SUD SUDAN, crisi umanitaria: 7,7 milioni di persone soffrono la fame – Gli ultimi dati diffusi lunedì scorso dalle Nazioni Unite evidenziano come nel 2025 quasi otto milioni di persone, quindi all’incirca il 60% della popolazione del Sud Sudan, si troveranno ad affrontare una grave condizione di insicurezza alimentare. Entro aprile 7,69 milioni di persone, tra le quali 2,1 milioni di bambini, non saranno in grado di nutrirsi a sufficienza, vedendo così messa a repentaglio la loro vita. È una cifra in leggero incremento rispetto ai 7,1 milioni del 2024. Mary-Ellen McGroarty (a capo del Programma alimentare mondiale (WFP) in Sud Sudan) ha espresso preoccupazione per la situazione, sottolineando che «la fame sta raggiungendo livelli tra i più alti mai visti prima». Questa crisi alimentare viene per altro aggravata dalle devastanti inondazioni che hanno costretto 380.000 persone ad abbandonare i loro luoghi di residenza, questo a fronte del massiccio afflusso di rifugiati (810.000 persone in fuga dalla guerra nel vicino Sudan) che peggiora ulteriormente la già precaria situazione umanitaria.
NIGERIA, terrorismo jihadista: cinque militari uccisi a causa di un attacco dell’Iswap – Cinque militari nigeriani hanno perso la vita e altri dieci sono rimasti feriti a seguito di un’azione terroristica compiuta dallo Stato islamico dell’Africa occidentale (ISWAP), che sabato mattina ha attaccato una base dell’esercito nella località di Kareto, un villaggio nello stato di Borno, vicino al confine con il Niger. I terroristi jihadisti hanno aperto il fuoco sul personale in servizio con il 149º Battaglione dell’esercito, impegnato nel contrasto delle formazioni armate dell’Iswap e di Boko Haram attive nella regione. Quattro militari risultano ancora dispersi, sono in corso le operazioni di ricerca e salvataggio. La Nigeria nordorientale, così come altre parti del paese, sono regolarmente colpite dagli attacchi di ISWAP, Boko Haram e altri gruppi criminali comuni locali.
MOZAMBICO, crisi politica: la Renamo chiede l’annullamento delle elezioni di ottobre – Ieri il partito Resistência Nacional Moçambicana (Renamo), attualmente all’opposizione al parlamento di Maputo, ha chiesto l’annullamento delle elezioni di ottobre, che contesta a causa di asseriti risultati favorevoli al partito al governo che hanno scatenato violente proteste in tutto il Paese. Sul piano politico, la Renamo, fino a poco tempo fa principale partito d’opposizione, ha visto il suo ruolo eroso dall’emergere alle ultime elezioni di Podemos, nuova formazione guidata da Venancio Mondlane, uomo politico che aveva denunciato brogli elettorali animando un vasto movimento di protesta. Nel corso di una conferenza stampa, Ossufo Momade (leader della Renamo) ha chiesto l’immediato annullamento dei risultati elettorali proclamati il 24 ottobre, oltre all’insediamento di un governo ad interim in attesa di nuove elezioni «libere, giuste e trasparenti». Secondo la Commissione elettorale, il Frente de Libertação de Moçambique (Frelimo), partito al potere da quasi cinquant’anni, ha vinto le elezioni con il 71% dei voti, contro il 20% di Podemos e il 6% di Renamo. Tuttavia, Momade ha denunciato frodi, tra cui la manipolazione delle urne, la falsificazione dei risultati, l’arresto di delegati dei partiti di opposizione e lo spoglio dei voti senza la presenza dei rappresentanti dei candidati. Le proteste da lui fomentate si sono caratterizzate per gli scontri con la polizia in diverse città e al confine con il Sud Africa, che è stato più volte chiuso. Secondo Human Rights Watch, dal 19 ottobre più di trenta persone sono morte a causa delle violenze, ma altre organizzazioni umanitarie locali stimano che il bilancio potrebbe essere molto più alto. L’Ong Public Integrity Center (CIP) ha definito queste elezioni «le più fraudolente dal 1999», mentre la missione di osservazione dell’Unione europea ha denunciato numerose irregolarità, tra le quali «alterazioni ingiustificate dei risultati».