MEDIO ORIENTE, dinamiche ed escalation. Analisi di scenario dopo i raid di Teheran e Beirut

Risulta oltremodo simbolico il fatto che l'eliminazione del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, sia avvenuta a Teheran a ridosso della cerimonia di giuramento del nuovo presidente della Repubblica Islamica, poiché si tratta di una vicenda assai imbarazzante per il regime teocratico sciita. Ad avviso di Ely Karmon (Senior Researcher at the Institute for Counter-Terrorism Policy, Reichman University), autore dell’articolo pubblicato di seguito, le ritorsioni per entrambi gli eventi, le eliminazioni «mirate» di Teheran e Beirut (dove è stato ucciso Fuad Shukr, comandante di Hezbollah ritenuto tra i più stretti collaboratori di Nasrallah) saranno limitate. Gli iraniani dovranno inoltre dimostrare le responsabilità di Israele riguardo all’eliminazione di Haniyeh, poiché al momento lo Stato ebraico non se ne è assunta la responsabilità. Al riguardo andrebbe sottolineata la dichiarazione del Segretario alla Difesa statunitense, che ha ribadito l’intenzione di Washington di proteggere Israele. Il gruppo da battaglia della US Navy incrocia ormai nelle acque del Golfo Persico. A questo punto sarà interessante capire quale potrà essere la reazione del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, che del leader di Hamas ucciso era alleato e amico

a cura di Ely Karmon, analisi pubblicata il 31 luglio 2024 dal quotidiano“Israel Hayom” – Il massacro di dodici bambini drusi e le decine di feriti conseguenti all’attacco missilistico di Majdal Shams, sulle alture di Golan, ha comportato una forte risposta da parte di Israele, avvenuta dopo mesi di guerra di logoramento condotta da Hezbollah nel nord dello Stato ebraico, una guerra scatenata senza che vi fosse stata alcuna provocazione da parte israeliana, combattuta in solidarietà e sostegno al brutale conflitto in corso a Gaza che è stato innescato da Hamas.

SERIE PREOCCUPAZIONI RIGUARDO ALL’ESCALATION

In questo contesto va sottolineato come le «serie preoccupazioni» della comunità internazionale circa la possibilità di una guerra contro il Libano, con il potenziale allargamento del conflitto su scala regionale, non abbiano condotto ad alcun risultato significativo nei confronti dell’aggressione di Hezbollah, che non è stata dunque fermata nonostante le violazioni da parte del movimento sciita libanese della Risoluzione 1701 del 2006 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La risposta israeliana è stata l’eliminazione mirata della figura militare considerata di più alto livello nell’organizzazione di Hezbollah ad oggi, Fuad Shukr,  che era membro del Consiglio del Jihad militare dell’organizzazione. Fonti israeliane gli attribuiscono la personale responsabile del massacro dei bambini a Majdal Shams, inoltre, viene ritenuto a capo del progetto relativo all’arsenale missilistico strategico di precisione di Hezbollah.

L’ELIMINAZIONE DI SHUKR

L’eliminazione è stata compiuta con un attacco dal cielo nel distretto di Dahiya, roccaforte di Hezbollah nel cuore di Beirut. Da questo punto di vista va sottolineato che negli ultimi giorni erano filtrate notizie riguardo a richieste fatte dagli Stati Uniti a Israele affinché non attaccasse le principali città del Libano e, in particolare, non il cuore della capitale Beirut. A mio avviso, la decisione israeliana di attaccare proprio Beirut non va quindi ricondotta esclusivamente alla sua valenza sul piano simbolico, perché scegliendo come obiettivo Fuad Shukr si è inteso legare sia la persona (il comandante di Hezbollah vicino a Nasrallah, n.d.t.) che l’organizzazione di sua appartenenza quali istigatori del terrorismo contro l’America, dato il suo precedente coinvolgimento nel grave attacco ai marines americani compiuto a Beirut nel 1983.

SECONDA OPZIONE

Ritengo che Shukr avrebbe dovuto essere eliminato prima, magari qualche mese fa ricorrendo a un’operazione silenziosa e senza «la firma» israeliana. Sempre sulla base del mio convincimento, l’obiettivo della risposta al massacro dei bambini di Majdal Shams avrebbe dovuto consistere in un attacco emblematico a uno dei siti militari strategici di Hezbollah, qualcosa di molto visibile sia in Libano che nell’intero mondo arabo, qualcosa di simile a ciò che è stato fatto contro il porto yemenita di Hodeida qualche settimana fa, in ritorsione per la continua aggressione degli Houthi via aerea e via mare contro Israele. Meno di ventiquattro ore dopo a Teheran c’è stata l’eliminazione del capo dell’Ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh. È significativo e simbolico che essa sia stata compiuta nella capitale iraniana in un momento in cui la Repubblica Islamica si appresta a celebrare l’insediamento del suo presidente neoeletto.

UNA RISPOSTA LIMITATA, PER IL MOMENTO…

Poche ore prima di venire ucciso, probabilmente all’interno di una struttura sicura delle Guardie Rivoluzionarie (i Pasdaran, n.d.t.), Haniyeh aveva incontrato personalmente la Guida suprema della Repubblica Islamica, ayatollah Seyyed ʿAlī Ḥoseynī Khāmeneī, dunque, una morte eccellente che certamente pone in imbarazzo il regime teocratico iraniano. Ritengo che in questa fase iniziale degli eventi la risposta a entrambi le uccisioni sarà limitata, poiché nessuna delle parti è interessata ad alimentare un conflitto su vasta scala. Inoltre, gli iraniani dovranno anche dimostrare che dietro l’attacco di Teheran c’è la mano di Israele, che finora non si è assunto la responsabilità dell’eliminazione di Haniyeh. A questo punto sarà interessante capire quale potrà essere la reazione del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, che del leader di Hamas ucciso era alleato e amico. Infine, va sottolineata la dichiarazione del generale Lloyd Austin, segretario alla Difesa degli Stati Uniti, che ha ribadito l’intenzione di Washington di proteggere Israele. Il gruppo da battaglia della US Navy incrocia ormai nelle acque del Golfo Persico.

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