A fronte della «gravità della situazione nelle carceri italiane e dei probabili ulteriori pericoli che incombono sulla comunità penitenziaria», il parlamentare Roberto Giachetti (Italia Viva – Italia C’è) e i dirigenti dell’associazione Nessuno tocchi Caino (Rita Bernardini, Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti) hanno presentato alla Procura della Repubblica di Roma un esposto denuncia teso alla verifica della sussistenza di eventuali responsabilità di natura penale a carico del ministro della Giustizia (Carlo Nordio) e dei sottosegretari del suo dicastero Andrea Del Mastro Delle Vedove e Andrea Ostellari. Si tratta di undici pagine circostanziate dalle quali emerge una realtà aggravatasi negli ultimi mesi.
IL DECRETO VOTATO ALLA CAMERA
Il documento del gruppo di ex parlamentari radicali fa riferimento all’elevato numero di decessi avvenuti in carcere a seguito di suicidi o per cause sanitarie, in quest’ultimo caso da loro attribuite in modo particolare alla mancata prestazione delle necessarie cure mediche ai detenuti malati. Le ragioni alla base del ricorso a questa azione per vie legali l’ha spiegata lo stesso Giachetti in una intervista rilasciata a Radio radicale dopo avere sporto la denuncia: «Di fronte a quello che sta accadento, chi sapendo quello che sta succedendo non interviene per scongiurarlo ne è in qualche modo complice: lo stabilisce l’articolo 40 del Codice penale. Noi siamo venuti dopo aver fatto una battaglia politicha che è durata da febbraio ad agosto, quindi sei mesi, nella quale hanno rinviato più volte: noi siamo stati disponibili in tutto, ma non hanno messo in campo nulla di alternativo».
VERTICE «LAMPO» A PALAZZO CHIGI
«Hanno fatto un decreto vuoto – prosegue il parlamentare di Italia Viva -, la cui inconsistenza è marcata dalla decisione di ieri della Meloni di fare una riunione a Palazzo Chigi sul tema dell’emergenza sovraffollamento, che però non è minimamente toccata da questo decreto (egli si riferiva al cosiddetto Decreto Nordio carceri sicure). Esperite tutte le vie sul piano politico abbiamo deciso di fare questo esposto». Il vertice di Palazzo Chigi ha avuto luogo contestualmente alle dichiarazioni di voto in Parlamento, che dunque si sono svolte in assenza dei responsabili del dicastero della Giustizia, un fatto che ha suscitato polemiche sia sul piano formale (Nordio in quella sede ha per altro dichiarato che sarebbe stato ricevuto dal Presidente della Repubblica) che, soprattutto, sostanziale, poiché (ad avviso dei suoi detrattori), quella riunione avrebbe certificato l’inconsistenza del decreto legge varato in Aula.
CASSATA LA PROPOSTA DI LEGGE GIACHETTI
Una proposta di legge sulla materia (liberazione anticipata speciale per abbattere il sovraffollamento nelle carceri), concepita allo scopo di intervenire tempestivamente per tamponare l’emergenza, era stata presentata alla Camera dei Deputati dallo stesso Onorevole Giachetti, ma nel corso della seduta parlamentare di ieri è stata rinviata alla Commissione competente senza dunque votare su di essa un emendamento soppressivo. «È una proposta di legge che hanno ammazzato senza volerci mettere la faccia – accusa il promotore -, e la ragione per la quale la rinviano e non vogliono votare contro è che altrimenti si dovrebbe votarla a scrutinio segreto e sono consapevoli che non avrebbero la maggioranza alla Camera. Un pezzo consistente della maggioranza, non soltanto Forza Italia, sarebbe favorevole a essa, sapendo che c’è un voto segreto, piuttosto che metterci la faccia e votare contro rischiando di andare sotto la rinviano. Ma con il rinvio in Commissione la proposta di legge è morta».
OSCURI SCENARI: LA CIRCOLARE DEL DAP
Giachetti adombra l’ipotesi di un disegno ordito dall’esecutivo: «Il Governo vuole creare le condizioni per un’azione repressiva nelle carceri. Secondo me, loro stanno lavorando affinché esplodano le rivolte nelle carceri, poiché la loro strategia è quella di creare tensione allo scopo di poter poi intervenire in forma repressiva: non è che temano le rivolte, le stanno alimentando. Ed è la ragione per la quale abbiamo deciso di fare questo esposto». Nel frattempo è emerso che il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Provveditorato regionale per la Lombardia) ha diramato una circolare ai direttori delle carceri al fine di «prevenire eventuali rivolte dei detenuti». In essa si afferma: «Attese le informazioni giunte di recente a questo Provveditore, possibili stati di tensione tra la popolazione ristretta connessi alle decisioni politiche assunte in sede di conversione del Decreto legge n.92/2024, si invitano le SS.VV. a sollecitare tutto il personale rispetto alla necessità di operare con massimo scrupolo e zelo al fine di mantenere alto il livello di attenzione nello svolgimento delle attività di vigilanza e osservazione negli Istituti penitenziari».
«DAL CARCERE NON SI ESCE PERCHÉ NON C’È POSTO»
Rita Bernardini, presidente dell’associazione Nessuno tocchi Caino fornisce una propria precisa interpretazione del dettato di tale atto amministrativo: «Mi sembra unaa affermazione piuttosto grave, percché si afferma che le decisioni del Governo potrebbero provocare delle rivolte nelle carceri». Dure reazioni da parte della maggioranza sono seguite all’iniziativa giudiziaria posta in essere da Giachetti e Nessuno tocchi Caino: «Il metodo scelto, con il coinvolgimento della Procura della Repubblica non è corretto – ha dichiarato il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto -, il Governo si sta occupando con continuità del problema carceri, ferma restando la contrarietà agli automatismi. non ci deve essere nulla che in automatico fa uscire qualcuno dal carcere, ci deve invece essere un’attenta valutazione da parte del giudice secondo principi di meritevolezza. Dal carcere non si esce perché non c’è posto, con sicura successiva verifica delle recidive».
CARTE BOLLATE E PUBBLICI MINISTERI
Dal canto suo, il parlamentare di Azione, Enrico Costa, sottolineando la propria stima per Roberto Giachetti, «che tenta ogni strada per lottare contro l’indegna situazione nelle carceri» e comprendendone «la rabbia», è intervenuto affermando di «essere al suo fianco», tuttavia «l’esposto in Procura, che mette tutto nelle mani dei Pubblici ministeri, è sbagliato, perché il problema va denunciato e affrontato sul piano politico».