La notizia è stata poi diffusa dal vaticanista Marco Mancini mediante un articolo pubblicato recentemente dall’agenzia giornalistica ACI Stampa – https://www.acistampa.com/story/26381/diocesi-di-roma-papa-francesco-con-un-motu-proprio-abolisce-il-settore-centro -, in esso si riferiva come il territorio diocesano della città di Roma, che fino a pochi giorni fa risultava suddiviso in cinque settori (nord, sud, est, ovest e centro), adesso in conseguenza del Motu proprio pontificio, vede abolito il settore centro.
MUTA SEMPRE PIÙ L’AGGLOMERATO URBANO DI ROMA
«Con l’incremento della mobilità – ha scritto allo specifico riguardo Papa Francesco -, non è mancata la pastorale dei pellegrini e del turismo, trasformando sempre più il centro storico in un grande santuario a cielo aperto: l’effetto collaterale che a lungo andare ha toccato la diocesi nel tentativo di adeguarsi all’espansione dell’agglomerato urbano è stato quello di vedere una sempre maggiore differenza e separazione tra il centro di Roma e le periferie. Molte zone periferiche e di conseguenza molte parrocchie, pur essendo configurate all’interno del Comune e della Diocesi di Roma, non sono state curate con l’attenzione alla bellezza e all’identità che caratterizza Roma; viceversa, il centro storico, che costituisce una buona parte del Settore Centro, si è sempre più isolato, rischiando di diventare un luogo a sé stante e nascosto, che vive dimensioni pastorali legate alla carità verso i molti poveri che abitano il centro di Roma e ad antichissime devozioni, tutte testimonianze che necessitano di essere aperte alla città intera, affinché questa non diventi un museo da visitare, bensì un luogo che possa manifestare e diffondere tutta la santità di Roma».
LO SVUOTAMENTO DEL CENTRO STORICO
Il Pontefice ha inoltre osservato come lo svuotamento residenziale del centro storico abbia modificato la pastorale ordinaria del Settore, che ha registrato una lenta ma inesorabile riduzione del numero di parrocchie, oggi soltanto trentacinque in un territorio molto vasto, ciascuna con un afflusso di fedeli notevolmente inferiore rispetto a quelle presenti negli altri settori della Capitale. «La mancanza di una pastorale alternativa ha determinato nel tempo la ridotta accessibilità di molte chiese o luoghi di culto, ricchi di storia, di arte e di fede. Esiste dunque un patrimonio dall’alta potenzialità da tempo in giacenza che chiede di essere ripensato e messo a servizio del popolo di Dio. L’insieme di queste criticità ha portato la diocesi ad attribuire al Settore Centro un’importante valenza logistica, legata anche alle molte Istituzioni che vi hanno la propria sede, non riuscendo ancora a sviluppare, tuttavia, quella dimensione pastorale che le è propria. Spesso il clero destinato al Settore Centro è solamente residente in strutture di culto, vivendo poi il proprio ministero in altri incarichi o uffici».
RIDEFINIZIONE DELLE PREFETTURE DELLE DIOCESI
Pertanto Bergoglio ha disposto che «vengano ridefiniti i confini delle Prefetture in cui è suddivisa attualmente la diocesi di Roma, affinché siano armonizzati i contesti di riferimento e le parrocchie che vi appartengono, riducendo l’organizzazione territoriale della Diocesi di Roma solo in riferimento ai quattro punti cardinali». Nello specifico, il Pontefice ha stabilito che i quattro Settori sulla base della loro posizione geografica includeranno le cinque Prefetture e le trentacinque parrocchie esistenti sul territorio del Settore Centro: «Il Settore Nord includa la Prefettura IV, il Settore Est includa la Prefettura V, il Settore Sud includa la Prefettura III, il Settore Ovest includa le Prefetture I e II. Il venir meno dei confini del Settore Centro non significa affatto chiuderlo, come potrebbe sembrare in apparenza – ha precisato il Papa nel suo Motu proprio -, bensì aprirlo. Desidero, infatti, che con questa decisione sia esaltata la specificità pastorale del centro storico di Roma in un’identità diocesana».
PRIMI SEGNALI DI UN MUTAMENTO IMMINENTE
Al riguardo, lo scorso mese di aprile era già stato percepito un segnale in tal senso, infatti, dopo aver nominato l’allora Vicario Generale, cardinale Angelo De Donatis, nuovo Penitenziere Maggiore, il Pontefice aveva anche chiamato in Vaticano il vescovo gesuita Daniele Libanori, ausiliare per il Settore Centro, quale assessore pontificio per la Vita consacrata, ma un successore di Libanori non è mai stato nominato, mentre quale quale coordinatore del Settore Centro era stato scelto monsignor Francesco Pesce, parroco di Santa Maria ai Monti. Intanto, a distanza di sei mesi si attende ancora la nomina del nuovo Vicario che dovrà succedere al cardinale Angelo De Donatis. Per ora queste funzioni vengono svolte dal vicegerente, monsignor Baldassare Reina, che è anche vescovo ausiliare per il Settore Ovest. Incontrando il Consiglio episcopale della Diocesi di Roma, il Papa aveva annunciato la necessità di prendersi del tempo per poter discernere su tale nomina; al riguardo, rumours provenienti da Oltre Tevere ventilerebbero la possibile intenzione di Papa Francesco di non nominare un nuovo Vicario, lasciando la gestione del Vicariato al vicegerente.
IL DISPOSTO DELLA COSTITUZIONE APOSTOLICA
Questo seppure la Costituzione Apostolica In Ecclesiarum Communione disponga agli articoli da 10 a 13 come «l’esteso impegno che richiede il governo della Chiesa universale» renda «necessario un aiuto nella cura della Diocesi di Roma». Per questo motivo «nomino un cardinale come mio ausiliare e Vicario Generale (Cardinale Vicario), che a mio nome e per mio mandato, avvalendosi della collaborazione degli altri miei vescovi ausiliari, tra i quali scelgo il vicegerente, esercita il ministero episcopale di magistero, santificazione e governo pastorale per la Diocesi di Roma con potestà ordinaria vicaria nei termini da me stabiliti. Egli è giudice ordinario della Diocesi di Roma. Il suo ministero non si estende alla Città del Vaticano. Il Cardinale Vicario provvederà a informarmi periodicamente e ogniqualvolta lo riterrà necessario circa l’attività pastorale e la vita della Diocesi. In particolare, non intraprenderà iniziative importanti o eccedenti l’ordinaria amministrazione senza aver prima a me riferito. Il Cardinale Vicario è il legale rappresentante della Diocesi di Roma e del Vicariato di Roma. Il Cardinale Vicario non cessa dal suo Ufficio nella vacanza della Sede Apostolica».
TOTO NOMINE AL VICARIATO
Sottolinea il vaticanista di ACI Stampa, come nelle prossime settimane, o anche mesi, sia lecito attendersi la nomina di un Vicario generale. «Immediatamente dopo il trasferimento del cardinale De Donatis al Palazzo della Cancelleria, i nomi più gettonati per la successione erano tre: quello dell’attuale vicegerente, monsignor Reina, quello del vescovo di Verona monsignor Domenico Pompili e quello dell’arcivescovo di Siena cardinale Augusto Paolo Lojudice, che però, anche dopo la sua elezione a presidente della Conferenza episcopale toscana, sembra aver perso quota». Non è da escludere – conclude Mancini -, che il Papa possa scegliere tra uno dei suoi ausiliari. «Oltre al già citato Reina, figurano nell’elenco monsignor Paolo Ricciardi, ausiliare per il Settore Est, ambito della Chiesa ospitale e in uscita; monsignor Dario Gervasi, ausiliare per il Settore Sud, ambito per la cura delle età e della vita; monsignor Daniele Salera, ausiliare per il Settore Nord, ambito della formazione cristiana; monsignor Benoni Ambarus, ambito della Diaconia della Carità; monsignor Michele Di Tolve, ambito per la cura del diaconato, del clero e della vita religiosa, responsabile diocesano dell’Ordo Virginum e Rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore».