GEOPOLITICA, scenari e strategie. Alla ricerca di un Sudamerica «de» (centro) sinistra

Populisti, evangelici, sovranisti, neofascisti, demagoghi: tutti all’assalto dell’America Latina in questa fase successiva all’ubriacatura bolivariana che prese avvio ormai alcuni anni or sono con l’assunzione del potere in Venezuela da parte di Hugo Rafael Chávez Frías. E la sinistra? Si è dimenticata di quel continente? Dovrebbe riassumere un proprio ruolo attivo al riguardo oppure l’avanzata apparentemente inarrestabile delle destre (corroborate dal possibile prossimo ritorno di Donald Trump alla casa Bianca) è un segno dei tempi? «Urge un’iniziativa di natura politica! Tuttavia il tempo non è infinito, quindi le varie sensibilità devono fare rete e sistema», questo nella sostanza l’allarme lanciato nel corso della tavola rotonda che ha avuto luogo ieri pomeriggio al Parco Nemorense di Roma, evento organizzato nell’ambito della manifestazione “Eppur si muove”, parte della XI Festa Della rivista Left Wing, evento la cui registrazione audio integrale è disponibile di seguito su insidertrend.it (A655)

Una discussione pacata e di tipo assembleare, svolta attorno a un tavolo nel tardo pomeriggio di un caldo venerdì di estate a Roma. Ma, non un semplice venerdì qualsiasi, poiché la data sul calendario segnava il 19 luglio, giornata dalle molteplici ricorrenze che dovrebbero indurre a qualche riflessione.

19 LUGLIO AL PARCO NEMORENSE

Già, infatti il 19 luglio del 1943 gli aerei degli Angloamericani bombardarono in maniera devastante il quartiere romano di San Lorenzo (in realtà colpirono un’area molto più vasta, inclusiva del Prenestino e di altre zone limitrofe); il 19 luglio del 1992, a Palermo, venne invece perpetrata la strage mafiosa di via Mariano D‘Amelio, nella quale vennero assassinati il magistrato Paolo Borsellino e la sua scorta. Ma, l’anniversario che è stato richiamato dal sodalizio raccoltosi ieri attorno a uno dei tavoli della XI Festa di Left Wing al Parco Nemorense nella Capitale è stato un altro, quello del 19 luglio 1979, data ufficiale della Rivoluzione sandinista in Nicaragua, un mito per buona parte della sinistra in tutto il mondo.

DI RITORNO DAL BRASILE DI LULA

Tutto è partito da lì, dopo la prolusione dell’onorevole Fabio Porta, parlamentare della repubblica eletto nelle liste del Partito Democratico nella Circoscrizione Estero, appena tornato dal Brasile, dove ha accompagnato il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella nella sua visita ufficiale, nel corso della quale ha incontrato il Presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva. «Una visita importante – ha tenuto a sottolineare Porta -, che è stata fatta a distanza di ventiquattro anni dall’ultima di un Presidente della Repubblica italiano in quel vasto Paese nel quale vive la più grande comunità italiana all’estero. Un visita ufficiale durata sette giorni, che non sono pochi, dopo la lunga parentesi di impedimento dovuta alla controversia sulla latitanza dell’ex terrorista Cesare Battisti, del quale il Brasile tollerava la latitanza, un vero e proprio enorme masso sulle relazioni bilaterali tra i due Stati.

SANDINISTA!

Adesso si attende il viaggio della Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, donna di destra alla guida di un esecutivo dalle variegate sfaccettature in politica estera che dovrà affrontare, qualora sarà nelle sue reali intenzioni, il problema dell’agganciamento di uno o più paesi dei Brics dal carro trainante sino popolare e putiniano. Dal «gigante sdraiato» (così veniva definito il Brasile negli anni Ottanta, giunto a essere l’ottava potenza economica del mondo ma castrato nell’ulteriore sviluppo nonostante le sue straordinarie risorse) al piccolo Nicaragua di un dittatore, Anastasio Somoza, che, privato del sostegno statunitense dal Presidente Jimmy Carter, alla fine, pressato dalla guerriglia del Frente Sandinista de Liberación Nacional, si vide costretto a fuggire all’estero. ebbene, ieri pomeriggio i convenuti al Parco Nemorense non si sono nascosti dietro a un dito e si sono espressi con chiarezza, senta timore di sfatare miti intoccabili: «Oggi il Nicaragua è una dittatura del clan Ortega», hanno detto.

SANDINISTA?

Una presa d’atto necessaria a porre le basi di una discussione su come approcciare oggi questa America Latina che sta scivolando verso derive autoritarie anche grazie alla vigenza di sistemi presidenzialisti. «Un caso paradigmatico è quello dell’Argentina di Javier Milei», hanno concordato i relatori, ma permane però il problema del rapporto con un continente che, se è vero che aspira a contare sempre di più in un mondo multipolare ormai privo dell’influenza di un’unica superpotenza egemone (che, si è rilevato, negli ultimi quindici anni si è gradualmente disimpegnata dalla Mesoamerica e dall’America Latina per concentrare maggiori attenzioni ed energie sul Pacifico), è altresì vero che nel «copiare l’Europa» potrebbe non fare del tutto riferimento alle medesime aspirazioni di quest’ultima, oltreché ai suoi ambiti valoriali. Democrazia e diritti umani e civili dovrebbero essere al primo posto, è vero, ma sarà (per la sinistra) necessario fare i conti con le oggettive diversità culturali, a volte quasi insormontabili.

PICCOLI PASSI VERSO GRANDI RISULTATI

Va da sé che non esiste un’alternativa e, nella prospettiva future ma con l’occhio agli scenari che si vanno delineando ora, si dovrà perseguire una concreta integrazione tra l’Europa e l’America Latina, poiché si tratterebbe di un risultato dai potenziali enormi vantaggi. Dunque, una delle risposte che si è dato il tavolo di Parco nemorense è stata quella che «ci sarà molto da dire, ma anche molto da imparare» e, anche alla luce dell’almeno apparente affievolimento del vincolo esterno posto da quella che è stata definita come la «potenza conservatrice da sempre egemone sul Centro e Sud America», magari lavorare alacremente per favorire il raggiungimento di un primo risultato, quell’accordo tra Unione europea e Mercosur che costituirebbe uno dei primi passi verso tale agognata aggregazione.

di seguito è possibile ascoltare la registrazione integrale audio dell’incontro che ha avuto luogo venerdì 19 luglio 2024 al tavolo “America Latina 2024: elezioni e non solo; l’insostenibile leggerezza del presidenzialismo. Donato Di Santo dialoga con Fabio Porta, insieme a esperti e protagonisti delle relazioni italo-latino americane”, evento nel quadro di Eppur si muove, XI Festa di Left Wing al Parco nemorense di Roma

A655 – GEOPOLITICA, SCENARI E STRATEGIE: ALLA RICERCA DI UN SUDAMERICA «DE» (CENTRO) SINISTRA. Populisti, evangelici, sovranisti, neofascisti, demagoghi: tutti all’assalto dell’America Latina in questa fase successiva all’ubriacatura bolivariana che prese avvio ormai alcuni anni or sono con l’assunzione del potere in Venezuela da parte di Hugo Rafael Chávez Frías.
E la sinistra? Si è dimenticata di quel continente? Dovrebbe riassumere un proprio ruolo attivo al riguardo oppure l’avanzata apparentemente inarrestabile delle destre (corroborate dal possibile prossimo ritorno di Donald Trump alla casa Bianca) è un segno dei tempi? «Urge un’iniziativa di natura politica! Tuttavia il tempo non è infinito, quindi le varie sensibilità devono fare rete e sistema», questo nella sostanza l’allarme lanciato nel corso della tavola rotonda che ha avuto luogo ieri pomeriggio al Parco Nemorense di Roma, evento organizzato nell’ambito della manifestazione “Eppur si muove”, parte della XI Festa della rivista Left Wing, venerdì 19 luglio 2024 al tavolo “America Latina 2024: elezioni e non solo; l’insostenibile leggerezza del presidenzialismo. Donato Di Santo dialoga con Fabio Porta, insieme a esperti e protagonisti delle relazioni italo-latino americane”.
Hanno preso parte alla discussione: FABIO PORTA (parlamentare della repubblica eletto nelle liste del Partito Democratico nella Circoscrizione Estero), DONATO DI SANTO (già sottosegretario agli Affari eteri nel secondo governo Prodi con delega per l’America Latina), LUCIANO CONSOLI (storico militante del Partito comunista italiano e già editore della “Voce”), EUGENIO MARINO (responsabile Affari esteri per il Partito Democratico), TIBERIO GRAZIANI (docente universitario a riposo, direttore del Vision & Global Trends International Institute for Global Analyses), VITO RUGGERO (ricercatore universitario presso l’Università degli Studi Roma 3), ENZO MANGANO (sacerdote), ALESSANDRA CIURLO (docente universitaria specializzata nello studio dei processi migratori, in particolare di quelli latinoamericani in Italia ed Europa e della  migrazione delle donne).

Ascolta gli audio allegati:
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