a cura di Paola Pacchiani – Mettere a dimora un albero senza aver fatto prima le giuste considerazioni sulle caratteristiche della specie alla quale appartiene equivale ad esporsi all’eventualità di una scelta sbagliata che finirà per pagare chi abita in quell’area urbana. Infatti, senza un volume di suolo disponibile sufficiente a garantire un adeguato rifornimento di acqua e nutrienti alla pianta, oltre che ad assicurarne l’ancoraggio, si rischia che essa costituisca un potenziale pericolo per i futuri fruitori dell’area.
METTERE A DIMORA UNA PIANTA
Ma non è tutto: quando le infrastrutture sotterranee, quali ad esempio le tubazioni dell’acqua e i sottoservizi, non sono adeguatamente isolate, le radici possono penetrare all’interno di queste causando danni economici, a volte anche di entità rilevante, a manufatti superficiali e alle pavimentazioni stradali. Proprio di questo si è parlato nel corso dell’incontro dal titolo “Il mondo delle radici e la sua convivenza con l’uomo”, che ha avuto luogo nel pomeriggio dello scorso 21 ottobre nella Sala Laudato Sì in Campidoglio. Si è trattato dell’ultimo appuntamento della serie “Dalle chiome alle radici”, evento parte del ciclo di incontri organizzato dal gruppo capitolino di Azione e denominato “Per una alfabetizzazione ecologica”.
ALFABETIZZAZIONE ECOLOGICA
Ai lavori odierni, che sono stati introdotti e moderati da Silvia Ambrosio, membro del Direttivo provinciale e referente per le politiche ambientali di Azione, sono intervenuti, assieme al capogruppo all’Assemblea capitolina di Azione, Flavia De Gregorio, l’agronomo Franco Milito (che ha parlato della stabilità degli alberi e della relazione fra questa e gli apparati radicali) e l’arboricoltore Marco Belli, che ha dimostrato come le conoscenze di sempre, insieme alle nuove tecnologie, rendono possibile la convivenza fra i grandi alberi e l’uomo in ambiente urbano nel rispetto delle necessità degli uni e dei bisogni degli altri.
UN RAPPORTO MIGLIORABILE
«Il rapporto con l’ambiente che ci circonda è migliorabile, ma per fare questo dobbiamo impegnarci molto dando il giusto spazio all’alfabetizzazione ecologica, ormai indispensabile e strategica in ambito ambientale e in ogni settore della vita associata», ha esordito nell’occasione la De Gregorio. L’albero raramente nel contesto urbano si trova in una condizione ideale. Oltre alle potature di contenimento, spesso drastiche e altrettanto spesso immotivate, l’albero soffre perché l’asfalto soffoca le sue radici, mentre le escavazioni possono danneggiarle. La pianta, le cui radici non riescono a trovare spazio e a ossigenare i propri tessuti, finisce per sollevare l’asfalto, mentre quelle le cui radici vengono compresse o danneggiate rispondono cambiando il proprio assetto o la propria chioma per rimanere in equilibrio, magari inclinandosi.
UN ALBERO IN CITTÀ
«Considerare un albero in città come una semplice forma di “arredo urbano” è un errore imperdonabile – ha concluso il capogruppo di Azione -, inoltre, il verde urbano ha potenzialità infinite, da valorizzare in maniera attenta e sapiente. A maggior ragione la gestione del patrimonio arboreo cittadino va considerata strategicamente e, pertanto, deve poggiare su una visione avanzata e intelligente, fondata sulla ricerca di un perfetto equilibrio tra salvaguardia del pianeta, esigenze umane ed esigenze degli altri esseri viventi».