AEROSPAZIO, industria. Leonardo SpA: tensione a Grottaglie, la polizia blocca una protesta dei lavoratori

Lamentano i lavoratori dell’impianto pugliese piagato dalla crisi derivante dalla mono committenza che, in un momento nel quale l’azienda vive una fase di grande produzione a seguito di notevoli contratti, l’impianto industriale del Tarantino rischia la crisi. Con la manifestazione di ieri mattina essi hanno cercato di conferire una maggiore visibilità alle loro richieste per una concreta soluzione in futuro, con lo stabilimento che attualmente produce esclusivamente componenti in fibra di carbonio per il Boeing 787

Ieri lavoratrici e lavoratori dello stabilimento Leonardo SpA di Grottaglie (1.500 persone tra dipendenti dell’azienda e indotto) hanno scioperato per chiedere un futuro industriale e occupazionale certo per il territorio, una iniziativa di lotta che ha visto protestare uniti sia il personale del sito industriale, che quello delle imprese dell’indotto che dal Gruppo aerospaziale a partecipazione pubblica ricevono commesse in appalto. La causa dell’agitazione sindacale, che ha registrato una adesione pari al 90% di operai e impiegati, va rinvenuta nell’insicurezza presente e futura degli impianti di Grottaglie, frutto della mono committenza di Boeing

LA PROTESTA IN OCCASIONE DEL G7 A BORGO EGNAZIA

Dapprima ha avuto luogo un’assemblea all’interno dello stabilimento industriale, poi, non limitando più la protesta al solo presidio ai cancelli della fabbrica, è stato deciso di uscire dall’area perimetrale degli impianti di Leonardo per manifestare davanti all’aeroporto. Una  volta fuori, i manifestanti sono riusciti a superare senza eccessivi problemi un primo schieramento delle Forze dell’Ordine formato da poliziotti e carabinieri. Non è andata però così con il secondo picchetto incontrato lungo il loro breve tragitto che li separava dallo scalo aeroportuale, poiché in questo caso per passare hanno dovuto esercitare una, pur minima, pressione; dunque, anche stavolta tutto bene. Ma, a questo punto, gli agenti del Reparto mobile hanno calzato in testa i caschi e preso in mano scudi e sfollagente, interponendosi con maggiore decisione al terzo blocco, pronti a lanciare i candelotti lacrimogeni. I lavoratori sono quindi arrivati «oltre il limite consentito» senza però raggiungere l’aeroporto.

IL PROBLEMA DELLA MONOCOMMITTENZA

Era evidente che in una situazione del genere l’aeroporto di Grottaglie, luogo del previsto arrivo di quasi tutti i capi di stato che avrebbero di lì a poco preso parte al vertice del G7 a Borgo Egnazia (tranne Joe Biden, atterrato invece a Brindisi), sarebbe stato completamente blindato dalle Forze dell’Ordine. A spingere sindacati e maestranze a una protesta del genere è stata la grave situazione nella quale versa l’azienda per la quale lavorano, una crisi generata principalmente dalla mono committenza agli impianti industriali Leonardo SpA di Grottaglie. Infatti, in quell’impianto fiore all’occhiello del Gruppo per conto del colosso aerospaziale americano si realizzano esclusivamente componenti in fibra di carbonio destinate al successivo assemblaggio del velivolo Boeing 787 Dreamliner. Dunque, tutto viene applicato a un unico programma, che però subisce i contraccolpi delle oscillazioni del mercato: se il committente ordina una minore quantità di segmenti di fusoliera gli impianti sono costretti a produrre di meno.

TARANTO: TERRA DI CRISI INDUSTRIALI E VERTENZE SENZA FINE

Conseguentemente, parte delle maestranze che vi sono impiegate vengono inviate in trasferta presso altri siti produttivi nel territorio italiano, mentre per i lavoratori dell’indotto il rischio è quello del licenziamento, essendo stati interessati da un utilizzo massiccio di ammortizzatori sociali durante la violenta crisi causata dalle normative anti covid sul traffico aereo. Taranto e il suo circondario sono una terra disgraziata, poiché ormai atavicamente afflitta da problemi che investono da anni non soltanto l’Ilva, ma anche l’arsenale, il porto e adesso anche la Leonardo di Grottaglie. «Tutte vertenze aperte che non hanno mai fine – afferma al riguardo Alberto Porraro della Uilm -, anche nel caso di Leonardo, dove i contribuenti della Regione Puglia avevano finanziato l’apertura dello stabilimento, che adesso si trova in questa condizione, abbandonato come una cenerentola senza un dialogo e senza avere risposte, questo mentre l’intero Gruppo di Piazza Monte Grappa sta realizzando notevoli extraprofitti».

LA CRISI DI BOEING SI RIPERCUOTE SU GROTTAGLIE

Ad avviso di Luigi Bennardi, altro esponente sindacale Uilm interpellato sul caso da insidertrend.it, «sentire che oggi Leonardo non va bene potrebbe sembrare un paradosso, ma nei fatti è così, perché lo stabilimento di Grottaglie è strettamente collegato alla mono committenza di Boeing, società che da diversi mesi attraversa una fase di difficoltà, al punto che si è dimesso il suo consiglio di amministrazione, sostituito da un altro in aprile, e adesso è alla ricerca di un amministratore delegato». Prosegue quindi Bennardi con riferimento allo stabilimento di Grottaglie: «dal punto di vista produttivo ci stavamo riprendendo dopo il Covid, ma la crisi di Boeing ci ha di nuovo fermati, con la conseguenza che la produzione, che era previsto si attestasse su un rateo produttivo di otto/dieci fusoliere al mese, adesso è crollata a quattro o cinque». Si è andata determinando una insaturazione di personale, con il derivante problema degli esuberi, mentre duecento lavoratori sono stati inviati in trasferta presso altri siti produttivi della Divisione Aerostrutture di Leonardo (Foggia, Nola e Pomigliano d’Arco).

AFFIANCARE UNA LINEA PRODUTTIVA A QUELLA DEL 787

«Da anni – evidenzia Bennardi – continuiamo a chiedere a Leonardo di affiancare qualche altra linea di produzione a quella del 787, anche militare se necessario, anche a fronte degli investimenti che si prevede di fare nel settore. Grottaglie dal 2006 è divenuta una eccellenza dal punto di vista industriale, trasformandosi da quella cattedrale nel deserto che era, in un territorio a vocazione siderurgica. Grazie ai grandi investimenti ha maturato un elevato livello di competenze nel campo delle realizzazioni in carboresina, giungendo a produrre fino a quattordici fusoliere al mese. Un risultato ottenuto anche in virtù della specializzazione del personale, che ha una media di età bassa, poiché fino al 2014 a Grottaglie non è stato ricollocato personale proveniente da licenziamenti o cassa integrazione. Nel post-Covid, con la crisi di Boeing ci siamo fermati». I sindacati denunciano inoltre l’eccesso di produzione deciso dai vertici aziendali, derivante dalla produzione di fusoliere anche in assenza di richiesta da parte del committente

ATTUALE ECCESSO DI PRODUZIONE

«Abbiamo i magazzini pieni di sezioni di fusoliere, la 46 e la 44 – dichiara Bennardi -, cilindri immensi che, stante la situazione attuale, contribuiranno al fermo degli impianti degli stabilimenti, che hanno portato a una carenza di spazio. Dunque un problema di natura logistica che si aggiunge a quello relativo al basso rateo produttivo dovuto alla crisi di Boeing. Ma per fare cinque fusoliere al mese non servono tutti questi operai, ne eccedono dai duecento a quattrocento che andrebbero quindi ricollocati». Il 17 giugno avrà luogo un incontro in Regione Puglia durante il quale verrà affrontato il problema dei lavoratori dell’indotto, che si è andato sempre più assottigliando. Attualmente sono 250 i lavoratori dell’indotto che rientrano nel flusso produttivo dello stabilimento Leonardo di Grottaglie, una parte dei quali ha però già usufruito anche della  cassa integrazione straordinaria.

IL 24 GIUGNO INCONTRO A ROMA A UNINDUSTRIA

Il 24 giugno avrà luogo a Roma presso la sede di Unindustria l’incontro dei vertici di Leonardo SpA con le rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) e le segreterie nazionali e territoriali di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm, un primo appuntamento i sindacati si attendono che l’azienda manifesti la volontà di individuare soluzioni per un reale percorso di diversificazione delle attività, qualcosa che conduca alla saturazione del sito industriale e garantisca la piena occupazione di tutti i lavoratori, inclusi quelli dell’indotto. «L’auspicio è che l’azienda abbia deciso cosa fare – conclude Bennardi -, perché se si tratterà dell’ennesimo incontro dal quale non si otterrà nulla noi alzeremo ulteriormente il livello di scontro. Se si continuerà ad avere soltanto l’altalenante commessa del 787, lo stabilimento sarà destinato ad attraversare periodicamente una crisi all’anno, e Grottaglie questo non se lo può permettere, altrimenti si dovrà pervenire alla decisione di affiancargli un’altra produzione, con tutto il tempo necessario, certo, ma da qualche parte si dovrà iniziare».

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