Tripoli, 11 ottobre 2024 – «Tripoli blocca nostro progetto aeroportuale, il Governo ci aiuti a fare chiarezza», con queste accorate parole esordisce Elio Franci, imprenditore a capo del consorzio Aeneas, impegnato nella realizzazione del nuovo scalo aeroportuale della capitale libica. Egli, pressato da una situazione che diviene sempre più difficile si è rivolto alla stampa allo scopo di rendere nota la situazione delle imprese che operano alla ricostruzione dell’importante infrastruttura.
UNO STALLO OLTREMODO PERNICIOSO: INTERVENGA PALAZZO CHIGI
Franci ha rappresentato chiaramente il problema ai colleghi dell’Adnkronos: «Tripoli ritarda o blocca i pagamenti di somme già anticipate nell’ambito del progetto per la ricostruzione dell’aeroporto della capitale libica», ha dichiarato, aggiungendo che è necessario «che venga fatta chiarezza e che il Governo italiano, come ha sempre fatto, ci aiuti a superare questa fase di stallo con la presenza determinante della Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni al Business Forum italo-libico di Tripoli che avrà luogo a fine ottobre». Il consorzio Aeneas nel 2017 si è aggiudicato il contratto per la ristrutturazione dell’Aeroporto Internazionale di Tripoli, scalo devastato dai combattimenti tra le fazioni in lotta, un progetto di respiro strategico ai fini della ricostruzione e della ripresa del Paese nordafricano dopo le devastazioni causate dalla guerra civile tra l’Est e l’Ovest.
ALLA FINE DELL’ESTATE I PRIMI PROBLEMI
«A seguito delle varie peripezie della guerra e del Covid – spiega Franci -, noi abbiamo ricominciato i lavori e nel 2023 siamo entrati nella fase effettivamente operativa. Prima dell’estate avevamo completato oltre il 50% delle forniture e delle installazioni, ma poi, improvvisamente e inspiegabilmente, in una situazione che era abbastanza tranquilla, alla fine della stagione estivo la controparte libica ha iniziato a ritardare i diversi pagamenti, effettuando trattenute non contrattualizzate e inventando dei cavilli assolutamente non contemplati nel contratto. Ho sempre creduto in questo progetto, poiché è in grado di dare lustro all’Italia e, soprattutto, aiutare a fare uscire la Libia da una situazione geopolitica ed economica per nulla stabile, perché quando c’è il business il territorio è più tranquillo».
UN INVESTIMENTO IMPEGNATIVO
Franci assicura inoltre che le imprese impegnate nello sviluppo di questo importante progetto hanno continuato a crederci, anche anticipando delle somme importanti di denaro ai fini dell’avanzamento dei lavori, questo perché la maggior parte dei fornitori europei non voleva avere a che fare con la Libia in assenza di consistenti anticipi e garanzie adeguate. «Grazie anche all’azione di ENAC – ricorda per altro il presidente del consorzio Aeneas -, l’Italia è il primo e unico paese europeo ad aprire voli diretti tra Libia ed Europa attraverso la rotta Roma-Tripoli, già coperta da una compagnia libica, mentre al forum dovrebbe essere annunciato anche un collegamento che verrebbe effettuato da Ita Airways. A questo punto, in queste circostanze sarebbe davvero una grande incoerenza non permettere a una società italiana il completamento del progetto strategico del nuovo aeroporto internazionale di Tripoli».
TOTALE INCERTEZZA E SCARSA CHIAREZZA
«In un contesto di totale incertezza e di poca chiarezza – sottolinea Franci – abbiamo sempre potuto fare affidamento sulle Autorità italiane: l’Ambasciata a Tripoli, il Ministero degli Affari esteri e il Governo, con la Presidente del Consiglio che ci è stata vicina in più di un’occasione. Ora, mi auguro che la sua presenza al Business Forum italo-libico del prossimo 29 a Tripoli sia determinante al fine di superare questa situazione di stallo e fare quindi chiarezza». Franci lamenta di avere scritto decine di lettere alla TPB, società che gestisce il progetto per conto del Ministero dei Trasporti, «tuttavia il problema non si è risolto, anche perché a un problema che si trascina da anni adesso si è aggiunto anche quello di una società libica priva di esperienza che vorrebbe subentrare al nostro consorzio, che vanta invece lavori in un cinquantina di aeroporti in tutto il mondo».
MISURARE IL CONCRETO LIVELLO DI AFFIDABILITÀ
«La Libia va curata e seguita», ammette in conclusione il Presidente del consorzio Aeneas, rivendicando di non aver mai abbandonato il Paese nordafricano in questi anni difficili, «tuttavia, se le problematiche finanziarie dovessero proseguire consiglierei ai miei colleghi imprenditori di usare una particolare cautela nei loro investimenti».