TUNISIA, diritti civili. Sonia Dahmani, avvocato ed editorialista, condannata a due anni di carcere per «diffusione di voci e notizie false»

Decine di giornalisti, avvocati ed esponenti dell’opposizione sono stati processati o condannati, una deriva che evidenzia un preoccupante ritorno a pratiche autoritarie. A venire sacrificata in nome della sicurezza nazionale e della stabilità del sistema di potere è la libertà di espressione, una situazione che solleva serie preoccupazioni riguardo al futuro della democrazia

Il 24 ottobre scorso l’avvocatessa ed editorialista tunisina Sonia Dahmani è stata condannata a due anni di reclusione in carcere dal tribunale del Paese nordafricano ai sensi dell’articolo 24 del decreto legge 54, relativo alla «diffusione di voci e notizie false», norma promulgata due anni fa dal presidente Kaïs Saïed, che tuttavia viene fortemente criticata, tra gli altri, dall’Unione nazionale dei giornalisti tunisini (SNJT). La Dahmeni è in carcere dall’11 maggio 2024.

LA REPRESSIONE DI SAÏED

Le azioni muscolari del presidente Kaïs Saïed sono parte di una strategia di ampio respiro volta a indebolire le istituzioni democratiche e, conseguentemente, anche le opposizioni, che a seguito della Rivoluzione del 2011 hanno consentito l’emersione di una società civile dinamica nel Paese. Decine di giornalisti, avvocati ed esponenti dell’opposizione sono stati processati o condannati, una deriva che evidenzia un preoccupante ritorno a pratiche autoritarie. A venire sacrificata in nome della sicurezza nazionale e della stabilità del sistema di potere è la libertà di espressione, una situazione che solleva serie preoccupazioni riguardo al futuro della democrazia in Tunisia.

CRITICA E CARCERE

L’avvocato difensore della Dahmani, Chawki Tabib, ha in seguito dichiarato che la sezione penale del tribunale di primo grado ha emesso questa sentenza in ragione  delle dichiarazioni rese sui media dalla giornalista e giurista, che facevano riferimento al razzismo nel suo paese. Attualmente la Dahmani è perseguita in cinque distinti procedimenti penali per commenti «ritenuti critici». A luglio la donna era già stata condannata in primo grado a un anno di carcere, pena poi ridotta a otto mesi in appello a settembre. Nel corso di una trasmissione sul canale televisivo privato Carthage+, aveva ironizzato sulla situazione dei migranti dell’Africa subsahariana presenti in Tunisia, interrogandosi retoricamente in risposta a un altro editorialista su «quale paese straordinario» si stesse parlando.

DENUNCE SOFFOCATE

I suoi commenti hanno avuto ampia risonanza sui social network e alcuni utenti li hanno considerati dannosi per l’immagine della Tunisia. La Dahmani era stata in seguito arrestata nella Lawyer’s House, dove aveva in seguito cercato rifugio, un’azione muscolare del potere che riflette un clima di paura e di controllo strisciante su avvocati e giornalisti.

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