Trieste, una città lacerata dai conflitti e dalle travagliate vicende del confine orientale nel Novecento, secondo il giornalista e scrittore Francesco De Filippo, è. Un’isola della mente, ovviamente non della geografia: un posto unico, che si riconosce in codici specifici, a partire dal dialetto, linguaggio usato universalmente da ogni strato sociale, e tradizioni che assumono quasi il ruolo di rituali civili, che servono per comunicare un’identità fortissima, uno scudo che si è formato dopo un lungo periodo segnato da un senso di continua minaccia di invasione. Quest’isola inoltre galleggia sul non detto ma non rimosso, su vicende del passato che rimangono rilevanti ma non emergono quasi mai nel discorso pubblico.
TRIESTE, UN’ISOLA DELLA MENTE
Sono alcune delle riflessioni che sono emerse nel corso della presentazione del volume all’Ufficio di collegamento della Regione Friuli Venezia Giulia a Bruxelles, in cui l’autore ha dialogato con Marianna Accerboni, curatrice della mostra “L’arte triestina al femminile nel ‘900”, visitabile all’Istituto italiano di Cultura di Bruxelles e nell’ambito della quale si è svolta la presentazione della spy story di De Filippo. Per tutte queste caratteristiche, una città, o meglio, un’isola da scoprire, svelare lentamente con l’oculatezza dedicata a un oggetto antico e prezioso. Un’isola bifronte: da un lato visceralmente attaccata al passato, dall’altro proiettata nel futuro con una imprenditoria illuminata e un numero altissimo di enti di ricerca scientifica, all’avanguardia. «Ho scelto lo stile poliziesco perché mi ha permesso di accompagnare il lettore nella scoperta non solo della trama del libro ma anche della città stessa», ha specificato De Filippo. Trama che porta il lettore tra Trieste, Napoli (la città d’origine dello scrittore e del suo personaggio principale, Vincenzo Tagliente, di cui si leggono le prime e involontarie indagini) e gli Stati Uniti d’America.
IL CAMPO PROFUGHI DI PADRICIANO
Tutto inizia dal campo profughi di Padriciano, a pochi chilometri dal centro del capoluogo giuliano, dove migliaia di esuli istriano-dalmati sono transitati. Il libro racconta come la catena di violenze e ingiustizie operate dai regimi totalitari si sono ripercosse sulla gente comune. Ma lo fa «mescolando al dramma il sorriso come nella migliore tradizione partenopea», come ha sottilmente ricordato Accerboni che, introducendo l’autore, ha sottolineato l’intreccio del pathos del racconto poliziesco alla tragicità di eventi storici epocali come l’esodo di 350.000 istriani e le foibe, che segnarono la città nel difficile periodo del dopoguerra. Più, altri «momenti di divertissement d’ispirazione quasi teatrale com’è nella cultura partenopea, cui l’autore appartiene». All’incontro erano presenti intellettuali e artisti italiani, belgi e francesi e anche Enrico Tibuzzi, responsabile della sede del Belgio dell’Agenzia Ansa, e Italo Rubino, vicepresidente del Circolo di Bruxelles dell’Associazione Giuliani nel Mondo.
FRANCESCO DE FILIPPO
Francesco de Filippo (Napoli, 1960), è stato inviato all’estero per Il Sole 24 Ore ed è responsabile dell’Agenzia Ansa per il Friuli Venezia. È autore di oltre venti libri, tra romanzi, saggi e varia, diversi dei quali tradotti in Francia, Germania e Repubblica Ceca. Il romanzo d’esordio, Una storia anche d’amore (Rizzoli, 2001), ha vinto il premio Cypraea, è entrato in cinquina per il Premio Berto ed è stato finalista al Premio Arezzo. Il successivo, L’affondatore di gommoni (Mondadori, 2004), è stato pubblicato nella Repubblica Ceca e in Francia, dove è stato selezionato per il Supercampiello Europa e per il prestigioso premio Polar. Nel 2001 ha vinto il Premio Paris Noir con il romanzo L’Offense (Métailié). Numerosi suoi racconti sono stati pubblicati su quotidiani e periodici (la Repubblica, Carta, Il manifesto) e compaiono in varie antologie. Fra le sue ultime opere Filosofia per i prossimi umani (con Maria Frega – Giunti, 2020), e per Castelvecchi La nuova via della seta (2019), No vax: il grande sogno negato (2022) e i romanzi Le visioni di Johanna (2019), Prima sterminammo gli uccelli… (2020).
CREDITI
Il progetto espositivo è promosso e sostenuto da Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e Associazione Foemina APS di Trieste e realizzato in coproduzione con Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, con il patrocinio del Comune di Trieste, media partner Il Piccolo, quotidiano di Trieste, e con l’organizzazione di Associazione Giuliani nel Mondo e Circolo AGM di Bruxelles, Ente Friuli nel Mondo e Fogolâr Furlan di Bruxelles e il contributo di Fondazione CRTrieste, Ciaccio Arte – Big Broker Insurance Group (Milano), Francesco Katalan casa di spedizioni S.r.l. (Muggia, Trieste), Azienda Agricola Zidarich (Trieste), Rotary Club Trieste Alto Adriatico, Biesse Forniture elettriche Studio Luce, Videoest Trieste, Grafica Goriziana.
Trieste è un’isola,
Castelvecchi editore