IMPRESE, Umbria. Volano imprese e lavoratori stranieri

Nella regione dell’Italia centrale incremento delle assunzioni di personale immigrato: nel 2023 un avviamento al lavoro su cinque concerne cittadini stranieri; lo scorso anno sono stati complessivamente 12.900, mentre nei primi sette mesi del 2024 si registrano cifre ancora più elevate, questo a fronte di 9.546, un numero di imprese gestite da stranieri pari al 10,5% del totale (su una media nazionale dell’11%)

I risultati del report Unioncamere Anpal “Lavoratori immigrati: i fabbisogni professionali e formativi” e dell’indagine Unioncamere Infocamere sulle imprese gestite da stranieri in Umbria sono i seguenti: è immigrato il 19,9% del personale delle aziende, mentre tale percentuale nel 2018 era il 13 per cento. Quanto alle imprese di stranieri, nella regione ce ne sono 9.546 (7.230 in provincia di Perugia e 2.316 in quella di Terni).

 MULTIETNICITÀ DELLE IMPRESE

Ad avviso di Giorgio Mencaroni, presidente della locale Camera di Commercio, «l’Umbria delle imprese è sempre più multietnica, e questo è un bene. Perché fare impresa aiuta ad integrarsi e perché si pone un freno alla denatalità, fenomeno che coinvolge la nostra regione e l’Italia e che non può alla lunga non ripercuotersi sul sistema imprenditoriale. Se la concorrenza è leale, è la benvenuta e migliora il tessuto delle imprese. Quanto al forte incremento delle persone immigrate al lavoro nelle aziende, è ancora più fondamentale un’adeguata ed efficace attività di formazione per aiutare le imprese a reperire il personale di cui hanno bisogno e che in Umbria, in base agli ultimi dati Excelsior riferiti al mese di luglio, non trovano nel 55% dei casi. Non solo, ma un’efficace formazione è necessaria anche per aumentare il livello di competenze delle persone straniere che in media, come emerge dalla specifica indagine Excelsior curata da Unioncamere Anpal, presentano livelli di istruzione e competenze inferiori a quelle dei lavoratori italiani. Ciò servirebbe alla crescita della produttività delle aziende e alla piena integrazione di queste persone».

INTEGRAZIONE E CRESCITA

Sempre più avviamenti al lavoro di persone immigrate nelle aziende umbre: boom di assunzioni di lavoratori immigrati in Umbria, come del resto in Italia, soprattutto nel Centronord: nel 2018 le imprese della regione hanno programmato ingressi di personale immigrato per il 13% circa delle assunzioni totali, mentre tale percentuale nel 2023 è salita al 19,9%, leggermente superiore al 19,2% della media nazionale e sopra il 18,4% del Centro. Nel Centro, la regione è quella che presenta il valore più alto. E nel 2024 in Umbria la percentuale va ben oltre il 20%, attestandosi in quattro mesi su sette (febbraio, marzo, aprile e giugno) al 22%, in due al 20% (maggio e luglio) e in un mese al 19% (gennaio).

UNO SU CINQUE È IMMIGRATO

In pratica, le imprese umbre ormai avviano al lavoro oltre una persona immigrata ogni cinque assunzioni. In valori assoluti ciò vuol dire che, nel 2023, le assunzioni programmate dalle imprese di persone straniere sono state 12mila 900. Un fenomeno che riguarda tutte le regioni del Paese (ma nel Mezzogiorno è molto meno forte), basti pensare che, complessivamente, l’incremento di assunzioni programmate di personale immigrato è stato addirittura del 68,6% tra 2019 e 2023 (con picchi nel 2022 e 2023), anche se tale fenomeno è da inquadrare all’interno di un ormai consolidato aumento globale della domanda delle imprese. Il quadro viene fuori dall’indagine del Sistema Informativo Excelsior, curato da Unioncamere e Agenzia nazionale politiche attive del lavoro (Anpal), dal titolo “Lavoratori immigrati – I fabbisogni professionali e formativi”.

IL QUADRO A LIVELLO NAZIONALE

Per percentuale di avviamenti al lavoro di immigrati sul totale delle assunzioni programmate dalle imprese l’Umbria è l’ottava regione. In testa ci sono Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna: il 21,6% dei nuovi ingressi in Lombardia si prevede essere di personale immigrato, così come il 21,5% in Veneto e il 21,2% in Emilia-Romagna. Il quarto posto, con una quota del 20,7%, è occupato dal Trentino-Alto Adige, mentre il Lazio scivola a metà graduatoria con un’incidenza del 17,9%, inferiore sia a quella media nazionale (19,2%), sia a quella del Centro Italia (18,4%).  Percentuali leggermente più elevate si registrano invece in Piemonte (20,5%), Liguria (pure 20,5%), Friuli-Venezia Giulia (20,2%), Umbria (19,9%), Toscana (19,2%) e Valle d’Aosta (18,8%).  A seguire si collocano invece Marche (17,6%), Campania (17,3%), Abruzzo (17,3%), Puglia (16,1%), Calabria (15,1%), Basilicata (15,0%), Sicilia (14,5%), Molise (14,3%) e Sardegna (13,5%), con in particolare il Molise ancora al penultimo posto in graduatoria nonostante il maggior incremento relativo di assunzioni di immigrati previste tra il 2019 e il 2023 fra tutte le regioni d’Italia.

IL MEZZOGIORNO RESTA INDIETRO

Ancora più interessante è però notare come le otto regioni del Mezzogiorno d’Italia siano precisamente le ultime per incidenza di personale immigrato sulla domanda di lavoro delle imprese nel 2023, con inoltre le due insulari Sardegna e Sicilia all’ultimo e al terzultimo posto assoluto, mentre le due regioni esattamente confinanti con il Mezzogiorno a Nord (Lazio e Marche) si collocano al nono e decimo posto partendo dal basso. In generale nel 2023 non emerge un forte legame tra assunzioni di immigrati e difficoltà di reperimento del personale.

ALCUNE TENDENZE IN ATTO

Dai dati emerge poi che, nel 2023, il 38% delle entrate previste di personale straniero riguarda la sostituzione di personale in uscita, quota in diminuzione di un punto percentuale rispetto al dato dell’anno precedente, anche se più nello specifico tale incidenza si colloca al 46% (riguardando, dunque, quasi una nuova entrata su due) considerando solamente le professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi, dove quindi è massimo il turnover; mentre sul versante opposto di minimo, è al di sotto del 24%, interessando meno di un’assunzione su quattro, tra gli operai specializzati. Infine, per l’11% (quota invariata rispetto a quella dell’anno precedente) si tratta per il 2023 di previsioni di assunzioni di immigrati in profili professionali che non sostituiscono figure già presenti in azienda ma che andranno a coprire una nuova esigenza lavorativa dell’impresa. Ragionando per grandi gruppi, l’incidenza massima di nuovi ingressi che non sostituiscono figure già presenti in azienda si ritrova tra gli operai specializzati (15%), quella minima fra i conduttori di impianti e operai di macchinari fissi e mobili (6%).

INCREMENTO DELLE IMPRESE

In Umbria aumentano le imprese di stranieri, anche se l’Italia fa leggermente meglio. Quanto alle imprese, al 31 marzo 2024 quelle riconducibili a stranieri in Umbria ammontano a 9.546 (7.230 in provincia di Perugia e 2.316 in quella di Terni), il 10,5% del totale delle imprese (in allineamento con la quota di stranieri sul totale dei residenti umbri). L’Italia fa leggermente meglio, con le imprese di stranieri all’11% del totale, un punto sopra la percentuale di persone stranieri sul totale dei residenti nel Paese (10%). Rispetto a cinque anni fa le imprese straniere sono cresciute del 10%, surclassando l’andamento percentuale delle aziende con titolari italiani (-3%). Questa la situazione che emerge dai dati forniti da Unioncamere e Infocamere. In provincia di Perugia le imprese gestite da stranieri sono per il 28% femminili, per l’11% giovanili, con qualche differenza con la provincia di Terni, dove le femminili sono il 27% e le giovanili il 16 per cento. Quanto alle imprese straniere artigiane, ammontano al 37% in provincia di Perugia e al 33% in quella di Terni. Sul fronte della provenienza degli imprenditori stranieri, nella regione in testa si pongono i rumeni quindi (in ordine decrescente) albanesi, marocchini, cinesi, svizzeri, francesi, nigeriani, tedeschi, macedoni e pakistani.

SETTORI DI ATTIVITÀ DELLE IMPRESE GESTITE DA CITTADINI STRANIERI IMMIGRATI

In provincia di Perugia i settori di attività delle imprese straniere sono, nell’ordine, commercio (2mila 752), costruzioni (1.932), servizi (1.415), industria (635), agricoltura (496). In provincia di Terni in testa il commercio (901 aziende), quindi costruzioni (626), servizi (548), agricoltura (161) e industria (80).

Condividi: