni sono rilevate con riferimento a tutte le settimane di ciascun trimestre. Il campione trimestrale è uniformemente ripartito tra i 3 mesi, tenendo conto del numero di settimane che compongono ciascun mese (rispettivamente 4 o 5). Il mese di riferimento è composto dalle settimane, da lunedì a domenica, che cadono per almeno quattro giorni nel mese di calendario. Ogni famiglia viene intervistata per due trimestri consecutivi, esce temporaneamente dal campione per i due successivi trimestri, poi viene nuovamente intervistata per altri due trimestri. Ne consegue che circa il 50% delle famiglie sono re-intervistate a distanza di 3 mesi e il 50% a distanza di 12 mesi, a meno delle mancate risposte. Complessivamente, ogni famiglia rimane nel campione per un periodo di 15 mesi. Considerando che le transizioni dall’inattività all’occupazione degli individui di età superiore a 74 anni sono pressoché nulle, per ridurre la molestia statistica su questo target di popolazione, dal 1 gennaio 2011 le famiglie composte da soli ultra settantaquattrenni inattivi non vengono re-intervistate.

Il sistema di rotazione delle famiglie nei campioni trasversali incorpora una struttura longitudinale, ma non si tratta di un panel poiché l’individuo non viene re-intervistato se nell’arco di tempo tra una intervista e la successiva ha cambiato residenza o si è trasferito all’estero. La componente longitudinale rappresenta la popolazione residente in uno stesso comune sia all’inizio sia alla fine del periodo considerato: tale popolazione “compresente” si definisce “popolazione longitudinale”. Viene calcolata a partire dalla popolazione ad inizio periodo in età da lavoro (15 anni e più) sottraendo quella deceduta nel periodo, quella che ha cambiato residenza e quella emigrata all’estero. La componente longitudinale consente di individuare sia il numero di transizioni in entrata e in uscita dai diversi status occupazionali (occupati, disoccupati, non forze di lavoro), sia le caratteristiche degli individui coinvolti in tali transizioni. Le matrici di transizione prodotte in base alla popolazione longitudinale sono ottenute in modo da assicurare la coerenza con le stime trasversali correntemente diffuse e relative alla popolazione complessiva della RFL.

RACCOLTA DELLE INFORMAZIONI

L’intervista alla famiglia viene effettuata mediante tecnica mista CAPI (Computer assisted personal interview) e CATI (Computer assisted telephone interview). La prima intervista a ciascuna famiglia viene condotta con tecnica Capi, le interviste successive vengono condotte con tecnica Cati (ad eccezione delle famiglie senza telefono o con capofamiglia straniero). In generale l’intervista viene condotta nella settimana successiva a quella di riferimento, o meno frequentemente nelle tre settimane che seguono. Taluni quesiti della rilevazione, a motivo della difficoltà nella risposta da fornire o della sensibilità dell’argomento trattato, prevedono la facoltà di non rispondere. Ulteriori informazioni sulla Rilevazione sulle forze di lavoro e il questionario utilizzato per la raccolta dei dati sono disponibili al seguente link: http://www.istat.it/it/archivio/8263.

ELABORAZIONE DATI: PROCESSO, STRUMENTI E TECNICHE

Il secondo trimestre 2024 va da lunedì 1 aprile 2024 a domenica 30 giugno 2024. Nel secondo trimestre 2024 sono state intervistate circa 56.000 famiglie (pari a circa 102.000 individui) residenti in 1.319 comuni distribuiti in tutte le province del territorio nazionale. Lo stimatore utilizzato è uno stimatore di ponderazione vincolata i cui pesi finali, assegnati alle osservazioni campionarie, sono definiti in modo da produrre stime di popolazione residente (per sesso e classi di età) coerenti con i corrispondenti totali noti di fonte anagrafica, nell’ambito di diversi domini territoriali (regioni, province autonome di Trento e Bolzano, province, grandi comuni).

In occasione dell’uscita del primo trimestre 2021, l’intera serie storica dei dati trimestrali fa riferimento alla nuova definizione; alle serie storiche mensili ricostruite già diffuse, si sono aggiunte le serie storiche trimestrali destagionalizzate per ripartizione e per settore di attività economica, anch‘esse provvisorie e disponibili per il periodo compreso tra gennaio 2004 e dicembre 2020. L’intera serie storica dei dati trimestrali è stata ricostruita facendo ricorso a un approccio macro che ha tenuto conto delle definizioni introdotte dal nuovo regolamento. Inoltre, si sono diffuse le stime grezze (non destagionalizzate) dei principali indicatori coerenti con la nuova definizione, la cui ricostruzione, disponibile per il triennio 2018-2020, è stata possibile grazie all’inserimento di specifici quesiti aggiuntivi nel questionario della Rilevazione sulle forze di lavoro a partire dal 1 gennaio 2018. Tale ricostruzione è stata resa definitiva con l’uscita dei dati del quarto trimestre 2021 e include anche il passaggio alla nuova popolazione intercensuaria. Tutti i lavori di ricostruzione delle serie storiche effettuati in occasione del passaggio al nuovo regolamento sono stati svolti con il contributo del Grant Eurostat (number 826320): Quality improvement and breaks in time series exercise for the LFS in view of the entry into force of the new IESS regulation — 2018-IT-LFS QUALITY BREAKS.

Al fine di poter analizzare opportunamente i dati in un’ottica congiunturale, i principali indicatori trimestrali vengono destagionalizzati. Le serie trimestrali destagionalizzate sono prodotte a partire dalle corrispondenti serie mensili destagionalizzate, in modo da assicurare la coerenza tra le diverse serie. A partire dal comunicato del quarto trimestre 2017 è stata introdotta la nuova procedura di destagionalizzazione per i dati trimestrali, come già avvenuto per i dati mensili diffusi il 1 marzo 2016 relativi a gennaio 2016. La destagionalizzazione delle serie mensili viene condotta con il metodo diretto, ossia ciascuna serie elementare viene trattata separatamente, utilizzando l’algoritmo Tramo-Seats implementato nel software Demetra (versione 2.2). Le serie destagionalizzate trimestrali si ottengono mediante il calcolo di medie ponderate dei dati destagionalizzati mensili, con pesi pari al numero di settimane di cui è composto ciascun mese (4 o 5). I dati assoluti rilevati dall’indagine, elaborati all’unità, vengono arrotondati alle migliaia nei valori e nelle variazioni assolute. Le variazioni sono calcolate sui dati all’unità e non su quelli arrotondati alle migliaia. Nelle variazioni percentuali, nei tassi e nelle differenze in punti percentuali l’arrotondamento è al primo decimale. Le variazioni in punti percentuali tra i tassi vengono calcolate sui tassi con tutti i decimali prima di essere approssimate.

L’OUTPUT: PRINCIPALI MISURE DI ANALISI

La Rilevazione sulle forze di lavoro ha l’obiettivo di produrre stime sulla partecipazione al mercato del lavoro. La popolazione di riferimento viene ripartita in tre gruppi esaustivi e mutualmente esclusivi: gli occupati, coerentemente con gli standard dell’ILO, sono costituiti dalle persone che hanno svolto almeno un’ora di lavoro retribuita nella settimana di riferimento (oltre alle persone assenti dal lavoro in quella settimana); i disoccupati (o persone in cerca di occupazione), che cercano attivamente un lavoro e sarebbero disponibili a iniziare a lavorare; gli inattivi (o non forze di lavoro), che non lavorano e non cercano lavoro (o non sarebbero disponibili a iniziare a lavorare), per esempio perché impegnati negli studi, in pensione, o dediti alla cura della casa e/o della famiglia . Gli occupati e i disoccupati, insieme, costituiscono le forze di lavoro, cioè la parte di popolazione attiva nel mercato del lavoro. La definizione di disoccupazione e i principi per la formulazione dei quesiti necessari a identificare gli occupati e i disoccupati sono riportati nel Regolamento di esecuzione (UE) 2019/2240 della Commissione europea.

Nel comunicato stampa trimestrale “Il mercato del lavoro” viene diffusa la stima degli aggregati principali, valori assoluti e tassi, per genere, classe di età, ripartizione territoriale, cittadinanza e titolo di studio, oltre ad un’analisi degli occupati per posizione professionale e carattere dell’occupazione. Il tasso di occupazione misura la quota di popolazione che ha un lavoro: in un’ottica economica rappresenta la parte di offerta di lavoro che ha trovato incontro con la domanda, in rapporto alla popolazione. Il tasso di disoccupazione è dato dal rapporto tra i disoccupati e la forza lavoro: rappresenta quindi la quota di forza lavoro che non ha trovato un incontro con la domanda, in rapporto alla forza lavoro stessa. Il tasso di inattività misura la quota di popolazione che non partecipa al mercato del lavoro. La componente longitudinale consente di individuare sia il numero di transizioni in entrata e in uscita dai diversi status occupazionali (occupati, disoccupati, non forze di lavoro), sia le caratteristiche degli individui coinvolti in tali transizioni. Le matrici di transizione prodotte in base alla popolazione longitudinale sono ottenute in modo da assicurare la coerenza con le stime trasversali correntemente diffuse e relative alla popolazione complessiva della RFL.

DOMANDA DI LAVORO

Gli indicatori sulla domanda di lavoro nelle imprese con dipendenti sono ottenuti attraverso l’integrazione di tre diverse rilevazioni statistiche facenti parte di un sistema congiunto di produzione di dati: la “Rilevazione mensile sull’occupazione, gli orari di lavoro, le retribuzioni e il costo del lavoro nelle grandi imprese”, di tipo censuario su imprese con oltre 500 dipendenti (GI); la “Rilevazione trimestrale sui posti vacanti e le ore lavorate”, campionaria, dalla quale per questi indicatori sono ottenuti i dati sulle imprese con 1-499 dipendenti (Vela); la “Rilevazione trimestrale su occupazione, retribuzioni e contributi sociali” (Oros) che integra dati amministrativi di fonte Inps (Dichiarazioni Mensili contributive) relativi ad imprese con almeno 1 dipendente con dati dell’indagine GI coprendo, in tal modo, tutte le classi dimensionali. A completamento di questi indicatori, vengono inoltre presentati dati trimestrali relativi alle retribuzioni contrattuali di cassa derivanti dall’indagine mensile sulle retribuzioni contrattuali (Irc).

INTRODUZIONE E QUADRO NORMATIVO

Gli indicatori sulle variabili relative alle ore lavorate e ai posti vacanti sono prodotti utilizzando dati rilevati dalle indagini GI e Vela mentre dalla rilevazione Oros sono tratti dati per il controllo, la correzione e il riporto all’universo. Gli indici relativi alle posizioni lavorative dipendenti e al costo del lavoro sono, invece, calcolati sulla base dei dati della rilevazione Oros. Infine, l’indicatore sulle retribuzioni contrattuali di cassa viene compilato analizzando le componenti retributive attribuibili esclusivamente alla contrattazione nazionale (valori tabellari, voci a carattere generale e continuativo quantificabili attraverso i Contratti collettivi nazionali di lavoro e mensilità aggiuntive) a cui si sommano gli importi erogati a titolo di una tantum e arretrati.

La produzione di statistiche trimestrali sulla domanda di lavoro consente di adempiere, per le variabili relative al mercato del lavoro, al Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulle statistiche europee sulle imprese n. 2019/2152) e al Regolamento di esecuzione della Commissione n. 2020/1197. Inoltre, questi indicatori vengono usati per la produzione dell’indice trimestrale del costo del lavoro orario, disciplinato dal Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul Labour Cost Index n. 450/2003  e delle statistiche trimestrali sui posti vacanti in conformità con il Regolamento quadro del Parlamento europeo e del Consiglio n. 453/2008. Gli indicatori sulla domanda di lavoro vengono, infine, utilizzati quali principali fonti per la trimestralizzazione delle variabili su input e costo del lavoro nell’ambito dei Conti Nazionali trimestrali (Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio n. 549/2013). I dati sulle retribuzioni contrattuali e sugli orari di lavoro sono desunti dai contratti o accordi collettivi di lavoro, o da leggi e regolamenti che disciplinano la materia.

Occorre, tuttavia, ricordare che l’indice delle retribuzioni contrattuali ha caratteristiche prettamente nazionali e non è incluso tra quelli sottoposti a Regolamenti europei. Oltre ad essere il più tempestivo indicatore dell’evoluzione delle retribuzioni assume particolare importanza in quanto è alla base di numerose disposizioni normative (e non) per l’adeguamento di importi retributivi, pensionistici e canoni per determinate categorie di dipendenti e servizi. Le rilevazioni GI, Vela, Oros e Irc sono inserite nel Programma Statistico Nazionale (edizione in vigore: Psn 2020-2022, aggiornamento 2022 pubblicato sul Supplemento Ordinario n. 26 alla Gazzetta Ufficiale – serie generale – n. 201 del 29 agosto 2023).

POPOLAZIONE DI RIFERIMENTO, UNITÀ DI RILEVAZIONE E DI ANALISI

Gli indicatori sulla domanda di lavoro si riferiscono a imprese e istituzioni private attive, residenti sul territorio nazionale, con dipendenti e operanti nei settori dell’industria e dei servizi (sezioni di attività economica da B a S ad esclusione di O della classificazione ATECO 2007). La copertura in termini di classe dimensionale varia a seconda degli indicatori prodotti: i dati sui posti vacanti e sulle variabili relative alle ore lavorate descrivono le imprese con almeno un dipendente, gli indicatori su posizioni lavorative dipendenti e costo del lavoro rappresentano le imprese con almeno un dipendente che hanno corrisposto nel trimestre di riferimento retribuzioni imponibili a fini contributivi. L’unità di rilevazione e l’unità di analisi sono le unità economiche (ossia imprese e istituzioni private) con dipendenti; nel caso dell’indagine GI, le unità funzionali.

Per gli scopi degli indicatori prodotti, l’insieme degli occupati si riferisce a tutti i lavoratori dipendenti e comprende operai, impiegati e apprendisti, a prescindere dal tipo di contratto (tempo indeterminato, determinato, stagionale, eccetera) e dal tipo di prestazione lavorativa (tempo pieno, tempo parziale). I dirigenti, esclusi dagli indici relativi al costo del lavoro, sono invece compresi in tutte le variabili di input del lavoro. In particolare, per ciò che concerne i posti vacanti e le variabili relative alle ore lavorate, la loro inclusione è avvenuta a partire dal primo trimestre 2016 a seguito dell’avvio, da parte delle indagini Vela e GI, della raccolta dei dati specifici . Le posizioni lavorative in somministrazione vengono considerate dal lato delle società fornitrici e sono, quindi, classificati nella sezione N “noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese”, come esplicitato nelle raccomandazioni dei regolamenti europei. Le posizioni intermittenti, invece, sono rilevate nelle imprese in cui prestano la loro attività lavorativa. Gli indicatori relativi a tali tipologie di lavoratori sono stimati esclusivamente sui dati di fonte Inps.

La lunghezza delle serie storiche degli indicatori sulla domanda di lavoro differisce per gli aggregati diffusi: per le sezioni da B a N ore lavorate e posti vacanti sono calcolati a partire dal primo trimestre 2004 per le imprese con almeno 10 dipendenti e dal primo trimestre 2016 per il totale imprese, mentre le posizioni lavorative e le variabili di costo del lavoro sono disponibili a partire dal primo trimestre 2000. Per le sezioni da P a S tutti gli indicatori sono disponibili dal primo trimestre 2010, ad eccezione di ore lavorate e posti vacanti per il totale imprese disponibili dal primo trimestre 2016. Le serie storiche degli indicatori su ore lavorate e posti vacanti relativi al totale imprese con dipendenti sono calcolati a partire dal 2016. Le serie relative alle posizioni lavorative intermittenti sono disponibili a partire dal primo trimestre 2010 indipendente dal settore in cui sono rilevate.

RACCOLTA DEI DATI

La rilevazione GI raccoglie i dati su tutte le imprese del panel di riferimento dell’indagine, individuato ogni 5 anni tenendo conto del campo di osservazione (ATECO e classe dimensionale). L’ultimo panel di riferimento è stato definito nel 2024 sui dati medi annui del 2021 nei settori da B a S dell’ATECO 2007. Complessivamente nel 2021 le imprese nella rilevazione GI sono circa 1.680. L’indagine Vela si basa su un campione che segue uno schema di rotazione di circa un terzo delle unità ogni primo trimestre dell’anno. A partire dal 2016, questo campione include non solo imprese con 10-499 dipendenti, ma anche imprese con un numero di dipendenti inferiore a 10. Nell’anno 2021 si è proceduto ad una estensione e riallocazione del campione di indagine; a seguito di questa operazione le imprese con 10-499 dipendenti incluse nel campione sono risultate pari circa a 13.300, mentre quelle con meno di 10 dipendenti pari a circa 15.700.

La raccolta dei dati delle rilevazioni GI e Vela avviene mediante un questionario (mensile per GI, trimestrale per Vela) compilabile in formato elettronico sul Portale Istat delle imprese (https://imprese.istat.it/). Nella media del 2019, le imprese rispondenti sono state circa il 66 per cento di quelle appartenenti al campione dell’indagine Vela e circa il 94 per cento di quelle contattate dall’indagine GI. La rilevazione Oros compila i propri indicatori utilizzando quale fonte primaria le dichiarazioni contributive (DM2013 virtuale ) che i datori di lavoro con almeno 1 dipendente devono presentare mensilmente all’Inps. Mentre i dati rilevati dalla fonte GI vengono utilizzati integralmente nella rilevazione Oros, dai dati amministrativi vengono prodotte le stime degli indicatori per le imprese rimanenti. Con riferimento all’anno 2021, le imprese di fonte GI coprono una quota di occupazione pari al 20% circa del totale Oros. I dati di fonte GI sono censuari sull’insieme delle imprese coperte. Quelli amministrativi dell’Inps sono, invece, totalitari in riferimento alle stime definitive e rappresentano oltre il 95% dell’occupazione coperta rispetto alle stime provvisorie. La quota rimanente è da attribuirsi alle dichiarazioni contributive non ancora pervenute alla data di acquisizione dei dati presso l’Inps.

ELABORAZIONE DATI: PROCESSO, STRUMENTI, TECNICHE

I dati raccolti dalle indagini Vela e GI sono riportati all’universo con una procedura di calibrazione, che impone come vincolo il numero delle posizioni occupate della rilevazione Oros sulla popolazione di imprese con almeno 10 dipendenti. A questo fine viene utilizzato il software generalizzato ReGenesees, sviluppato in Istat. Il medesimo software è usato anche per il calcolo degli errori campionari degli indicatori sui posti vacanti e sulle ore lavorate. Nell’indagine sui posti vacanti e le ore lavorate (Vela), nel terzo trimestre 2024, il numero di record utilizzati per la stima, incluse le imprese rispondenti e imputate provenienti dalla rilevazione Grandi Imprese, è pari a 16.986, contro 16.434 del trimestre precedente e a 17.805 del terzo trimestre 2023. La mancata risposta totale è trattata in fase di calibrazione secondo le procedure consuete.

Al fine di trarre dalla fonte amministrativa le variabili rilevanti a fini statistici, le dichiarazioni mensili dell’Inps vengono sottoposte a complesse procedure di ricostruzione, supportate dai metadati legislativi e amministrativi, completi e continuamente aggiornati, conservati nella Banca Dati Normativa della rilevazione Oros. L’elevato livello di copertura dei dati amministrativi Inps acquisiti in una prima modalità “provvisoria” e in una seconda modalità “definitiva”, rispettivamente a circa 45 giorni e a 1 anno e 30 giorni dall’ultimo mese del trimestre di riferimento, rende l’insieme di dati sostanzialmente una rappresentazione della popolazione totale. La presenza di un numero ridotto di dichiarazioni mensili ritardatarie, che caratterizzano solamente la prima acquisizione, rende possibile il calcolo degli indicatori Oros come enumerazione dei dati disponibili a cui si aggiunge una ridotta percentuale di imputazione, a livello di singola unità, nel caso di stima provvisoria. Per migliorare la qualità delle stime vengono eseguite procedure di controllo e correzione anche con l’utilizzo di altre fonti amministrative (tra cui C.C.I.A.A., eccetera). L’Archivio Statistico delle Imprese Attive (ASIA) integrato con dati amministrativi di fonte Agenzia delle Entrate consentono di acquisire informazioni sul codice di attività economica e sulla natura giuridica dell’unità, utili per la loro collocazione nel campo di osservazione della rilevazione Oros. La stima delle variabili relativa alle unità di grandi dimensioni viene ottenuta, sia per le variabili relative alle ore lavorate e ai posti vacanti sia per le variabili posizioni lavorative e costo del lavoro, integrando i dati elaborati dalle rilevazioni Vela e Oros con quelli dell’indagine GI. L’integrazione tra le tre fonti richiede l’armonizzazione del contenuto informativo delle variabili e l’individuazione delle unità compresenti, al fine di escludere possibili duplicazioni. Il linkage, che avviene trimestralmente, passa attraverso l’analisi delle frequenti trasformazioni giuridiche (scorpori, fusioni eccetera) che tipicamente interessano le imprese di grandi dimensioni e che vengono rilevate in tempi diversi dalle tre fonti.

POSIZIONI LAVORATIVE DIPENDENTI

Una particolare attenzione viene rivolta alla stima delle posizioni lavorative dipendenti per la sottopopolazione di imprese non rilevate dall’indagine GI, per tener conto di alcuni elementi mancanti nei dati amministrativi Inps. Queste unità vengono sottoposte ad alcuni specifici trattamenti nell’ambito della rilevazione Oros, finalizzati a ricostruire:

–          l’assenza delle posizioni lavorative delle dichiarazioni contributive ritardatarie, stimate attraverso un approccio d’imputazione per regressione;

–          la mancanza, nelle dichiarazioni contributive, delle informazioni relative ai dipendenti non retribuiti poiché assenti per l’intero mese per vari motivi (ad esempio aspettativa, Cig ecc.). In tal caso si interviene misurando le componenti mancanti con il supporto di informazioni di fonte amministrativa ausiliarie .

L’imputazione dei dati mancati per le imprese non rilevate dall’indagine GI e tratti dalla fonte amministrativa viene effettuata anche sulle variabili di costo del lavoro. Tuttavia, considerato il ridotto impatto che i dati mancanti hanno sui valori pro capite delle variabili di costo del lavoro stimate da Oros, l’imputazione viene effettuata secondo criteri di selettività, ossia limitata ad un insieme ridotto di unità influenti. Sono diffuse in forma grezza e destagionalizzata a livello di sezione ATECO le seguenti serie: indici del monte ore lavorate, indici delle ore lavorate per dipendente, tasso di posti vacanti, indici di retribuzioni lorde, contributi sociali e costo del lavoro per Ula, indici delle posizioni lavorative dipendenti anche distinte per tempo di lavoro (tempo pieno e tempo parziale) e con l’aggiunta del dettaglio sulle posizioni lavorative in somministrazione e intermittenti. Gli indici del monte ore lavorate e delle ore lavorate per dipendente sono diffusi anche in forma corretta per gli effetti di calendario. Sono invece diffuse solo in forma grezza le serie della quota di straordinario e dell’incidenza della cassa integrazione guadagni sulle ore lavorate.

DESTAGIONALIZZAZIONE

La procedura di destagionalizzazione adottata è Tramo-Seats, basata su un approccio Reg-ARIMA. La procedura di correzione per gli effetti di calendario, laddove significativi, viene operata con il metodo di regressione (applicato utilizzando la procedura Tramo), il quale individua l’effetto del diverso numero di giorni lavorativi o di giorni specifici della settimana in essi contenuti, della presenza di festività nazionali civili e religiose, fisse e mobili (festività pasquali), nonché dell’anno bisestile attraverso l’introduzione di un regressore nel modello univariato che descrive l’andamento della serie. Va inoltre ricordato che gli indici vengono destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario utilizzando il metodo diretto, ossia ciascuna serie elementare (per settore e/o per variabile) viene trattata separatamente rispetto alla relativa serie totale. Fanno eccezione le serie delle posizioni lavorative totali per sezione ATECO, ottenute indirettamente aggregando le serie destagionalizzate delle posizioni full time e part time delle rispettive sezioni, e i totali settoriali delle singole componenti part time, full time e totali, ricavate per somma delle serie destagionalizzate dei settori sottostanti; sono trattate indirettamente anche tutte le serie settoriali del totale costo del lavoro, ricavate dalla sintesi dei relativi indici destagionalizzati di retribuzioni e contributi sociali. Tale sistema di aggregazione del costo del lavoro implica però che gli aggregati settoriali destagionalizzati di questa variabile risultino indipendenti dalle serie elementari relative al singolo aggregato settoriale. In via generale, il metodo indiretto garantisce la coerenza tra le serie aggregate e le serie componenti, mentre le serie trattate direttamente possono differire da quelle che si otterrebbero dalla sintesi degli indici dei livelli inferiori di classificazione ovvero da metodo indiretto.

L’OUTPUT: PRINCIPALI MISURE DI ANALISI

Gli indicatori sulle ore lavorate misurano le variazioni dei valori trimestrali del monte ore lavorate e delle ore lavorate per dipendente rispetto al corrispondente valore medio dell’anno base. Il monte ore lavorate è la somma delle ore ordinarie e straordinarie effettivamente lavorate dai dipendenti. Le ore lavorate per dipendente sono ottenute dividendo il monte ore lavorate per la media delle posizioni occupate dai dipendenti nel trimestre. Per le ore di straordinario e per quelle di Cassa integrazione guadagni (Cig) vengono calcolati alcuni rapporti caratteristici. Per le ore di straordinario, si definisce l’incidenza rispetto al totale delle ore lavorate dai dipendenti, sia ordinarie sia straordinarie; il rapporto è espresso per cento ore lavorate. Le ore di Cassa integrazione guadagni vengono misurate come ore complessive di Cig ordinaria, straordinaria o in deroga e ore di contratto di solidarietà utilizzate nel trimestre di riferimento ogni mille ore lavorate dai dipendenti. I rapporti medi annui sono calcolati come media aritmetica semplice dei quattro trimestri. I posti vacanti sono definiti come quei posti di lavoro retribuiti che siano nuovi o già esistenti, purché liberi o in procinto di diventarlo, per i quali il datore di lavoro cerchi attivamente un candidato adatto al di fuori dell’impresa interessata e sia disposto a fare sforzi supplementari per trovarlo. Il tasso di posti vacanti è definito come il rapporto percentuale fra i posti vacanti e la somma di posti vacanti e posizioni lavorative occupate nell’ultimo giorno del trimestre di riferimento. Questo indicatore, misurando la quota di posti di lavoro per i quali le imprese cercano lavoratori idonei, corrisponde alla parte di domanda di lavoro non soddisfatta. Esso presenta una diretta analogia con il tasso di disoccupazione, che misura la quota di forze di lavoro in cerca di un’occupazione e rappresenta, quindi, la parte di offerta non impiegata .

POSIZIONI LAVORATIVE: INDICATORI

Gli indicatori sulle posizioni lavorative dipendenti misurano le variazioni dei valori medi mensili delle posizioni lavorative nel trimestre di riferimento rispetto al corrispondente valore medio dell’anno base. Tra le posizioni lavorative dipendenti di particolare interesse sono quelle in somministrazione  e quelle a chiamata o intermittenti , componenti della domanda di lavoro particolarmente sensibili all’andamento del ciclo economico, anticipatrici dell’andamento dell’occupazione complessiva. Queste posizioni lavorative sono tipicamente caratterizzate da un ridotto input di lavoro, in particolare le posizioni intermittenti per le quali, insieme all’indicatore sul numero di posizioni, viene diffusa anche una misura del contributo all’input di lavoro (intensità lavorativa). Le posizioni lavorative dipendenti vengono rese disponibili anche per tempo di lavoro, ossia nel dettaglio del tempo pieno e del tempo parziale . L’osservazione della dinamica per tempo di lavoro consente di evidenziare con maggiore precisione le peculiarità dei dati d’impresa, mettendo in luce come il sistema produttivo si adegui tempestivamente all’andamento economico e alle modifiche normative e istituzionali che hanno ricaduta diretta sulla domanda di lavoro dipendente. In particolare, la tipologia contrattuale a tempo parziale consente al datore di lavoro una maggiore flessibilità nella definizione dell’orario di lavoro, favorendo una redistribuzione dell’input di lavoro in funzione delle esigenze produttive contingenti. La dinamica delle variabili di costo del lavoro viene misurata attraverso gli indici delle retribuzioni lorde medie per unità di lavoro equivalenti a tempo pieno (Ula), dei contributi sociali medi per Ula e del costo del lavoro medio per Ula, come sintesi dei due precedenti. Le Ula utilizzate sono una misura dell’input di lavoro . Le retribuzioni per unità di lavoro sono ottenute dividendo la media trimestrale dei valori assoluti del monte retributivo per il corrispondente numero medio di Ula.

DINAMICA DELLE RETRIBUZIONI E COSTO DEL LAVORO

È da notare che la rilevazione Oros, analogamente all’indagine GI, fornisce numeri indice sulla dinamica delle retribuzioni e del costo del lavoro al lordo delle trattenute fiscali e previdenziali. Tali indicatori si riferiscono alle effettive erogazioni mensili corrisposte dalle imprese, secondo un criterio prevalentemente «di cassa» e non «di competenza». Ciò comporta ampie variazioni degli indici nei trimestri in cui vengono corrisposte mensilità aggiuntive e/o in cui si verificano circostanze di carattere episodico (corresponsione di premi, arretrati e gratifiche, slittamento di pagamenti di mensilità aggiuntive, rinnovi contrattuali, ecc.). Inoltre, tali indici si differenziano da quelli di “prezzo del lavoro” (ad esempio l’indice delle retribuzioni contrattuali prodotto mensilmente dall’Istat) poiché, oltre a registrare l’evoluzione delle retribuzioni e del costo del lavoro di fatto, incorporano anche l’effetto dei mutamenti nella composizione dell’occupazione. A causa di tali effetti di composizione (data la formula prescelta per esprimere gli indici degli aggregati) si possono presentare incoerenze tra i valori (indici e variazioni) degli aggregati e quelli delle componenti, (in particolare, i valori degli aggregati non sono necessariamente compresi tra il massimo e il minimo dei valori dei singoli settori che compongono l’aggregato stesso). Gli indici che descrivono le variabili di input e del costo del lavoro vengono calcolati dividendo i valori trimestrali delle variabili di riferimento per i corrispondenti valori medi dell’anno base. I valori medi dell’anno base e gli indici medi annui sono calcolati come media aritmetica semplice dei quattro trimestri di riferimento. I valori degli indici e delle rispettive variazioni congiunturali e tendenziali, nonché dei tassi e delle loro differenze congiunturali e tendenziali sono diffusi utilizzando valori arrotondati alla prima cifra decimale, coerentemente con gli standard di comunicazione e diffusione usati a livello europeo. Tutti gli indicatori sulla domanda di lavoro sono prodotti e diffusi per sezione di attività economica della classificazione Ateco 2007 e per aggregati di sezioni.

DIFFUSIONE DATI DEL MERCATO DEL LAVORO

PRECISIONE DELLE STIME

Al fine di valutare l’accuratezza delle stime prodotte da un’indagine campionaria è necessario tenere conto dell’errore campionario che deriva dall’aver rilevato le informazioni di interesse solo su una parte (campione) della popolazione. Tale errore può essere espresso in termini di errore assoluto (standard error) o di errore relativo (cioè l’errore assoluto diviso per la stima, che prende il nome di coefficiente di variazione, CV). In questo paragrafo, per ciascuna delle principali variabili di interesse sull’offerta di lavoro, sono riportate per le stime puntuali l’errore relativo e per le variazioni tendenziali gli errori assoluti (standard error), ottenuti tenendo conto dello schema di rotazione adottato nel disegno campionario dell’indagine. A partire da questi è possibile costruire l’intervallo di confidenza che, con un prefissato livello di fiducia, contiene al suo interno il valore vero, ma ignoto, del parametro oggetto di stima. L’intervallo di confidenza è calcolato aggiungendo e sottraendo alla stima di interesse il suo errore campionario assoluto, moltiplicato per un coefficiente che dipende dal livello di fiducia; considerando il tradizionale livello di fiducia del 95%, il coefficiente corrispondente è pari a 1,96. Nei prospetti A e B si riportano gli errori relativi (CV) e assoluti (standard error) delle stime non destagionalizzate dei principali indicatori sull’offerta di lavoro e sulle caratteristiche dell’occupazione e delle rispettive variazioni tendenziali.

LIVELLO DI FIDUCIA

Attraverso alcuni calcoli è possibile ricavare gli intervalli di confidenza con livello di fiducia del 95% (ἀ=0,05). Tali intervalli comprendono i parametri ignoti della popolazione con probabilità pari a 0,95. Nel prospetto seguente sono illustrati i calcoli per la costruzione dell’intervallo di confidenza della stima degli occupati e del tasso di disoccupazione dell’ultimo trimestre. Questa procedura può essere applicata per calcolare l’intervallo di confidenza per tutti gli indicatori sull’offerta e sulla domanda di lavoro per cui sono pubblicati gli errori relativi o, nel caso di variazioni tendenziali, quelli assoluti. Sono diffusi anche gli errori relativi di alcuni indicatori sulla domanda di lavoro: monte ore lavorate, ore lavorate per posizione dipendente e tasso di posti vacanti (Prospetto D). Le serie storiche di questi errori relativi a partire dal primo trimestre 2014 sono disponibili in un file excel pubblicato nella pagina web del comunicato stampa. Le stime che derivano dalla rilevazione OROS e dall’indagine su grandi imprese non sono soggette a errore campionario in quanto la prima è basata interamente su dati di fonte amministrativa e la seconda è un’indagine totale. I principali Istituti di statistica non pubblicano errori campionari riferiti a stime destagionalizzate. In alcuni casi sono pubblicati gli errori campionari delle stime non destagionalizzate ritenendo che questi siano del tutto simili a quelli riferiti alle corrispondenti stime destagionalizzate. L’Istat sta conducendo studi al fine di verificare se tale approccio sia applicabile anche agli indicatori diffusi dall’Istituto. Nella pagina web del comunicato stampa è disponibile il file excel che riporta i coefficienti dei modelli utilizzati per l’interpolazione degli errori campionari delle stime di frequenze mediante i quali è possibile calcolare, in misura approssimata, l’errore relativo di una generica stima.

TEMPESTIVITÀ E REVISIONE

Gli indicatori trimestrali sul mercato del lavoro sono diffusi a circa 68 giorni dalla fine del trimestre di riferimento. I dati trimestrali non destagionalizzati della Rilevazione sulle forze di lavoro non sono soggetti a revisione. Le serie destagionalizzate, al contrario, sono soggette a revisione, in quanto la procedura di destagionalizzazione viene replicata in occasione di ogni diffusione dei dati, includendo ogni volta l’ultimo dato disponibile e aggiornando la stima dei parametri dei modelli (partial concurrent approach). All’inizio di ciascun anno vengono identificati i nuovi modelli per la destagionalizzazione. A partire dalla pubblicazione del comunicato stampa del primo trimestre 2018 i «triangoli delle revisioni» degli indicatori prodotti dalla Rilevazione sulle forze di lavoro, precedentemente allegati al comunicato stampa, vengono diffusi nella sezione “revisioni” della pagina web sulla congiuntura al link: https://www.istat.it/it/congiuntura/revisioni/indicatori-congiunturali-oggetto-di-revisione. L’analisi delle revisioni è utile per valutare l’impatto delle informazioni aggiuntive che si rendono disponibili dopo il primo rilascio. Nel caso delle forze lavoro questa analisi quantifica l’effetto dovuto al processo di destagionalizzazione . Nella pagina web sono diffusi i triangoli dei principali indicatori, insieme a statistiche sintetiche calcolate sulle revisioni di dati destagionalizzati. Inoltre, attraverso alcuni grafici e una selezione di indicatori statistici, si fornisce una lettura semplificata del processo di revisione. In dettaglio, vengono pubblicate le revisioni di occupati, disoccupati e inattivi di 15-64 anni, e dei tassi di occupazione 15-64 anni, di disoccupazione e di inattività 15-64 anni. Degli indicatori sui posti vacanti per i principali aggregati di attività economica vengono diffuse anche stime preliminari a circa 45 giorni dalla fine del trimestre di riferimento, che possono poi essere riviste in occasione della pubblicazione a 68 giorni.

SERIE STORICHE SULLE VARIABILI RELATIVE ALLE ORE LAVORATE

Ogni anno, di regola in occasione della diffusione degli indici relativi al primo trimestre, vengono riviste le serie storiche sulle variabili relative alle ore lavorate e sui posti vacanti degli otto trimestri precedenti, per incorporare negli indicatori le informazioni che si rendono disponibili successivamente alla pubblicazione delle prime stime. Gli elementi considerati nel processo di revisione sono i seguenti:

–          le risposte pervenute dalle imprese dopo la pubblicazione delle prime stime;

–          la revisione dei microdati dell’indagine GI per i quattro trimestri dell’anno precedente;

–          il consolidamento della popolazione usata per il riporto all’universo nella rilevazione Oros.

Come conseguenza di questa politica di revisione, gli indicatori relativi all’anno in corso e al precedente relativi alle ore lavorate e ai posti vacanti sono provvisori. In occasione della pubblicazione di indicatori sulle ore lavorate in base 2021=100, sono stati rivisti gli ultimi tre anni (2021, 2022 e 2023) anche per i posti vacanti. Inoltre, le serie destagionalizzate e quelle corrette per gli effetti di calendario possono essere soggette a revisione ad ogni pubblicazione. Le variabili sulle posizioni lavorative dipendenti e sul costo del lavoro vengono riviste per tre trimestri successivi fino a quando, dopo un anno dalla prima diffusione, viene rilasciata la stima definitiva. Le revisioni di queste variabili vengono effettuate per incorporare le informazioni che si rendono disponibili successivamente alla prima pubblicazione, quali:

–          la disponibilità dell’insieme completo delle dichiarazioni DM2013 virtuali;

–          la revisione dei microdati dell’indagine GI per i quattro trimestri dell’anno precedente;

–          l’aggiornamento di informazioni di carattere strutturale sulle unità oggetto di rilevazione;

–          le eventuali revisioni occasionali nella metodologia di stima degli indicatori.

Con la prima diffusione in base 2021=100, le serie storiche degli indicatori sulle posizioni lavorative dipendenti e sul costo del lavoro sono state interamente riviste.

DATI TRIMESTRALI DESTAGIONALIZZATI E/O CORRETTI

Ogni trimestre i dati destagionalizzati e/o corretti per gli effetti di calendario relativi a tutti gli indicatori di input e costo del lavoro già pubblicati sono interamente soggetti a revisione. Ciò avviene per effetto dell’approccio di correzione utilizzato, di tipo model based: l’aggiunta di una nuova informazione trimestrale consente una migliore stima delle componenti non direttamente osservabili, con un impatto sull’intera serie storica dei dati sottoposti a correzione. In aggiunta, revisioni straordinarie sono dovute alla revisione periodica (di norma all’inizio dell’anno, in corrispondenza della diffusione dei dati relativi al primo trimestre) dei modelli statistici utilizzati per la destagionalizzazione. Una scheda informativa sulle revisioni degli indicatori sulle variabili relative alla domanda di lavoro e il loro calendario sono pubblicati al seguente indirizzo web: http://www.istat.it/it/congiuntura/revisioni/indicatori-congiunturali-oggetto. In aggiunta, nella stessa pagina web, con l’obiettivo di quantificare, sintetizzare e valutare il processo di revisione delle stime preliminari rispetto a quelle pubblicate in periodi successivi, alcuni dei principali indicatori sul costo del lavoro vengono sottoposti ad analisi delle revisioni, attraverso il rilascio dei “triangoli delle revisioni”. In particolare, vengono pubblicate le revisioni degli indicatori del costo del lavoro, dei contributi sociali e delle retribuzioni per Ula relative all’aggregato industria e servizi di mercato (sezioni da B a N Ateco 2007).

INFORMAZIONI SULLA RISERVATEZZA DEI DATI

I dati raccolti dalle Rilevazioni sulle forze lavoro, Vela, GI, Oros e Irc sono tutelati dal segreto statistico e sottoposti alla normativa sulla protezione dei dati personali. Questi possono essere utilizzati, anche per successivi trattamenti, esclusivamente per fini statistici dai soggetti del Sistema statistico nazionale e possono, altresì, essere comunicati per finalità di ricerca scientifica alle condizioni e secondo le modalità previste dall’art. 7 del Codice di deontologia per il trattamento di dati personali effettuato nell’ambito del Sistema statistico nazionale e dal regolamento comunitario n. 679/2016. Le stime diffuse in forma aggregata, sono tali da non consentire di risalire ai soggetti che hanno fornito i dati o a cui si riferiscono.

COPERTURA E DETTAGLIO TERRITORIALE

Le stime trimestrali del comunicato “Il mercato del lavoro” sono prodotte per le macroripartizioni geografiche e per le regioni.  Le stime annue (diffuse sul data warehouse I.Stat) sono prodotte anche per le province. Gli indicatori sulle variabili relative alla domanda di lavoro sono disponibili solo per l’intero territorio nazionale.

DIFFUSIONE

A seguito della nuova normativa europea (Regolamento Ue 2019/1700), che ha introdotto innovazioni metodologiche e organizzative della Rilevazione sulle forze di Lavoro, il data warehouse I.Stat contiene le nuove serie mensili e trimestrali (destagionalizzate e non); rimangono comunque disponibili le serie vecchie storiche della Rilevazione sulle forze lavoro dal 1997 fino a tutto il 2020. Dati precedenti al 1977, in particolare dal 1959, anno di avvio dell’indagine sulle forze lavoro, sono presenti nella banca dati Serie storiche http://seriestoriche.istat.it/. Si sottolinea ancora una volta che tali stime non sono coerenti con il nuovo regolamento. Vengono inoltre diffusi i file dei microdati trimestrali (il file contenente i dati elementari rilevati nel corso dell’indagine), solitamente a circa 68 giorni dal trimestre di riferimento (http://www.istat.it/it/prodotti/microdati). Anche le serie trimestrali grezze, destagionalizzate e corrette per gli effetti di calendario sulle variabili relative alle ore lavorate, ai posti vacanti, alle posizioni lavorative e al costo del lavoro sono disponibili su I.Stat, alla sezione “Lavoro e retribuzioni/Occupazione dipendente e retribuzioni” e nella pagina web del comunicato stampa nel file excel “Serie storiche” relativo alla domanda di lavoro.

Condividi: