ARGENTINA, ferite non ancora rimarginate. Desaparecidos: a rischio la memoria storica e la ricerca dei superstiti

È trascorso ormai molto tempo da quando il presidente Raoul Alfonsin assunse il potere in un’Argentina finalmente democratica dopo la sanguinaria e mortifera lunga parentesi della dittatura militare. Tuttavia, nonostante tutti questi anni passati permangono ancora lancinanti i dolori nella carne viva di una parte della popolazione del Paese latino americano. I morti: quelli della repressione del dissenso e quelli del crimine collaterale agli apparati che agirono in nome e per conto della giunta golpista. I morti: quelli dei giovani soldati argentini mandati a morire nella scellerata guerra scatenata nelle isole Falklands Malvinas, ultimo fallimentare tentativo di distrarre l’opinione pubblica di un paese al tracollo, morti provocate anche tra i militari della task force britannica inviata da Margareth Thatcher a ristabilire la sovranità violata su quel territorio. Gli scomparsi: i desaparecidos e i bambini «rubati» dei quali spesso per decenni non si ha avuto consapevolezza e che solo grazie alla costante e diuturna attività delle madri di Plaza de Mayo si è solo in parte saputo poi qualcosa. Adesso, però, queste ricerche e il monito derivante dalle testimonianze di quella violenza prevaricatrice rischiano di venire soffocate. Non da una «squadretta» di agenti in borghese giunta nella notte a bordo di autovetture Ford Falcon prive di targa, bensì da un decreto presidenziale di Javier Milei. A insidertrend.it l’allarmante denuncia di Miguel Santucho, membro del direttivo dell’Associazione Abuelas de Plaza de Mayo (registrazione audio A652)

Oggi partiremo da una vicenda vissuta in prima persona da un nostro testimone, che da piccolo ha assistito all’arresto di sua madre, una giovane donna in quel momento in cinta, da parte della polizia della giunta golpista. Non la vide più da allora, ma in seguito, divenuto adulto, al prezzo di molti sforzi e ricerche, di muri di gomma nei quali riuscì ad aprire delle brecce al fine di pervenire alla verità, venne a sapere che sua madre era stata assassinata, ma che prima di venire uccisa aveva partorito un bambino: suo fratello.

DESAPARECIDOS E BAMBINI RUBATI

Il neonato era stato poi affidato alla famiglia di un poliziotto in servizio nell’hinterland di Buonos Aires del quale non è chiaro se partecipò alle torture e all’assassinio della donna. Quel bambino è diventato adulto e, a un certo punto, grazie alla volontà di perseverare nelle ricerche di Miguel Santucho, poté conoscere la sua drammatica vicenda esistenziale e abbracciare suo fratello. Un racconto che il protagonista ha fatto a insidertrend.it e che è possibile ascoltare di seguito. Una narrazione che prende necessariamente le mosse, seppure in maniera sintetica, dal quadro storico di quel periodo, attraversando i decenni con i loro eventi successivi: la fine del potere golpista, il graduale ritorno alla democrazia, il delicato processo di riconciliazione nazionale, il difficile avvio delle indagini sulle persone scomparse e sui crimini commessi dai militari e, infine, i processi, come quello celebrato in Italia sul caso relativo al “Piano Condor”.

LA SEGA ELETTRICA DI MILEI

Ma  cosa ha spinto Santucho, cittadino argentino di origini italiane, a rivolgersi alla stampa? Il timore che nel clima di revisionismo storico che pervade l’Argentina di Javier Milei si giunga a soffocare la memoria storica e gli strumenti attualmente disponibili alla cittadinanza per fare Giustizia sui crimini del passato. Santucho è membro della commissione direttiva di un’associazione che proprio di questo si occupa, la Abuelas de Plaza de Mayo, che, egli afferma essere «recentemente finita nel mirino del neopresidente liberista che, una volta assiso alla Casa Rosada ha iniziato a porre in essere una serie di azioni tese a limitarne l’effettiva capacità di operare». In particolare, un decreto presidenziale emanato da Milei taglierà risorse essenziali alle attività di ricerca dei circa trecento uomini e donne «rubati» ai loro genitori arrestati quando erano bambini, figli di desaparecidos dei quali si comprometterà la continuità e, dunque, l’esito delle ricerche.

A652 – ARGENTINA, GOLPE MILITARE: FERITE NON ANCORA RIMARGINATE, desaparecidos, a rischio la memoria storica e la ricerca dei superstiti. È trascorso ormai molto tempo da quando il presidente Raoul Alfonsin assunse il potere in un’Argentina finalmente democratica dopo la sanguinaria e mortifera lunga parentesi della dittatura militare.
Tuttavia, nonostante tutti questi anni passati, permangono ancora lancinanti i dolori nella carne viva di una parte della popolazione del Paese latino americano. I morti: quelli della repressione del dissenso e quelli del crimine collaterale agli apparati che agirono in  nome e per conto della giunta golpista. I morti: quelli dei giovani soldati argentini mandati a morire nella scellerata guerra scatenata nelle isole Falklands Malvinas, ultimo fallimentare tentativo di distrarre l’opinione pubblica di un paese al tracollo, morti provocate anche tra i militari della task force britannica inviata da Margareth Thatcher a ristabilire la sovranità violata su quel territorio. Gli scomparsi: i desaparecidos e i bambini «rubati» dei quali spesso per decenni non si ha avuto consapevolezza e che solo grazie alla costante e diuturna attività delle madri di Plaza de Mayo si è solo in parte saputo poi qualcosa.
Adesso, però, queste ricerche e il monito derivante dalle testimonianze di quella violenza prevaricatrice rischiano di venire soffocate. Non da una «squadretta» di agenti in borghese giunta nella notte a bordo di autovetture Ford Falcon prive di targa, bensì da un decreto presidenziale di Javier Milei che taglierà risorse essenziali alle attività di ricerca dei circa trecento uomini e donne «rubati» ai loro genitori arrestati quando erano bambini, figli di desaparecidos dei quali si comprometterà la continuità e, dunque, l’esito delle ricerche. A insidertrend.it l’allarmante denuncia di MIGUEL SANTUCHO, membro del direttivo dell’Associazione Abuelas de Plaza de Mayo.
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