BANGLADESH, rivolta e fuga primo ministro. Ruolo fondamentale dei militari: sciolto il Parlamento, il Premio Nobel Yunus ha accettato la guida del governo

Sheikh Hasina è fuggita in elicottero nella confinante India, da dove presumibilmente si trasferirà a Londra; la folla di manifestanti ha preso d’assalto la sua residenza devastandola. Nel frattempo è stata liberata la leader dell'opposizione Khaleda Zia

La settantaseienne premier del Bangladesh, Sheikh Hasina, al potere dal 2009, è stata costretta alle dimissioni dall’incarico dalle forti pressioni esercitate dalla piazza in rivolta contro il suo governo e il consolidato sistema di potere dell’Awami League, partito al quale appartiene e al quale fanno riferimento anche reduci e familiari dei reduci della guerra di indipendenza combattuta alla fine del 1971 contro l’allora Pakistan Occidentale dagli indipendentisti del Bangladesh (fino a quel momento stato bicefalo composto anche dal Pakistan Orientale).

LA FUGA DI HASINA

Si è trattato di continue giornate di protesta, in particolare nella capitale Dacca, represse nel sangue dalla polizia, manifestazioni di piazza che hanno visto protagonisti gli studenti, giovani della cosiddetta Generazione Z. Hasina, fuggita precipitosamente assieme a sua sorella a bordo di un elicottero militare, è atterrata ad Agartala, città nordorientale dell’India, paese resosi disponibile a offrire loro un transito sicuro per il Regno Unito, dove le donne dovrebbero trovare asilo. Nelle stesse ore Khaleda Zia, già primo ministro membro del Bangladesh National Party e attuale leader dell’opposizione, è stata rilasciata dopo anni di detenzione agli arresti domiciliari. Il rilascio ha avuto luogo il giorno seguente a quello della diramazione dell’ordine di rilascio da parte dei militari, che hanno assunto il sostanziale controllo del Paese dopo la destituzione e la fuga della Hasina.

INCARICO INTERINALE AL NOBEL YUNUS

I coordinatori delle proteste studentesche avevano espresso chiaramente la richiesta della formazione di un nuovo esecutivo ad interim presieduto da, Muhammad Yunus, premio Nobel per la Pace, personalità che si è detta disponibile a ricoprire il delicato incarico. Egli è gli ideatori del micro credito moderno, un sistema di piccoli prestiti erogati in favore di imprenditori privi di mezzi e del credito necessario per ottenere dei finanziamenti dal sistema bancario. Yunus è altresì fondatore della Grameen Bank, di cui è stato direttore dal 1983 al 2011. I vertici delle forze armate, con a capo il generale dell’esercito Waker-Uz-Zaman, sono favorevoli a una soluzione interinale del genere. In precedenza, dagli schermi della televisione, Waker-Uz-Zaman aveva dichiarato che ne avrebbe discusso con il presidente Mohammad Shahabuddin e di essere già entrato in contatto con i principali partiti di opposizione, oltreché con esponenti della società civile, ma non con la Lega Awami.

RUOLO E APERTURE DEI MILITARI

«È tempo di porre fine alla violenza – ha dichiarato il generale -, se la situazione migliorerà non sarà necessario il ricorso allo stato d’emergenza». Egli ha quindi assicurato che le autorità che si insedieranno al potere «indagheranno su tutti gli omicidi» commessi durante delle giornate di protesta, concludendo con una esortazione: «Adesso il compito degli studenti è di restare calmi e di aiutarci». Nel corso dei violenti disordini verificatisi nel Paese sono rimaste uccise almeno cinquantasei persone, in buona parte a causa di colpi di arma da fuoco; quarantaquattro di esse a Dacca, altre undici nei dintorni della capitale e una nella città portuale di Chittagong. Le proteste degli studenti è divampata alla notizia del varo della controversa legge che modificava le regole di assunzione nella pubblica amministrazione del Bangladesh.

UNA RIVOLTA DELLA «GENERAZIONE Z»

Essa prevedeva dei vantaggi nelle graduatorie in favore dei discendenti dei reduci della guerra del 1971, una riserva di posti considerata dagli studenti (e non solo da loro) discriminatoria, anche perché avrebbe privilegiato membri e simpatizzanti del partito al potere, la Awami League di Sheikh Hasina. le proteste di piazza si sono ben presto ingigantite assumendo i connotati di una radicale critica conflittuale con il potere, una crisi che dal 16 luglio ha provocato oltre duecentottanta morti e più di quattrocento feriti. Negli ultimi giorni, in questo paese a maggioranza musulmana di centosettanta milioni di abitanti, la protesta si è caratterizzata per un incremento delle violenze, che hanno portato al blocco di strade, autostrade e linee ferroviarie, con il governo che ha disposto la chiusura di tutte le scuole e università e il coprifuoco.

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