ACQUA, stress idrico e demografia. Spopolamento e gestione sostenibile della risorsa

Con il primo volume dedicato al rapporto tra gli scenari demografici futuri e il servizio idrico, è stata inaugurata la collana “I Quaderni del Blue Book”, pubblicazioni sui principali temi che caratterizzano il comparto idrico e che anticipano la pubblicazione annuale del Blue Book, previsto a marzo di ogni anno. Nel primo numero, la Fondazione Utilitatis ha analizzato il ruolo che l'aumento degli investimenti e la variazione della popolazione possono avere sul costo di gestione del servizio idrico integrato su un orizzonte temporale di medio periodo (al 2042), proponendo alcuni indirizzi di politica da adottare per garantire una gestione sostenibile della risorsa. La necessità di aumentare gli investimenti, per garantire l'efficienza e la sostenibilità del servizio di gestione della risorsa e per migliorare le infrastrutture esistenti, potrebbe comportare un aggravio dei costi di gestione del servizio che può tradursi in un incremento delle tariffe per l'utente soprattutto in quelle aree del Paese che tenderanno a spopolarsi

Le previsioni demografiche hanno lo scopo di tracciare il probabile andamento futuro di una popolazione in termini di dimensione totale e di componenti strutturali.

SCENARI DEMOGRAFICI

Gli usi possibili delle previsioni sono molteplici e variano, per esempio, dal campo della programmazione sanitaria a quella previdenziale, dallo studio del fabbisogno urbanistico a quello energetico-ambientale. In questo caso, basandosi sulle stime di Istat, viene proposta una previsione dell’andamento della popolazione italiana al 2042 con un approfondimento sulle variazioni demografiche osservate in alcuni ambiti territoriali ottimali del Paese.

ANDAMENTO DEMOGRAFICO GLOBALE

La popolazione mondiale è in aumento da molti decenni, seppure il ritmo di crescita sia diminuito sul finire dello scorso Millennio. Le stime delle Nazioni Unite prevedono una crescita che porterà la popolazione mondiale oltre i 10 miliardi di persone nel 2100, ma nello stesso periodo dovrebbe anche invertirsi la tendenza, con il raggiungimento di un plateau e una discesa della popolazione mondiale. Alla base della crescita demografica della popolazione mondiale contribuiscono due driver principali. Il primo è quello relativo alla diminuzione della mortalità: nel corso dei secoli l’aspettativa di vita media alla nascita si è notevolmente allungata passando solo negli ultimi decenni da 64 anni del 1990 a 72 anni del 2020. L’Europa, insieme ad America e Australia rappresenta la regione con l’aspettativa di vita più alta (circa 80 anni nel 2020) e prevista in crescita grazie ai progressi in campo medico e scientifico; il secondo è quello relativo al tasso di fertilità (numero di nascite per donna): negli ultimi anni nonostante il numero di nascite per donna sia diminuito in quasi tutte le aree del pianeta, rimane comunque un tasso alto soprattutto in aree come l’Africa dove nel 2022 il numero medio di nascite per donna è stato 4,13 (vs 1,41 in Europa). Nonostante a livello mondiale la popolazione sia cresciuta costantemente, l’andamento è stato differente tra i diversi paesi. L’Italia, per esempio, ha registrato un crollo demografico a partire dal 2014, passando da circa 60,3 milioni di abitanti fino ai 58,9 milioni del 2023. Un calo che non sembra destinato a finire. Secondo le previsioni elaborate dall’Istat, infatti, il trend negativo continuerà nei prossimi decenni arrivando, nel 2070, a circa 47,7 milioni.

PREVISIONI DEMOGRAFICHE NEI COMUNI ITALIANI

Secondo le previsioni Istat, la popolazione italiana residente è in costante decrescita e dai circa 59 milioni di abitanti registrati al 1 gennaio 2022 si attesterà a 58,1 milioni nel 2030, 54,4 milioni nel 2050 e A 45,8 milioni nel 2080. In meno di 60 anni il paese è quindi destinato a perdere circa 13 milioni di abitanti con una decrescita demografica pari al 2‰ annuo. Nel medio termine il calo demografico risulterebbe più accentuato passando da 58,1 milioni a 54,4 milioni tra il 2030 e il 2050 (variazione media annuo pari al -3,3‰). Tra il 2050 e il 2080 la popolazione diminuirebbe di ulteriori 8,5 milioni (-5,7‰ in media annua). L’Istat ha elaborato delle previsioni di dettaglio per tutte le Province, per i Comuni capoluogo di provincia e per tutti i Comuni che superano i 5mila abitanti, con un intervallo temporale di riferimento che va dal 2022 al 2042. A livello medio, considerando tutto il campione, in vent’anni si assiste ad una diminuzione della popolazione pari a -4 per cento. In alcuni Comuni la diminuzione della popolazione è superiore al 20%, con punte del 30% in alcune regioni del Sud (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia). Quasi tutte le grandi città vedono una diminuzione del numero di abitanti compresa tra -3% e -19%, a spopolarsi di più sarebbero proprio i grandi centri urbani del Sud (es. Catania, Messina, Napoli e Palermo). Gli unici grandi centri urbani a subire un aumento della popolazione sarebbero Milano (+8%), Bologna (+7%) e Verona (+2%). Alcuni Comuni invece subirebbero un aumento significativo della popolazione, in alcuni casi superiore al 20% (in Campania, Emilia-Romagna e Lombardia) o al 30% (Calabria, Campania, Emilia-Romagna). Nel complesso, le zone che registrerebbero un saldo positivo della popolazione sarebbero maggiormente ricomprese nelle regioni settentrionali e in particolare in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto.

STIMA DELLE VARIAZIONI DEMOGRAFICHE NEGLI ATO

Lo svolgimento del servizio idrico integrato viene diviso in unità territoriali chiamati ambiti territoriali ottimali (ATO), così come identificati dall’art. 147 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152. L’obiettivo è quello di consentire le economie di scala e di differenziazione, idonee a massimizzare l’efficienza dei servizi. Gli ATO devono avere dimensioni almeno provinciali, mentre estensioni inferiori devono essere giustificate in base ai principi di proporzionalità, adeguatezza ed efficienza; per ciascun ambito, inoltre, deve poi essere istituito o designato il relativo Ente di Governo dell’Ambito (EGA).

continua a leggere il Rapporto Utilitatis al seguente indirizzo web: https://www.utilitatis.org/wp-content/uploads/2024/09/QBB_1_SCENARIDEMO_final.pdf

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