a cura di Gino Morabito – Dopo aver rilanciato l’idioma della Trinacria nel suo primo album intitolato “Sicilia vacanti”, il cantautore agrigentino è divenuto un accorato cronista di un passato che ritorna. Infatti, è un ricordo che non si estingue e che resta vivo quello di Quartu Savona quinnici, indelebile nel comune sentire ferito a morte nel maggio di trentadue anni fa.
UN’ANIMA CHE PARLA «‘N SICILIANU»
Un mese che celebra con un pezzo in dialetto, perché è una lingua potente, ricca, efficace, moderna, attuale. E perché la sua anima «parla ‘n sicilianu». Dà libero sfogo allo stile musicale della sua terra natia attraverso una lirica dove la straordinaria bellezza del paesaggio nasconde una realtà difficile da affrontare. Quando, per il disegno infame e criminale di esseri casualmente umani, persero la vita degli eroi. Quel maggio del 1992 a Capaci, vicino Palermo, un vero e proprio atto di guerra contro l’intera comunità italiana. Un sanguinoso atto criminale contro l’umanità tutta. “Quarto Savona quinnici” (Quarto Savona 15) è il nome in codice dell’auto blindata che per prima, saltò in aria in quel terribile sabato 23.
QUARTO SAVONA QUINNICI
«Ho scritto questa canzone per onorare la memoria dei servitori della nostra comunità civile – spiega l’artista -, un brano nel quale metto in evidenza la quotidianità fatta di piccole cose. Una camicia d’ordinanza giudicata poco adatta al clima caldo del maggio siciliano dalla mamma di un agente della scorta. Una giovane donna che si augura il marito possa tornare dal servizio in tempo per poter cenare con i loro bambini. La quotidianità che viene spezzata è la tragedia più grande e spesso la più sottovalutata e dimenticata. Nessuno potrà mai lenire il dolore dei familiari delle vittime. Ma di certo il silenzio allarga le ferite e questo, i siciliani perbene, non devono assolutamente permetterlo».
LA MUSICA E LA MEMORIA
Alle parole e alla musica di Alessandro D’Andrea Calandra il compito di tenere vivida l’immagine, di onorare i figli migliori di questa terra. Benedetta e maledetta allo stesso tempo. La sua canzone vuole essere un tributo al dono estremo dei giudici Giovanni Falcone e Francesca Laura Morvillo e degli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Finché ci sarà memoria ci sarà speranza.