MEDIO ORIENTE, palestinesi. Hamas: difficoltà e crisi intestina dopo l’eliminazione di Haniyeh

L’eliminazione fisica a Teheran del capo dell’ufficio politico dell’organizzazione islamista radicale palestinese ha provocato una serie di profonde ripercussioni che si stanno riflettendo sia su scala regionale che internamente all’organizzazione della quale Haniyeh era un elemento apicale. Questi, ad avviso di non pochi qualificati osservatori dello scenario mediorientale, veniva considerato l’unico dirigente in grado di mantenere unito il movimento, dunque, con la sua morte per Hamas si accentuerebbero le difficoltà. Intanto l’Iran, dopo aver capitalizzato la mancata formalizzazione dell’accordo tra Israele e Arabia Saudita (effetto dell’attacco stragista del 7 ottobre e di ciò che ne è conseguito) approfitta dello schermo fornitogli dal perdurante conflitto in atto nella striscia di Gaza e nel Libano meridionale per proseguire nello sviluppo del suo programma nucleare. Ma, a questo punto per i vertici della Repubblica Islamica il dilemma che si pone è se e in quale misura rispondere con le armi alla eliminazione di Haniyeh sul proprio territorio: gli ayatollah attaccheranno direttamente lo Stato ebraico?

a cura di Shorsh Surme, pubblicato su “Panorama Kurdo” il 4 agosto 2024, https://www.panoramakurdo.it/2024/08/04/iran-il-programma-nucleare-dietro-la-guerra-di-hamas/ L’assassinio di Ismail Haniyeh, capo dell’ufficio politico di Hamas, ha generato profonde ripercussioni che si stanno riflettendo in primo luogo sulla scena regionale, quindi su quella interna del movimento palestinese.

IN ATTESA DELL’EVENTUALE RISPOSTA DI TEHERAN

La comunità internazionale attende la preannunciata risposta dell’Iran, dopo che i messaggi minacciosi dei leader della Repubblica Islamica sono stati trasmessi in tutte le lingue del mondo a seguito dell’azione compiuta da Israele nel cuore della capitale, Teheran, per giunta nel giorno dell’insediamento del nuovo presidente. Tuttavia, se la reazione iraniana consisterà in attacchi contro Israele tramite missili e droni, per gli ayatollah si tratterebbe semplicemente di un salvare la faccia dopo che l’escalation militare degli ultimi dieci mesi ha minato in modo palese le loro capacità difensive. D’altro canto, se il regime teocratico deciderà di riservarsi il diritto di risposta e non avvierà un vero attacco «qualitativo» contro lo Stato ebraico, lo farà per non venire coinvolto in una guerra è proteggere il suo progetto nucleare, la cui fase di sviluppo è prossima alla piena capacità di produrre un’arma nucleare.

EFFETTI DELLA GUERRA DEL 7 OTTOBRE

Dal 7 ottobre l’Iran ha sfruttato la guerra nella Striscia di Gaza e ha persino distratto Israele sul fronte meridionale del Libano in modo da accrescere il ritmo dei lavori del progetto nucleare e quindi portarlo a compimento. A parte i complessi calcoli degli iraniani sulla risposta da dare alla recente serie di omicidi a Teheran e nella periferia sud di Beirut, le ripercussioni dell’assassinio di Haniyeh getteranno un’ombra sulla scena interna di Hamas, movimento i cui leader sono stati assassinati dall’inizio della guerra nella striscia di Gaza e che si trova oggi ad affrontare una crisi organizzativa che minaccia di creare ondate di dissenso al proprio interno.

FRATTURA INTESTINA AD HAMAS

Il principale obiettivo dichiarato da Israele nella guerra a Gaza è porre fine ad Hamas e, dopo dieci mesi di guerra, con l’assassinio di Haniyeh, ritenuto l’unico in grado di mantenere unito il movimento, gli ha bloccato la strada impedendogli di riorganizzarsi nella Striscia. L’attuale crisi di Hamas nella striscia di Gaza è di natura militare e organizzativa, aspetti che pongono il movimento palestinese in difficoltà, dato che le varie fazioni che lo compongono in assenza di un leader carismatico difficilmente potranno rimanere unite.

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