È divenuto difficile affrontare pubblicamente tematiche quali quelle relative a Israele, i palestinesi, il Medio Oriente o la garanzia dei diritti umani, tanto per citarne alcuni. Impossibile quando, anche in conseguenza delle dinamiche internazionali e della propaganda (quando non vera e propria disinformazione), la polarizzazione e il fanatismo, quando non anche (purtroppo non infrequentemente) una buona dose di conformismo, rendono impraticabili spazi pubblici come università, scuole e piazze, causa il forzato impedimento «meccanico» e psicologico da parte di terzi, persone, gruppi e organizzazioni che pongono in essere (spesso spontaneamente, ma a volte anche per effetto di strumentalizzazioni) attività di boicottaggio e intimidazione di coloro i quali non concordano con le loro idee.
LIBERI DI ESPRIMERSI
Ovviamente, anche la giusta e doverosa esecrazione di tutti i comportamenti frustranti, se non addirittura limitatori della libertà di espressione, diviene potenzialmente oggetto di strumentalizzazione sul piano politico e mediatico, tuttavia è un rischio che va necessariamente corso, poiché altrimenti aspetti quali il soffocamento dei diritti fondamentali dell’essere umano in una democrazia (opinione, espressione, informazione, eccetera) diverrebbero assai più di un inquietante spettro. Affermare in questa sede che «è intollerabile la negazione degli spazi di espressione» sarebbe soltanto un’inutile esercizio di retorica, gargarismi verbali belli da ascoltare, ma sostanzialmente fini a sé stessi. Maggiore effetto possono rendere invece le immagini. Ve ne sono molte disponibili al giorno d’oggi in giro per il mondo, ma si può anche attingere all’archivio italiano risalente agli anni Settanta, anni folli nei quali morirono o, in diversa misura, vennero distrutte o compromesse le esistenze di migliaia di giovani e meno giovani.
FINE DELLA LIBERTÀ
Allora non si pervenne a una Rivoluzione, magari a numerosi episodi di eversione sì, e tutto rimase stabilizzato così, come doveva essere. Però, in seguito ci si ricordò di cosa era la violenza come strumento di lotta politica o usata a fini di successo personale. Una lunga parentesi che qualche sconsiderato purtroppo ancora rimpiange. Ma la democrazia ci pone nelle condizioni di ricorre a tutti gli strumenti dialettici per compatirlo e confutarne le opinioni. Discutendo, appunto. Parlandoci e parlandone. È importante che questo concetto permanga molto chiaro, altrimenti si dovrà dare seguire il consiglio che è stato dispensato agli ebrei italiani dal Viminale: «Rendetevi meno riconoscibili». Certamente, in un ambiente a rischio come quello attuale è un buon modo di ridurre la soglia di pericolo, tuttavia il basso profilo è anche l’inizio della fine della libertà.
MANIFESTO PER LA DEMOCRAZIA
I giovani (non soltanto ebrei) che hanno presentato al Senato il “Manifesto per la Democrazia” hanno altresì inteso indirizzare un chiaro messaggio alle Istituzioni della Repubblica, alla politica e ai media: far cessare questa negazione degli spazi di espressione. Un compito del quale devono farsi carico, a cominciare dal ripristino della libertà di manifestazione del pensiero all’interno di scuole e università, che poi è ripristino di legalità. Il dissenso rinviene sempre meno praticabilità nelle sedi assembleari deputate al confronto, a cominciare dagli atenei, dove estremismo fanatico, odio e intolleranza colpiscono anche coloro i quali, anche solo in parte, rinunziano all’interlocuzione, o per timore ovvero ritenendo che in virtù di un parziale arretramento dalle proprie posizioni si rinvenga nell’altro un appeasement.
RIPRISTINARE SPAZI DI ESPRESSIONE E CONFRONTO
Ma purtroppo non funziona, poiché sovente l’antagonismo che si trovano di fronte è tale che per unica risposta conosce solo il rifiuto. Allora, di tutto questo è bene che se ne parli, che ci si confronti. Come è stato fatto alla Sala Caduti di Nasiriyyah il 25 novembre scorso in occasione della presentazione del loro Manifesto per la Democrazia, evento del quale insidertrend.it è in grado di offrire la registrazione audio integrale degli interventi