Rosa Basile, direttrice della Basile Contemporary, decide di ospitare quello che ritiene un uomo e un artista di grande valore. La cura della mostra è affidata alle mani e alla sensibilità di Graziano Menolascina, che negli ultimi anni ha lavorato incessantemente su David Bowes. Ma, chi è David Bowes?
DA RHODE ISLAND ALL’EAST VILLAGE
David Bowes nasce nel 1957 a Boston. La sua formazione si svolge a Rhode Island, dove insegnerà in corsi di pittura. È inizialmente riconosciuto come uno dei personaggi più attivi della scena dell’East Village, quartiere della zona più a sud di Manhattan, dove con altri artisti, studenti e musicisti contribuirà alla gentrificazione. «È stato a causa di Annina Nosei che sono venuto per la prima volta in Italia». Bowes, definito «pittore viaggiatore» innamorato dell’Oriente e, in particolare, dell’Italia, viene travolto da qualcosa di magico che avrà una svolta decisiva per la sua carriera. Entrando nello studio dell’artista, la gallerista Annina Nosei, che solo due anni prima aveva inaugurato la prima personale di Jean-Michel Basquiat, rimane affascinata dall’aria italiana che si respirava passando vicino alle tele.
DAVID BOWES A ROMA
La storia di Annina Nosei e David è un bellissimo esempio di come l’arte e le esperienze personali possano intrecciarsi in modi sorprendenti. La decisione di Annina di portare David in Italia, non è solo un gesto generoso, ma anche un’intuizione. Roma, con la sua storia e la sua bellezza, è il contesto perfetto per ispirare un giovane artista. Durante quei cinque mesi, David non solo esplora la città, ma vive anche un profondo viaggio interiore che arricchisce la sua produzione artistica. Gli incontri con altri artisti, le visite ai musei e le passeggiate tra le strade storiche di Roma contribuiscono a formare la sua identità creativa. Questo periodo di immersione culturale diventa un punto di svolta nella sua carriera, segnando l’inizio di una nuova fase nella sua arte che, in realtà, è solo la messa a punto di un cuore rivolto all’indietro, di frammenti messi in circolo negli anni e recuperati con sentita nostalgia.
L’ARTISTA QUALE MEDIUM
Infatti, la storia di Bowes e la sua fascinazione per l’arte e l’Italia è un viaggio profondo che affonda le radici nell’infanzia e nelle influenze familiari. L’osservazione di suo fratello Gerald, immerso nella pittura, rappresenta un momento cruciale di scoperta e ispirazione. Il legame con Odilon Redon e la meraviglia suscitata dalla Vergine delle rocce di Filippo Lippi raccontano di un’innata sensibilità estetica, di un incanto per la bellezza che si traduce in una ricerca artistica. La percezione di David che l’arte possa fondere il sogno e la realtà è un concetto potente. Attraverso la sua visione, l’artista diventa un medium capace di rivelare ciò che è invisibile agli altri, trasformando emozioni e ricordi in opere tangibili. La visione artistica di Bowes è affascinante. Riesce a fondere diverse correnti e stili in una sintesi unica e armoniosa. La sua capacità di creare spazi che invitano alla contemplazione e al riposo è un segno di grande sensibilità e maestria.
METICOLOSO PSEUDO GRAFFITO STYLE
La combinazione di elementi barocchi e romantici, insieme a suggestioni surrealiste, arricchisce le sue opere di una complessità che stimola la mente e l’anima. L’uso di riferimenti storici, come Tiepolo e le pompeiane, non solo omaggia la tradizione artistica, ma crea anche un dialogo tra passato e presente, invitando lo spettatore a esplorare le connessioni temporali e culturali. Il «meticoloso pseudo graffito style» descritto da Alan Jones aggiunge una dimensione contemporanea alle sue opere, suggerendo una riflessione sulla superficie e sulla profondità, sull’apparenza e la sostanza. Questa capacità di Bowes di unire influenze disparate in un linguaggio visivo coeso rende le sue opere tanto affascinanti quanto evocative.
INFLUENZE E CONNESSIONI
La rete di influenze e connessioni che David ha costruito nel corso della sua carriera è davvero affascinante. La presenza di artisti come Basquiat, Condo e Keith Haring rappresenta non solo una condivisione di esperienze ed ispirazioni, ma anche una sorta di dialogo continuo tra culture e stili diversi. Questi incontri, durante gli anni della giovinezza, hanno contribuito a plasmare la sua identità artistica. Il legame con gli artisti italiani, in particolare durante i suoi soggiorni in città come Roma, Napoli e Firenze, arricchisce ulteriormente la sua visione. Personaggi come Ontani e De Maria, insieme ai grandi del passato come Schifano e De Chirico, offrono all’artista una continua fonte di ispirazione.
1984: IL MOMENTO CHIAVE
La figura di Lucio Amelio come gallerista è cruciale. La carriera di David è una testimonianza della sua importanza nel panorama artistico contemporaneo, evidenziata da esposizioni in gallerie e musei di prim’ordine sia negli Stati Uniti d’America che in Europa. La mostra, “Capriccios”, organizzata da Annina Nosei nel 1984 è un momento chiave, segnalando il riconoscimento ufficiale del suo talento e la sua capacità di attrarre l’attenzione di una gallerista visionaria. Le successive esposizioni, come quelle da Tony Shafrasi del 1985 nella Gallery di New York e Lucio Amelio a Napoli, evidenziano non solo il suo crescente prestigio, ma anche la sua attitudine a confrontarsi con tematiche significative, come dimostra la partecipazione a “Terrae Motus”, un progetto che riflette sulle conseguenze del terremoto in Campania.
COLLEZIONI PRESTIGIOSE
E ancora, la presenza delle sue opere in collezioni prestigiose, come il Walker Art Center o la partecipazione alla XLVIII edizione della Biennale di Venezia nel 1999. Questi riconoscimenti non solo celebrano il suo talento, ma contribuiscono anche a consolidare la sua eredità artistica, rendendo le sue opere parte della storia dell’arte. È così che, nelle sue tele trapela il sole caldo della nostra terra. L’Italia, come l’arte, ci tocca dentro senza andarsene mai più.