Nella giornata di ieri Parigi ha reso noto che verserà nelle casse di Bangui dieci milioni di euro, un sostegno al bilancio della Repubblica Centrafricana che avrà luogo sotto forma di una donazione per il tramite dell’Agenzia francese per lo sviluppo (AFD).
FINANZIAMENTI FRANCESI ALLA REPUBBLICA CENTRAFRICANA
Si tratta di un impegno che interrompe il blocco dei finanziamenti francesi al Paese africano che durava ormai da tre anni e che è indice della normalizzazione delle relazioni bilaterali tra Parigi e Bangui. Gli aiuti, si afferma al Quai d’Orsay, sono destinati alla copertura delle spese per la salvaguardia della sovranità e della democrazia dello Stato centrafricano, e verranno forniti in assenza di condizionalità o riserve. La Francia aveva sospeso i suoi aiuti finanziari alla repubblica Centrafricana nel 2021 a seguito delle influenze dell’organizzazione militare privata russa Wagner sul gruppo che aveva assunto il potere a Bangui, periodo nel quale erano state intensificate le manifestazioni antifrancesi, che Parigi ha ritenute fomentate da Mosca. Una situazione di estrema tensione che ha condotto alla sospensione della storica cooperazione militare tra i due paesi. Tuttavia, nello scorso mese aprile si è registrata una svolta nelle relazioni tra Bangui e Parigi, quando il presidente centrafricano Faustin-Archange Touadéra si è recato in visita nella capitale francese ed è stato ricevuto dal presidente Emmanuel Macron, con il quale ha concordato un percorso di ritorno a forme di partenariato.
SAHEL: REPRESSIONE DEL DISSENSO DA PARTE DELLE GIUNTE AL POTERE
Arrestato in Mali un oppositore che aveva criticato la giunta burkinabe. Issa Kaou N’Djim è stato arrestato ieri a Bamako, capitale maliana, a seguito delle pressioni esercitate dalle autorità del Burkina Faso dopo che il dissidente era intervenuto nel corso di una trasmissione televisiva facendo dichiarazioni considerate «estremamente gravi» dalla giunta militare attualmente al potere a Ouagadougou. Mali e Burkina Faso, paesi entrambi governati da regimi militari impostisi tra il 2020 e il 2022 a seguito di colpi di stato, hanno incrementato la repressione nei confronti della stampa e dell’opposizione e sospeso l’accesso a diversi media stranieri. Assieme al Niger hanno costituito una intesa regionale, l’Alleanza degli Stati del Sahel (AES). Issa Kaou N’Djim è un esponente politico maliano che ha inizialmente sostenuto il colonnello Assimi Goïta, leader della giunta militare al potere a Bamako, prima di prenderne le distanze, egli ha infatti ricoperto la carica di vicepresidente del Consiglio nazionale di transizione (CNT), organo legislativo delle autorità militari. Incarcerato nella prigione civile di Bamako, viene accusato di aver offeso pubblicamente un capo di stato estero e di aver rivolto insulti attraverso un sistema di comunicazione pubblica. Si tratta di accuse che fanno seguito ai commenti espressi domenica scorsa da Issa Kaou N’Djim dagli schermi dell’emittente Joliba TV, quando ha posto in dubbio la versione ufficiale relativa a un presunto tentativo di destabilizzare il Burkina Faso ribadendo il proprio favore riguardo a una rapida transizione a un governo civile.
NIGER, MATERIE PRIME: APERTURA ALLE SOCIETÀ RUSSE
Il Niger ha ufficialmente invitato le imprese russe all’esplorazione e allo sfruttamento delle proprie risorse naturali. L’annuncio in tal senso è stato fatto ieri dal ministro nigerino delle Miniere, Ousmane Abarchi, che è intervenuto sull’argomento nel corso di un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa russa Ria Novosti. Si tratta di una presa di posizione che ha luogo in un contesto di crescenti tensioni tra il governo di Niamey e il gruppo francese Orano, innescate da una controversia riguardante lo sfruttamento di un giacimento di uranio. Ousmane Abarchi ha altresì precisato che le imprese russe hanno già espresso interesse per progetti di esplorazione e sfruttamento delle risorse naturali del Niger, oltre all’uranio. Egli ha inoltre ricordato che in seguito al colpo di stato militare del luglio 2023 lo Stato francese, attraverso il suo presidente, ha negato il riconoscimento delle nuove autorità nigerine: «La situazione non è cambiata da più di un anno – ha affermato Abarchi -, dovremmo dunque permettere che le aziende francesi continuino a sfruttare le nostre risorse naturali in queste condizioni?»
NIAMEY OSTILE ALL’OCCIDENTE
Dall’assunzione del potere, le nuove autorità nigerine hanno seguito una linea fortemente ostile nei confronti dell’Occidente, in particolare della Francia, ponendo la sovranità nazionale al centro della propria azione politica. Un atteggiamento rafforzatosi nel quadro della sospensione della produzione di uranio di Orano decisa alla fine di ottobre, dopo la revoca delle autorizzazioni relative allo sfruttamento del giacimento di Imouraren, uno dei più grandi del mondo. La società statale nigerina Sopamin detiene una partecipazione in Somaïr, uno degli ultimi giacimenti di uranio sfruttati da Orano in Niger. Il gruppo francese ha giustificato la sua decisione di sospendere la produzione con difficoltà finanziarie, aggravate dal ritiro del permesso di sfruttamento del giacimento di Imouraren in giugno e dall’impossibilità di esportare l’uranio prodotto. In questo contesto, il governo di Niamey ha più volte ribadito l’intenzione di rivedere le condizioni per lo sfruttamento delle sue risorse naturali da parte di imprese straniere, rivolgendosi a nuovi potenziali partner, in particolare russi. Allo stesso tempo, il regime militare al potere ha anche adottato misure contro le organizzazioni non governative estere. Martedì la francese Acted e la nigerina Action pour le bien-être (APBE) si sono viste revocare l’autorizzazione a operare senza una precisa spiegazione sulla base di un provvedimento decretato dal ministro dell’Interno, generale Mohamed Toumba.