Roma, 27 novembre 2024; Generale Luciano Portolano, Capo di Stato Maggiore della Difesa – Sono grato per l’opportunità che mi è concessa di offrire, a distanza di qualche giorno dall’audizione del Ministro Guido Crosetto (7 novembre), il mio contributo, quale Capo di Stato Maggiore della Difesa, allo svolgimento dell’attività parlamentare e, in particolare, di presentare a questa autorevole commissione gli aspetti più rilevanti del documento programmatico pluriennale della difesa 2024-2026, affrontando temi di assoluta attualità e grande importanza per la difesa e la sicurezza del Paese e sviluppando, assieme a voi, spunti di riflessione sulle prospettive dello strumento militare.
generale Luciano Portolano, Capo di Stato Maggiore della Difesa
DOCUMENTO PROGRAMMATICO PLURIENNALE 2024-26
Il Documento programmatico pluriennale per il triennio 2024-2026, che da questo momento indicherò per facilità di trattazione come «Dpp», declina (in coerenza con quanto già richiamato dal ministro della Difesa) le priorità, le sfide e le prospettive della Difesa, alla luce del contesto geopolitico di riferimento. In particolare, nel tempo a disposizione, illustrerò lo stato di previsione della spesa per la Difesa per l’anno finanziario 2024 e il triennio 2024-2026, ponendo specifica attenzione alle linee programmatiche di sviluppo dello strumento militare. Partendo dall’attuale livello capacitivo delle Forze armate e in aderenza con le risorse rese disponibili, il documento in esame si propone di delineare il processo di ammodernamento e rinnovamento dello strumento militare italiano, ciò per migliorarne l’efficacia complessiva e per adeguarlo alle nuove minacce e agli impegni cui è chiamato il nostro paese, in un quadro securitario d’instabilità internazionale siamo immersi in un contesto geopolitico estremamente complesso e in continua e rapida evoluzione, in cui le fondamenta dell’ordine mondiale sono minacciate da equilibri lacerati e da dinamiche di crescente competizione che caratterizzano le relazioni internazionali.
INSTABILITÀ DIFFUSA E LIVELLO CAPACITIVO DELLE FORZE ARMATE
Questi epicentri d’instabilità, oltre a manifestarsi attraverso scontri aperti, come in ucraina, in Medio Oriente o nel Mar Rosso, danno vita a forme più occulte di influenza e penetrazione strategica, in regioni di fondamentale interesse per la nostra nazione, come il «Mediterraneo allargato». Inoltre, altri concatenati focolai di tensione, nei Balcani, in Caucaso, nel Sahel e nell’Indo-Pacifico minacciano la stabilità dei Paesi occidentali, con forme di contesa sempre più aspre e pericolose, con azioni sotto la soglia del conflitto, in modalità ibrida e sfruttando il potere dirompente delle azioni perpetrate nella sfera cognitiva. Anche attraverso l’uso estensivo, ad esempio, dell’intelligenza artificiale, del machine learning e dell’analisi quantistica, eccetera. Allo stesso tempo, altre potenze medie, come l’India, l’Arabia Saudita o il Sudafrica, stanno emergendo come attori importanti sulla scena globale. Sebbene esse abbiano poche caratteristiche in comune, stanno esercitando la propria autonomia modulando le loro intese (anche militari), spesso senza prendere posizione a livello internazionale. Più ampiamente, stiamo quindi osservando uno scenario di «competizione permanente», i cui effetti si riverberano tanto sul piano militare, quanto in ogni altro settore di interesse nazionale, da quello economico a quello industriale, energetico e sociale.
UNO SCENARIO DI COMPETIZIONE PERMANENTE
Dalla mia prospettiva di Capo di Stato Maggiore della Difesa, sono consapevole che nulla sarà più come prima, che le Forze armate sono attese da un impegno gravoso e di lunga durata che richiederà l’impiego di personale, mezzi e materiali su ampia e crescente scala. Sullo sfondo di tale scenario, ritengo dunque essenziale sviluppare un approccio sempre più integrato e multidimensionale, che coinvolga istituzioni e privati a presidio degli interessi vitali e strategici del paese. In tal senso, alla Difesa sono richieste prontezza operativa, adattabilità e resilienza, per fronteggiare minacce convenzionali e asimmetriche, anche in condizioni di prolungato conflitto ad alta intensità, qualora richiesto. Pertanto, ritengo che il potenziamento delle capacità operative e tecnologiche in tutti i domini, la valorizzazione del personale e la sostenibilità finanziaria sono e saranno elementi fondamentali per consentire all’ecosistema difesa di operare con efficacia e credibilità nell’adempimento delle imprescindibili funzioni (come già delineate dal ministro della Difesa) che attengono alle prime due missioni assegnate alle Forze armate, ovvero: la difesa dello Stato e degli spazi euroatlantici e la tutela dei prioritari interessi strategici nazionali, tra cui il contributo alla pace e alla stabilità internazionale, nonché la promozione della ricerca e dello sviluppo tecnologico, per consentire al paese e al suo apparato produttivo di restare all’avanguardia e di conseguire e mantenere un vantaggio nei confronti dei competitors.
APPROCCIO INTEGRATO E MULTIDIMENSIONALE
Per assolvere a tali funzioni in modo efficace producendo effetti concreti, la Difesa deve essere pronta a rendere disponibile al Paese un valido strumento di proiezione di potere che, insieme alle altre leve dello Stato, consenta di salvaguardare gli interessi nazionali attraverso un approccio olistico. In tale ambito, il processo di integrazione interforze, pre-requisito essenziale per garantire lo svolgimento di attività operative sincronizzate, in grado di produrre effetti coordinati nei cinque domìni (terra, mare, aria, cyber e spazio), è fondamentale per conseguire maggiore efficienza operativa e credibilità strategica, assicurando piena armonia e massima efficacia nella condotta delle operazioni, che ricordo essere il core business della Difesa. Vorrei ora porre l’attenzione sui contenuti del Dpp, trattando i programmi di investimento della Difesa discendenti dal processo di pianificazione generale interforze. Partendo dal confronto delle capacità in inventario con il quadro delle esigenze, e individuati i gap, il documento definisce, con proiezione quindicennale, le priorità di acquisizione delle capacità, e ripartisce le risorse finanziarie disponibili, per rendere lo strumento militare in grado di contribuire al conseguimento degli obiettivi discendenti dal livello di ambizione (level of ambition) nazionale.
SVILUPPO IN CHIAVE INTERFORZE
A similitudine degli anni passati, con il presente Dpp è stato pianificato l’impiego della dotazione del fondo investimenti della Difesa, pari a 22,5 miliardi di euro, per il periodo 2024-2038, per supportare la programmazione operante con stanziamenti pari a 20,7 miliardi di euro, impegnando i residuali 1,8 miliardi di euro (1,824 miliardi di euro), per l’avvio di ulteriori 20 nuovi programmi. L’approccio seguìto è stato quello di favorire le nuove progettualità dall’alto impatto strategico, tenendo anche conto delle capacità produttive dell’industria nazionale, così da generare positive ricadute anche sul tessuto economico del paese e sull’innovazione tecnologica. Inoltre, anche in un’ottica di razionalizzazione delle risorse e di efficientamento del sistema Difesa, i programmi abilitanti relativi alle capacità operative fondamentali, afferenti al comando e controllo, alla capacità informativa, alla protezione delle forze e alla capacità di ingaggio, che sono trasversali alle componenti (terrestre, marittima e aerea), sono stati sviluppati in chiave interforze e con un approccio integrato e strutturato. Faccio riferimento, a titolo di esempio, al programma interforze di digitalizzazione delle reti per il potenziamento del network della Difesa, coerentemente con le sempre più consistenti esigenze di connettività e di resilienza nei confronti delle minacce emergenti. Si tratta di uno dei molteplici programmi che rappresenteranno i motori di una rapida trasformazione digitale nel campo dei domini cyber e spazio i quali, in prospettiva, diventeranno sempre più importanti nelle future operazioni.
PREDIZIONE DELLA MINACCIA E DEI FENOMENI NATURALI
Inoltre, alla luce delle lezioni apprese dai conflitti in corso, sottolineo gli interventi intrapresi per proseguire nell’ammodernamento della capacità nazionale di difesa aerea e missilistica. Tra questi, segnalo il programma Sol-Air Moyenne-Portée/Terrestre (SAMP/T), frutto di una cooperazione tra Italia, Francia e Regno Unito, che vedrà, a breve, l’entrata in servizio della nuova generazione e l’acquisizione di una ulteriore batteria per l’Esercito italiano, oltre alla fornitura del supporto logistico per i sistemi in inventario di esercito italiano e marina militare. Mentre, proseguendo nell’area interforze, con i programmi satellitari per le comunicazioni (SICRAL 3, Sistema Italiano per Comunicazioni Riservate e Allarmi) e per l’osservazione della Terra di terza generazione, l’obiettivo è preservare l’autonomia strategica nazionale, anche in un’ottica duale, acquisendo la capacità di analisi e predizione della minaccia e dei fenomeni naturali. Traguardando le future opportunità offerte dalle tecnologie emergenti e dirompenti (emerging and disruptive technologies, EDTS), sono finanziati anche programmi di ricerca e sviluppo per le principali applicazioni della Difesa. A titolo esemplificativo, richiamo il programma per la messa in orbita dei satelliti “Sentinella”, volti a incrementare le capacità di monitoraggio della situazione nell’ambiente spaziale.
DOMINI DI EMERGENTE RILEVANZA STRATEGICA
Allo stesso modo, la tutela degli interessi nazionali non può prescindere dal presidio di ambienti di emergente rilevanza strategica. Pertanto, al dominio cyber e a quello dello spazio, si affianca la rinnovata attenzione all’ambiente subacqueo, parte integrante del dominio marittimo, alla luce degli effetti derivanti dai recenti attacchi alle infrastrutture strategiche che essa ospita. In tale ambito, il Dpp prevede l’avvio di un programma per lo sviluppo di mezzi e sistemi che assicurino una concreta sorveglianza e protezione delle infrastrutture critiche subacquee, prevedendo anche l’impiego di veicoli subacquei autonomi ISR, per i quali è stato avviato uno specifico programma. In tutto il settore dei veicoli unmanned, anche con riferimento agli altri ambienti e domini, l’interesse della Difesa è elevatissimo, sia per gli effetti che essi stanno generando sul campo sia per gli impatti sulla sicurezza del personale (mitigazione del rischio). In tal senso, sono finanziati programmi di sviluppo e acquisizione di sistemi autonomi, volti a potenziare la capacità di ricognizione, analisi, difesa e ingaggio nel dominio aereo e di protezione delle forze operanti in ambiente terrestre e marittimo. Mi riferisco ai programmi di aeromobili a pilotaggio remoto (APR) nel segmento medium altitude long endurance (MALE), per il quale è previsto un ammodernamento della flotta Predator (Mq-9) e uno specifico programma di rinnovamento con l’Euromale, la cui denominazione ne richiama la connotazione europea.
SISTEMI A CONTROLLO REMOTO E MISSILI
Inoltre, il Dpp prevede l’acquisizione di aeromobili a pilotaggio remoto di categorie inferiori, sia ad ala fissa che rotante, impiegabili a sostegno diretto delle forze terrestri quali moltiplicatori della capacità intelligence, surveillance, target acquisition and reconnaissance (ISTAR), di comunicazione e di ingaggio nonché per l’impiego da piattaforme navali. Altri programmi di particolare rilevanza strategica riguardano l’adeguamento delle scorte di armamento e munizionamento, necessarie ad incrementare la prontezza dello strumento militare e il suo effetto di deterrenza, includendo altresì il potenziamento delle linee di supporto logistico. In tal senso, sono stati avviati progetti di investimento nelle capacità produttive dell’Agenzia Industrie Difesa (AID), così da aumentare la resilienza e l’autonomia strategica del paese, oltre ad acquisizioni specifiche di moderno munizionamento, come le loitering ammunitions, lo sviluppo e l’acquisizione del missile antinave extended range marte, l’acquisizione di missili superficie/aria Aster, sia per le batterie di difesa aerea e missilistica terrestri che per i sistemi navali, e la prosecuzione del programma operante, sempre nel segmento della difesa aerea, relativo ai missili common anti-air modular missile extended range (CAMM-ER) per equipaggiare i sistemi di difea aerea Grifo e medium range advanced air defence system (MAADS).
APPROVVIGIONAMENTO E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
L’integrazione e il mantenimento di tali scorte rappresentano una sfida complessa, nell’ambito della quale occorre anche preservare la resilienza delle catene di approvvigionamento, prevenendo eventuali interruzioni attraverso l’incremento della produzione nazionale e la costituzione di riserve strategiche. Ciò, oltre a richiedere un’accurata programmazione che tenga conto delle esigenze e delle disponibilità finanziarie della difesa, implica il coinvolgimento di molteplici attori e l’adozione di una pianificazione strategica di lungo periodo, supportata da: risorse certe; capacità produttive nazionali; programmi di approvvigionamento mirati e continuativi. In questo contesto, sono importanti le aspettative rivolte al joint procurement europeo, nell’ambito del quale sono da ricercare opportunità concrete per ottimizzare i processi di acquisizione, con flussi regolari di forniture che rafforzino la cooperazione tra gli stati. Pertanto, sono stati promossi e sostenuti specifici programmi di sviluppo nell’ambito delle iniziative dell’Unione europea Permanent Structured Cooperation (PESCO), European Defence Industrial Development Programme (EDIDP) ed European Defence Fund (EDF), consessi che spesso vedono l’Italia operare, con la sua industria di riferimento, quale lead nation.
PROGETTUALITÀ RIFERITE ALLE SINGOLE COMPONENTI
Passo ora ad analizzare le progettualità riferite alle singole componenti, mediante una sintetica analisi delle principali direttive di sviluppo per ognuna di esse. Per la componente terrestre, i programmi inseriti nel Dpp puntano innanzitutto a rinnovare l’intera capacità di combattimento delle forze pesanti. Infatti, accanto a un primo intervento di ammodernamento di 125 carri Ariete, sono previsti programmi di acquisizione di un nuovo main battle tank (MBT), incluse le versioni derivate di supporto al combattimento oltre che lo sviluppo di una piattaforma Army Armored Combat System. Questi programmi permetteranno di consolidare la partnership industriale con gli alleati europei, cui contribuisce la joint venture siglata il mese scorso (15 ottobre 2024) tra Leonardo e Rheinmethall, nell’ottica (come indicato dal ministro Crosetto) di costituire un Polo industriale europeo della Difesa terrestre. Sempre in favore della componente terrestre, lo sforzo della Difesa è orientato ad ammodernare e rinnovare i sistemi di artiglieria in tutti i suoi segmenti, da quello pesante, con l’ammodernamento dell’obice semovente cingolato Pzh-2000, a quello medio, con l’acquisizione di un similare sistema d’arma ruotato, oltre che nel segmento leggero, mediante lo sviluppo dell’ultra light howitzer-ulh, un obice leggero, avio/elitrasportabile e aviolanciabile.
INGAGGIO DI PRECISIONE
Inoltre, particolare attenzione viene riservata alla capacità di ingaggio di precisione in profondità mediante l’ammodernamento del Multiple Launch Rocket System (MLRS) e l’acquisizione del più moderno High Mobility Artillery Rockets System (HIMARS). In ultimo, oltre agli interventi sui sistemi d’arma, permane la necessità di garantire il potenziamento delle capacità di combattimento del singolo soldato, attraverso l’acquisizione di materiali all’avanguardia. A tale scopo, è stato confermato il sostegno finanziario al programma definito «sistema individuale da combattimento», finalizzato ad offrire maggiore protezione ai nostri militari e dotarli di equipaggiamenti sempre più performanti. A sostegno della componente marittima, sono pianificati investimenti significativi per l’ammodernamento e il potenziamento delle basi e degli assetti aerei, navali e subacquei. In particolare, è programmato lo sviluppo e l’acquisizione del maritime Multi Mission Aircraft (M3A), che consentirà di dotare la Difesa di un pregiato assetto operativo, in grado di assicurare la necessaria deterrenza e potenziare le capacità di contrasto alla minaccia subacquea.
LA COMPONENTE MARITTIMA
Inoltre, si è ritenuto opportuno sostenere il rinnovamento e l’ammodernamento della flotta navale, con ulteriori due fregate Fremm Evo e lo sviluppo e l’acquisizione di unità navali per la difesa aerea (cosiddetti cacciatorpediniere DDX), procedendo, al contempo, all’ammodernamento della Classe Orizzonte e allo sviluppo di due classi di pattugliatori, PPX ed European Patrol Corvette (EPC). In merito all’Epc, mi preme evidenziare come esso rappresenti un concreto esempio di successo delle iniziative di procurement europeo, e che ha beneficiato di un cospicuo finanziamento da parte della Commissione europea. Allo stesso modo, prosegue il rinnovamento della flotta sommergibili con il programma di acquisizione U-212 near future submarine (NFS), una cooperazione italo-tedesca nell’ambito di OCCAR. Quest’ultima, nello specifico, rappresenta un’importante organizzazione per la cooperazione in materia di armamenti, all’interno della quale l’Italia collabora da oltre vent’anni per la realizzazione di importanti programmi di investimento (come ad esempio FREMM, Euromale e FSAF-PAAMS), capitalizzando le economie di scala discendenti dalla cooperazione internazionale e la promozione e tutela del know-how nazionale.
LA COMPONENTE AEREA
Con riferimento alla componente aerea, spiccano, per rilevanza capacitiva, ritorni in termini industriali e di cooperazione internazionale, i programmi di più ampio respiro, come il Global Combat Air Programme (GCAP), volto alla concezione, sviluppo e acquisizione, in cooperazione con Regno Unito e Giappone, di un sistema di combattimento aereo di 6ª generazione, capace di operare in ambienti altamente contesi e in scenari ad alta intensità. Tale progettualità, stante l’elevatissimo valore tecnologico, ha riflessi positivi anche nel quadro di una compiuta transizione digitale della componente militare, con vantaggi per l’intero sistema paese. Relativamente ai programmi di medio respiro, merita menzione quello relativo all’F-35 Joint Strike Fighter (JSF), il quale, come anticipato dal Ministro della Difesa, vede l’acquisto di ulteriori 25 velivoli, portando il totale degli assetti italiani da 90 a 115 unità, in aderenza alle esigenze operative connesse con i nuovi e presumibili futuri scenari operativi. Tale incremento, suddiviso in 15 velivoli F-35A a decollo e atterraggio convenzionale e 10 F-35B a decollo breve e atterraggio verticale, impiegabili anche su Nve Cavour e, in futuro, su Nave Trieste, che sarà consegnata alla Marina militare il prossimo 7 dicembre, risponde ai requisiti qualitativi nato in termini di capacità stealth dei velivoli di 5ª generazione.
I VELIVOLI DI QUINTA GENERAZIONE
Mentre, con una profondità di più breve termine, è previsto l’avvio delle attività volte al rinnovamento del velivolo Eurofighter F-2000, in cooperazione con Germania, Regno Unito e Spagna, con l’acquisizione di 24 nuovi velivoli in sostituzione dei primi aerei entrati in linea, la cui vita operativa terminerà nel 2029. In tale ambito, oltre alle esigenze di carattere operativo relative al rinnovamento della flotta, sono degni di nota gli evidenti ritorni industriali e occupazionali associati all’impresa. Nel dominio aereo, inoltre, pari attenzione è stata posta al prosieguo del programma Joint Airborne Multi-Mission, Multi-Sensor System (JAMMS) per la realizzazione di una piattaforma aerea multi-missione e multi-sensore, capace di elevare significativamente il controllo, l’analisi e il supporto alle operazioni nello spettro elettromagnetico. Nel completare il quadro, mi preme altresì dare evidenza dei programmi destinati alla funzione sicurezza del territorio e polizia militare, svolta dall’Arma dei Carabinieri. Questi seguono direttrici di ammodernamento e rinnovamento che investono il settore della mobilità e delle capacità di comando e controllo nonché di analisi delle minacce alla sicurezza.
INTEGRAZIONE INTERFORZE DELL’ARMA DEI CARABINIERI
Nell’ottica di una sempre maggiore integrazione interforze, si prevede l’acquisizione di veicoli tattici protetti, in varie versioni e allestiti per le specifiche esigenze dettate dall’impiego, sia in teatro operativo sia sul territorio nazionale. In aggiunta, e proseguendo nel percorso di innovazione già intrapreso in favore dell’Arma, l’avvio della fase V del sistema di controllo del territorio (Sicote) consentirà il consolidamento della connettività sino ai minori livelli ordinativi; l’incremento delle capacità tecnico-scientifiche; nonché la prosecuzione del processo di digitalizzazione, attraverso l’implementazione delle capacità di prevenzione generale, controllo del territorio e supporto alle indagini. In continuità con quanto espresso dal ministro della Difesa e, al pari della trattazione dei temi legati allo sviluppo capacitivo dello strumento militare, ritengo opportuno fare una breve riflessione anche sugli aspetti relativi al personale militare e civile della difesa, a mio parere prioritari. Infatti, nonostante il progresso tecnologico stia trasformando radicalmente i conflitti, il «fattore uomo» è e resterà sempre cruciale e determinante, in quanto abilitante per l’efficacia dello strumento militare e bacino di competenze pregiate.
IL DETERMINANTE «FATTORE UOMO»
Ne consegue l’esigenza di riequilibrare le dotazioni organiche, adeguandole alle reali esigenze funzionali; di bilanciare le forze in servizio permanente e quelle in ferma prefissata; e di valorizzare le capacità del personale e promuovere percorsi professionali innovativi e flessibili. Tra le priorità, mi soffermo sulla necessità di incrementare gli organici del personale militare, superando le riduzioni introdotte dalla legge n. 244/2012 (che riflettevano esigenze derivanti da un momento storico e un contesto geopolitico oramai superati) e di favorire il ringiovanimento dello strumento militare, attraverso una revisione delle modalità di reclutamento e formazione. In merito, richiamo la recente legge n. 119/2022, finalizzata ad arrestare la progressiva contrazione degli organici, in atto da oltre un decennio. Tale provvedimento normativo ha consentito, infatti, un incremento di 10.000 unità delle dotazioni organiche, realizzato con l’adozione del d.lgs. n. 185/2023, che ha riconfigurato lo strumento militare su un “modello a 160.000 unità. Tuttavia, nel solco del percorso intrapreso e in linea con quanto espresso dal ministro della Difesa, tale modello risulta non essere più adeguato a tutelare pienamente i prioritari interessi strategici nazionali e, al contempo, a soddisfare i numerosi impegni assunti in ambito internazionale, coerentemente con il livello di ambizione del Paese.
RECLUTAMENTO E FORZE DI RISERVA
Peraltro, l’incremento degli organici consentirebbe di alimentare adeguatamente i settori ad alta valenza operativa e le articolazioni poste a presidio dei nuovi domini cyber e spazio. Inoltre, sussiste la necessità di valorizzare lo strumento delle forze della riserva, adottando soluzioni organizzative atte a soddisfare, in termini di flessibilità, semplicità di implementazione e sostenibilità finanziaria, le esigenze di prontezza operativa e di competenza specialistica, peculiari a ciascuna componente dell’organizzazione militare. Occorrerà, altresì, investire in modo sempre più significativo sulla formazione del personale, tendendo verso un nuovo paradigma in cui le attività formative dovranno assumere sempre più un carattere interforze nell’ambito del multi dominio. Al contempo, la recente piena operatività delle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari (APCSM) sancisce un cambiamento epocale nella rappresentanza del personale, prefigurando la possibilità che le stesse possano facilitare la valorizzazione della specificità militare. Relativamente al personale civile della Difesa, ritengo opportuno evidenziare la necessità di colmare le significative carenze organiche rispetto alle consistenze previste per legge (20.000 unità al 1 gennaio 20253). Ad oggi, la consistenza si attesta a 12.210 unità, che sommate alle 4.330 unità di personale ex militare transitato nei ruoli civili, porta il totale a 16.540 unità.
SOSTENIBILITÀ IN TERMINI FINANZIARI
Al contempo, è necessario salvaguardare e valorizzare le professionalità diversificate e altamente qualificate già esistenti nel dicastero difesa e favorire l’ingresso di risorse giovani e di eccellenza, nei settori moderni e strategici del cyber, del procurement o della comunicazione. In ultimo, ritengo doveroso un approfondimento sui dati di bilancio e sulla sostenibilità finanziaria. Per il 2024, le risorse finanziarie complessivamente a disposizione della difesa ammontano a 29,18 miliardi di euro, mentre le previsioni per il 2025 e il 2026 si attestano rispettivamente a 28,88 miliardi e 28,74 miliardi di euro. A queste risorse si aggiungono altri stanziamenti, quali quelli iscritti sullo stato di previsione del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) a sostegno del settore investimento della Difesa, quelli presenti sui fondi del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) – per il sostegno alla partecipazione dell’Italia alle missioni militari internazionali (e i fondi PNRR destinati alla digitalizzazione, alla cybersecurity e alle comunicazioni satellitari, tutti dettagliati nel Dpp). Per agevolare le riflessioni, vorrei partire dal quadro della ripartizione, riferita alla sola funzione Difesa, delle risorse disponibili, che sono pari a 20,8 miliardi di euro, da cui emerge che la maggior parte viene destinata alla spesa per il personale, il 53,35%, sostanzialmente un onere incomprimibile e in linea con il 2023.
PERSONALE, INVESTIMENTI, ESERCIZIO
Per quanto concerne l’ammodernamento e il rinnovamento dello strumento (cosiddetto settore investimento) sono stati stanziati 7,5 miliardi di euro, pari a circa il 36%, [35,99 %] per un aumento del 23% rispetto al 2023. A quest’ultimo indicatore positivo si accompagna un dato fortemente critico di risorse destinate al settore esercizio; per il 2024, infatti, sono stati resi disponibili solo 2,2 miliardi di euro, pari al 10,66%, con una riduzione del 4,9%, rispetto al 2023. Nello specifico, tengo a precisare come tale trend negativo, consolidatosi nel tempo, abbia raggiunto livelli non ulteriormente sostenibili, compromettendo seriamente l’efficienza dei mezzi e dei sistemi in dotazione. In questo modo, viene seriamente messa in discussione la possibilità di assicurare gli adeguati interventi tecnico-logistici-manutentivi e di salvaguardia dei necessari standard di sicurezza, con un conseguente precoce invecchiamento dei mezzi e una maggiore onerosità del mantenimento dello strumento nel suo complesso. Ciò ha, come prima conseguenza, di contrarre significativi debiti manutentivi e di esporre a elevati rischi il personale che impiega i mezzi e utilizza le infrastrutture. Allo stesso modo, si limita fortemente la possibilità di svolgere un’adeguata attività addestrativa, requisito fondamentale per consentire al nostro personale di operare efficacemente e in sicurezza in operazioni e, infine, ha dirette ripercussioni sulla disponibilità del carburante necessario per impiegare mezzi terrestri, navi e aerei, così come sulla possibilità di acquistare parti di rispetto per le manutenzioni.
SCARSE RISORSE E PRONTEZZA OPERATIVA
In sintesi, le scarse risorse attestate su questo settore di spesa inficiano pesantemente il raggiungimento della necessaria prontezza operativa dello strumento militare. Continuando con le riflessioni sull’adeguatezza degli stanziamenti, pur nella consapevolezza dell’attuale severo scenario economico, reputo necessario proseguire nel percorso di crescita progressiva del bilancio della Difesa, in accordo anche con l’impegno assunto in ambito nato di destinare il 2% del Pil alla Difesa entro il 2028. Tuttavia, le stime per i prossimi anni (pari all’1,57% per il 2025, all’1,58% per il 2026 e all’1,61% per il 2027) ancorché in aumento, sono lontane dal conseguimento di quello che non costituisce più un semplice obiettivo, ma un requisito minimo per garantire il funzionamento e l’ammodernamento dello strumento militare, in un contesto globale complesso e competitivo. Peraltro, ritengo necessario non solo incrementare gli stanziamenti, ma anche conferire certezza e stabilità alle risorse e, al riguardo, il rifinanziamento del Fondo relativo all’attuazione dei programmi di investimento pluriennale per le esigenze di difesa nazionale, appare uno strumento necessario ma non ancora sufficiente a coprire integralmente le esigenze della Difesa.
RIFINANZIAMENTO DEL FONDO PROGRAMMI DI INVESTIMENTO
Il rifinanziamento di tale fondo, su base annuale, ossia effettuato con legge di bilancio, non consente la copertura completa di molti dei programmi autorizzati, inducendo un rallentamento nel processo di sviluppo dello strumento militare, che diventa così più oneroso e complesso, anche le ricadute industriali e occupazionali ne risentono, limitando le opportunità di crescita. Per mitigare queste criticità, auspico il recepimento della ricorrente proposta della Difesa di prevedere un meccanismo di rifinanziamento triennale del Fondo investimenti Difesa. Tale misura renderebbe disponibili, con immediatezza, le risorse relative ad almeno tre provvedimenti successivi, con una profondità temporale e volumi finanziari tali da consentire una più efficace e funzionale programmazione delle esigenze dello strumento militare. Medesime considerazioni circa la stabilità e la profondità dei finanziamenti valgono anche per il supporto che, da anni, il MIMIT garantisce ad alcuni programmi della Difesa. Nel 2024, infatti, si è registrato il mancato rifinanziamento di taluni programmi a elevato contenuto tecnologico e di maggiore interesse per entrambi i dicasteri. Tale criticità è stata temporaneamente mitigata attingendo a risorse del bilancio difesa, a detrimento di altri programmi importanti già pianificati.
SPESA E READINNESS
In sintesi, il bilancio complessivo della Difesa per il triennio 2024-2026 riflette un impegno chiaro: contribuire a garantire la sicurezza del paese e cercare di traguardare gli impegni assunti in seno alle organizzazioni internazionali, la Nato in primis, pur operando in un perimetro ancora lontano da quello che gli altri paesi di riferimento riescono ad assicurare, potendo contare su una possibilità più ampia di contrarre debito. In questo, la Difesa guarda con grande aspettativa le prossime iniziative, recentemente anticipate, di espungere dai meccanismi di analisi e valutazione di sostenibilità del debito dei paesi membri dell’Unione europea, le risorse destinate alla spesa militare. Presidente, Onorevoli Senatori: lo scenario di riferimento ha improvvisamente ridato centralità alla Difesa e alla cultura della prontezza e della deterrenza. È necessario essere in grado di difendere il Paese e salvaguardare le istituzioni democratiche in ogni momento, da ogni minaccia e in ogni luogo. Ciò richiede alla Difesa di esprimere una capacità operativa adeguata e sostenibile nel tempo e, di conseguenza, di disporre di uno strumento pronto all’impiego (readiness), che assicuri deterrenza e, ove necessario, una risposta pronta ed efficace.
GUARDARE A UNA CHIARA STRATEGIA NAZIONALE
La Difesa farà con determinazione la sua parte in ogni circostanza. Tuttavia ritengo che oggi, ancor più di ieri, si debba guardare a una chiara strategia di sicurezza nazionale, che definisca chiaramente il livello di ambizione e le priorità e, rispetto alla quale, ciascun attore istituzionale metta a disposizione competenze e professionalità, richiamando quanto affermato recentemente, dal ministro Crosetto: «La sicurezza è presupposto per la pace e la stabilità internazionale. In tal senso, la strategia di sicurezza nazionale rappresenta la massima espressione della nostra politica. Solo così possiamo essere ciò che siamo e diventare ciò che vogliamo essere». Termino il mio intervento rinnovando a tutti loro il mio ringraziamento per il tempo e l’attenzione accordatami, nella certezza di poter conseguire, grazie anche al vostro sostegno, risultati all’altezza delle aspettative del Paese.