SVILUPPO, deserto e città. L’eccellenza è solo una questione di leadership

Gli Emirati Arabi Uniti, in particolare Dubai e Abu Dhabi, sono un esempio magistrale dell’applicazione pratica delle tecniche ingegneristiche nelle costruzioni edili e delle infrastrutture stradali, tra le più evolute al mondo. Di seguito, una riflessione del nostro corrispondente dal Golfo, Ciro Maddaloni, sullo sviluppo di quei luoghi un tempo inospitali

a cura del nostro corrispondente a Dubai, Ciro Maddaloni – Una tra le numerose attrazioni per i visitatori di Abu Dhabi è l’Heritage Village degli Emirati, che dà la possibilità di conoscere come vivevano i gruppi tribali arabi che popolavano questo territorio fin dalla notte dei tempi.

HERITAGE VILLAGE

All’Heritage Village sono esposti reperti archeologici risalenti al 2500 a.C. oltre a vari reperti che rendono un’idea della cultura araba da allora fino all’era moderna. La cosa che colpisce di più è una vecchia foto in bianco e nero di Abu Dhabi scattata da un aereo in volo che ritrae dall’alto il villaggio come era nel 1950. Una immagine che rende perfettamente l’idea di cosa fosse quell’emirato soltanto settantaquattro anni fa. Ma, esistono foto analoghe di Dubai risalenti a un’epoca più recente, esattamente al 1970, che mostrano l’agglomerato urbano cinquantaquattro anni fa.

NASCONO GLI EMIRATI ARABI UNITI

Alcuni mesi dopo, nel 1971, l’Emirato sarebbe divenuto indipendente dalla Corona britannica e, assieme ad Abu Dhabi, Sharjah, Ajman, Umm Al Quwain, Fujairah e Ras Al Khaimah, si sarebbe costituito in quello che oggi conosciamo come Emirati Arabi Uniti (EAU). Osservare quelle fotografie giunte fino a noi da un passato neanche così lontano e, potendo ammirare al contempo lo skyline di Abu Dhabi dallo stesso Heritage Village, fa certamente impressione, poiché non sembra quasi possibile che si sia riusciti a fare tutto questo in così poco tempo, partendo non da piccoli borghi e cittadine preesistenti, ma dalla sabbia e dalla polvere.

UNO SVILUPPO DAL NULLA GRAZIE AL PETROLIO…

Le popolazioni arabe non avevano praticamente nulla: né acqua, né strade e tanto meno una rete fognaria; le case erano costruite con mattoni di argilla e legno e la gente viveva di pesca delle perle e di pastorizia. Per questo il «miracolo» degli Emirati colpisce i visitatori più attenti. Alcuni osservatori lo attribuiscono alla cospicua rendita derivante dalla commercializzazione delle materie prime energetiche di cui il sottosuolo è ricco (ingenti giacimenti di petrolio vennero infatti scoperti nel 1966), un gigantesca rendita che ha consentito la realizzazione di tutto quello che esiste oggi. Sì, è vero: ma è stato sufficiente soltanto il petrolio?

…MA NON SOLTANTO

No, non è bastato solo il petrolio e lo dimostra il fatto che al mondo esistono tanti altri paesi che dispongono di risorse energetiche al pari degli EAU, tuttavia, malgrado ciò non solo non riescono a godere del livello di benessere che hanno raggiunto questi arabi, ma vivono addirittura in condizioni di sottosviluppo e miseria. La Nigeria ne è il caso più eclatante, un paese fallito ancorché ricco di petrolio. Dilaniato da lotte intestine, con l’imperversare di islamisti radicali armati e bande criminali. Un paese che vede fuggire i propri giovani in Europa, dove però finiscono spesso nelle mani di organizzazioni criminali etniche prive di scrupoli.

ESEMPI NEGATIVI DI RENTIER STATE

Il Venezuela è un altro paese ricco di risorse naturali, con un’agricoltura floridissima, la splendida natura tropicale e fiumi di petrolio. Già nel 1920 era uno dei paesi più ricchi al mondo, in grado di attrarre migranti in cerca di fortuna provenienti anche dalla povera Italia.  Oggi invece è considerato un paese «in via di sviluppo», ma in realtà è un paese fallito, ostaggio di una classe politica incapace di gestirlo e di garantire la sicurezza, oltre al soddisfacimento dei primari bisogni dei suoi cittadini. E via discorrendo: Iran, Russia, Libia. Tutti ricchissimi di materie prime, non soltanto energetiche, dove però la gente vive in condizioni di privazione, sia dei beni elementari alla sua sussistenza che della libertà.

PERCHÉ?

Perché com’è sempre successo nella storia e come sempre purtroppo accadrà nel futuro, la differenza non la fanno esclusivamente le risorse naturali, che certamente aiutano, ma non sono sufficienti da sole. La differenza la fanno gli uomini che si dimostrano in grado di utilizzare i mezzi loro disponibili per il conseguimento del benessere proprio e dei propri simili. Una classe dirigente illuminata come quella della quale ha fatto parte lo sceicco Mohammed bin Zayed al-Nahyan, presidente degli EAU e sovrano di Abu Dhabi, che ha lavorato per lo sviluppo del suo emirato e che adesso è impegnato a diversificarne l’economia in diversi vari settori strategici allo scopo di ridurre la dipendenza dai proventi degli idrocarburi.

UNA DIMOSTRAZIONE EMPIRICA

Al pari dello sceicco Mohammed bin Rashid al-Maktoum, vicepresidente degli EAU e sovrano di Dubai, che non ha fatto fortuna con il petrolio, bensì con gli investimenti nel campo immobiliare, sul quale si è indirizzato al fine di attrarre turisti e residenti dall’estero. Abu Dhabi e Dubai attraggono talenti da tutto il mondo, professionisti  preparati che vi si stabiliscono per lavorare nei settori della ricerca, dell’intelligenza artificiale, nell’aerospazio e altrove, laddove si rinvengano prospettive promettenti rese possibili dall’innovazione. Si tratta della dimostrazione empirica che soltanto grazie a una guida capace e orientata al fare diviene possibile edificare un mondo migliore, dove tutti, alla fine, potranno godere di condizioni di vita migliori.

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