a cura di Ciro Maddaloni – Ramzan Kadyrov, leader ceceno, nutre interessi su tale piattaforma e non si è fatto problemi a minacciare pubblicamente tre illustri uomini d’affari della regione del Caucaso, uno del Daghestan e due dell’Inguscezia, sostenendo che stessero progettando di ucciderlo.
KADYROV E WILDBERRIES
Kadyrov ha minacciato Bekkhan Barakhoev, Suleiman Kerimov e Rizvan Kurbanov, che a suo avviso sarebbero responsabili della morte di due uomini della sua scorta scorta, periti a seguito del fallito attentato compiuto contro la sua persona. L’intera contesa sulla piattaforma di e-commerce Wildberries è conseguenza della separazione dei coniugi Tatyana e Vladislav Bakalchuk, che di essa sono proprietari, laddove il marito, Vladislav, possiede (soltanto) l’1% del capitale azionario della società, ma pretende una divisione al 50% con la consorte a seguito del divorzio.
IL «PIÙ GRANDE» PROGETTO DI IMPRESA ON LINE
Per «neutralizzare» questa pretesa di divisione avanzata dal suo ex marito, la fondatrice di Wildberries (Tatyana Bakalchuk nata Kim) nel giugno scorso ha annunciato la fusione con Russ Group, guidato da Robert Mirzoyan. Il senatore-oligarca Suleiman Kerimov (boss ombra del Daghestan, altra regione federale, nonché curatore degli affari di Mirzoyan) ha presentato a Vladimir Putin la proposta di fusione illustrandola al presidente della Federazione Russa come il «più grande progetto per creare una impresa online», qualcosa in grado di bypassare Swift e rivaleggiare con Google. Parole che hanno convinto l’inquilino del Cremlino, che ha quindi approvato l’operazione.
BLITZ CRIMINALE A DUE PASSI DAL CREMLINO
In questi tempi di guerra in Russia il denaro e i flussi finanziari scarseggiano, conseguentemente gli avvoltoi si sono lanciati sull’affare. Il sanguinario leader ceceno Kadyrov ha annunciato che avrebbe aiutato Vladislav Bakalchuk a riprendersi la moglie, che gli era stata «rubata» e, naturalmente, l’azienda, sottratta dal takeover ostile. Il mese scorso Bakalchuk si è presentato assieme a un gruppo di persone armate negli uffici di Wildberries, presso il Cremlino. Due agenti della sicurezza in servizio di protezione della struttura sono stati uccisi, si trattava di due guardie originarie dell’Inguscezia.
CLAN CAUCASICI IN GUERRA TRA LORO
Ceceni, ingusci e daghestani, che vivono l’uno accanto all’altro nel Caucaso, sono in lotta da secoli e nella capitale russa si riscontra grande animosità tra il gruppo di potenti ceceni e i rappresentanti delle altre nazionalità della regione. Sia Kadyrov che Kerimov sono dei boss mafiosi il cui secondo lavoro consiste nell’offrire «protezione» alle imprese. Il primo è il boss più temuto a Mosca, con il quale persino il potente FSB (che commercia protezione) preferisce non immischiarsi. Quando i corpi delle due guardie uccise sono stati portati in Inguscezia, una folla di migliaia di persone li ha accolti all’aeroporto. Kadyrov si è detto sorpreso da questa manifestazione popolare e ha commentato che «i leader ingusci stanno tentando di trasformare questo incidente in un pretesto per creare tensione».
«VOLONTARI» PER L’OPERAZIONE MILITARE SPECIALE DI PUTIN
A seguito della sparatoria di Mosca Vladislav Bakalchuk e altre decine di combattenti ceceni sono stati arrestat, tuttavia i colpevoli degli omicidi hanno poi dichiarato di voler partecipare volontariamente alla guerra in Ucraina e per questa ragione le accuse nei loro confronti sono state ritirate. Anche Vladislav Bakalchuk è stato rilasciato senza accuse. Il 1 ottobre Tatyana Kim ha annunciato che la fusione societaria era stata completata, ma questo significa che Kadyrov non ha mantenuto la sua promessa fatta pubblicamente a Vladislav Bakalchuk di aiutarlo a recuperare l’attività. Non si tratta soltanto di denaro, ma anche della reputazione e della credibilità di Kadyrov, che ha reso noto che il daghestano Kerimov e due politici ingusci hanno cercato di assoldare dei sicari per ucciderlo minacciando una «faida di sangue».
FAIDE DI SANGUE
La «faida di sangue» nella mafia russa significa che un rappresentante della famiglia o del clan che ha dichiarato vendetta deve uccidere non solo la persona su cui è stata dichiarata la vendetta, ma anche tutti gli altri membri della sua famiglia o del suo clan. Di fatto, Kadyrov minaccia di incendiare tutto il Caucaso qualora non dovesse riuscire a ottenere ciò che vuole, cioè il controllo dei flussi di denaro generati dalle vendite on line di Wildberries. Vaino (capo di gabinetto dell’amministrazione Putin) e Kerimov hanno offerto a Kadyrov un miliardo di dollari quale risarcimento per Wildberries, mentre quest’ultimo ne ha chiesti sette.
UNO STATO FALLITO?
Allora, i due hanno offerto a dei killer professionisti duecento milioni di dollari allo scopo di liberarsi di Kadyrov, ma questi hanno informato però la loro vittima designata dell’ordine che avevano ricevuto, dunque ora Kadyrov è sul piede di guerra. Sembrerebbe che attraverso la guerra per il controllo di Wildberries, Kadyrov e Kerimov possano fare di più per il crollo dell’Impero russo di tutta l’opposizione a Vladimir Putin, della stessa Ucraina e dei Paesi occidentali messi assieme. Ma, a questo punto la conclusione è che se la Federazione Russa non è uno stato fallito, allora non è chiaro quale stato del mondo possa davvero esserlo.