GERMANIA, anniversari. Grundgesetz: la Carta costituzionale tedesca compie 75 anni

L’evento, celebrato anche dalla comunità tedesca a Roma, ha costituito l’occasione per un approfondimento sul tema anche alla luce delle attuali dinamiche europee. In particolare, nella residenza dell’Ambasciatore della Repubblica federale tedesca presso la Santa Sede ha avuto luogo in incontro di particolare interesse, caratterizzato dall’approfondita conferenza svolta da padre Stefan Mückl, docente di Diritto alla Pontificia Università Santa Croce. Egli ha affrontato l’argomento partendo dagli incunaboli, quando tra le macerie di una Germania distrutta dalla guerra e prostrata dalla sconfitta, durante l’occupazione militare degli Alleati, si decise di fornire una risposta ai recenti orrori del nazismo e al fallimento della società. Alla realizzazione dell’evento hanno contribuito la Fondazione Konrad Adenauer, la Fondazione Friedrich Ebert e la Fondazione Hanns Seidel

“Una costituzione a sfondo cristiano per una società in evoluzione”, questo il titolo della conferenza / evento che ha avuto luogo il 23 maggio scorso a Roma nella residenza dell’Ambasciatore della Repubblica federale tedesca presso la Santa Sede, un approfondito intervento sul tema di padre Stefan Mückl (docente di Diritto alla Pontificia Università Santa Croce), che è stato occasione di approfondimento dello specifico argomento. Alla discussione, oltre al relatore, sono intervenuti Bernhard Kotsch (Ambasciatore della Repubblica federale tedesca presso la Santa Sede), Armin Hasermann (della Fondazione Friedrich Ebert) e Silke Schmitt (della Fondazione Hanns Seidel).

VERSO UNA NUOVA COSTITUZIONE?

Oggi in Germania si inizia a discutere pubblicamente riguardo alla possibilità di pervenire a un passaggio dalla vigente Legge fondamentale a una nuova costituzione maggiormente rispondente ai tempi. Qualcosa che, però, non sia soltanto una conferma della Grundgesetz del 1949 rivista esclusivamente mediante piccoli ritocchi, bensì una sua sostanziale modifica allo scopo di intervenire su quel nucleo spirituale che, ad avviso di molti, non «reggerebbe più». Dunque, si dovrebbe redigere una costituzione molto diversa, priva di reiferimenti a divinità e religioni, che concentri maggiormente il proprio focus sugli aspetti della giustizia sociale e, soprattutto nella prospettiva dei prossimi decenni, su quelli intergenerazionali. Ma, e questo è il punctum dolens evidenziato nel corso dell’incontro di Roma, quale potrebbe essere l’approccio a una simile impresa? Inoltre, i risultati di questo lavoro soddisferebbero le aspettative degli artefici dell cambiamento o si rischierebbe di sconvolgerne i fondamenti del Diritto?

75 ANNI E 237 MODIFICHE

In settantacinnque anni la Legge fondamentale della Repubblica federale tedesca è stata oggetto di 237 modifiche, tuttavia, è stata in grado di mantenere la propria validità anche a seguito di eventi epocali quali la riunificazione del Paese. L’applicazione dei principi statuiti da questa Carta è stata condizionata principalmente dalle interpretazioni che di essa ne ha fatto la Corte suprema federale, sentenze di volta in volta emesse sulla spinta delle nuove problematiche poste dall’evoluzione della società tedesca (a tale riguardo, a titolo di esempio si rifletta sulla incrementale presenza di cittadini tedeschi di religione islamica). Non sarà certamente un lavoro facile, anche soltanto pervenire a una sintesi sulla scorta dell’esaurimento della spinta positivista, intesa nella sua accezione illuministica.

LE BASI DI PARTENZA

Se si metteranno le mani a una modifica, questa dovrà consegnare ai tedeschi (e all’Europa) una costituzione che continui a garantire libertà e diritti, comportando contestualmente l’esercizio della responsabilità in capo ai cittadini, anche in virtù di una più approfondita conoscenza della legge fondamentale della Repubblica da prate del popolo. Intanto, fruendo di eventi come quello romano del 25 maggio scorso, è possibile apprendere le basi di partenza da dove muovere per approfondimenti e studi ulteriori. Da quel dopoguerra durante il quale si concepì quella Legge fondamentale che ha da poco compiuto settantacinque anni di età. Nel luglio del 1948 le potenze alleate occidentali occupanti raccomandarono agli esponenti di vertice dei Länder tedeschi che si trovavano sotto la loro giurisdizione militare la redazione di una carta costituzionale da varare in vista della creazione di uno stato a ordinamento federale. Furono suggerimenti stimolati anche e soprattutto dalle dinamiche allora in atto negli altri länder, quelli ricaduti nella parte di Germania occupata dall’Armata rossa sovietica.

IL CONSIGLIO PARLAMENTARE TEDESCO NEL 1948

A Bonn, nella parte occidentale della Germania, venne costituito un Consiglio parlamentare (dunque non un’assemblea costituente), organismo presieduto da Konrad Adenauer e formato da 65 delegati eletti nei diversi länder (quattro sole le donne), che non riusciva neppure a esprimere una chiara maggioranza politica, quindi dove risultava difficile giungere a compromessi. Dentro c’era di tutto: dalle formazioni politiche cristiane (i cristiano conservatori con 31 seggi erano la maggioranza relativa) ai liberali (i cui 5 voti sarebbero risultati decisivi), dai socialdemocratici fino ai comunisti (complessivamente, la sinistra aveva ottenuto 29 seggi, con i comunisti che potevano contare su due delegati). Inoltre, Adenauer, allora ultrasettantenne, venne accettato nella carica di presidente dai socialdemocratici in quanto da questi ritenuto ormai alla fine del suo percorso politico.

«BONN NON DOVRÀ ESSERE COME WEIMAR»

Sulla determinazione del contesto nel quale venne elaborato il documento che poi sarebbe divenuto il Grundgesetz, cioè la Legge fondamentale della Germania, certamente influirono le esperienze negative maturate nella fase democratica che aveva seguito la fine del Primo conflitto mondiale. Infatti, il fallimento della Costituzione della Repubblica di Weimar era un precedente cristallizzato nelle menti dei democratici tedeschi, un monito ad agire al fine di garantire condizioni stabili di governo e allo stesso tempo salvaguardare la rappresentatività politica. Il documento scaturito dal confronto dei delegati del Consiglio parlamentare assunse provvisoriamente la denominazione di «Legge fondamentale» e non di «Costituzione», poiché al tempo si ritenne di poterla emendare o di vararne addirittura un’altra, quando si fosse pervenuti all’unificazione dei tutti i Länder tedeschi in un unico Stato.

EVITARE NUOVI TOTALITARISMI: IL PRINCIPIO DI «DEMOCRAZIA MILITANTE»

Quel momento sarebbe giunto molti anni più tardi, nel 1990, a seguito dell’implosione dell’Unione sovietica e della conseguente fine della Repubblica democratica tedesca. Cosicché, un ordinamento provvisorio concepito per durare l’arco di una fase di transizione divenne invece permanente, sopravvivendo anche alla riunificazione ottenuta ai tempi del cancellierato di Helmut Kohl. Ma, tornando all storia dell’elaborazione della Grundgesetz, va rilevato come gli insegnamenti del passato (Weimar) costituirono soltanto una delle quattro premesse principali alla base della Legge fondamentale tedesca. Una seconda fu la marcata tendenza anti-totalitaria, che i delegati di Bonn inserirono informandosi al principio di “democrazia militante”, modello che contemplava tra l’altro il concetto di diritti fondamentali e la possibilità dell’impeachement (impetizione, messa in stato di accusa) nei confronti del Presidente e dei giudici federali.

IL DIBATTITO POLITICO E FILOSOFICO: TORNA IL GIUSNATURALISMO

Un terzo elemento di premessa fu il riferimento al rinato giusnaturalismo e ai fondamenti pre-giuridici del diritto: da dove proviene quest’ultimo?, fu infatti il quesito che si posero i costituenti tedeschi del 1948-49. Fu un aspetto che alimentò veementi polemiche e accesi dibattiti di natura politico-filosofica, dato che tale posizione venne contestata e contrastata da coloro i quali avrebbero voluto ricondurre il discorso al positivismo giuridico sostenendone la piena e attuale validità. Quarta premmessa alla Legge fondamentale furono i fondamenti del cristianesimo. Dopo la parentesi neopagana del nazionalsocialismo, definito «uno Stato privo di Dio che aveva condotto alla guerra», anche in ragione di quanto in quel periodo stava accadendo oltre la cortina di ferro, con il länder occupati dai sovietici che si sarebbero trasformati presto in una pepubblica popolare comunista e atea, all’Ovest si riconobbero i fondamenti del cristianesimo, l’importanza di Chiese e comunità religiose e dei loro fondamenti.

GERMANIA TERRA DI MISSIONE

Se si escludono gli oppositori politici perseguitati o costretti a fuggire all’estero, come i comunisti che si rifugiarono a Mosca, nel dopoguerra nel Paese le uniche istituzioni che non risultarono compromesse con il nazismo erano quelle cristiane. La Germania divenne così «terra di missione», con i partiti di centro (Cdu e Csu in primis) attivi nella piattaforma dalla quale, allo scopo di farli divenire comuni a tutti i cittadini, si tentò di inserire valori di riferimento nei principi statuiti dalla Legge fondamentale e nei simboli dello Stato, quali la bandiera e l’inno nazionale della nascente Bundesrepublik. Sempre riferendosi al modello giusnaturalista, si definorono compiutamente le finalità dell’uomo all’interno della comunità sociale e il ruolo proprio dello stato, con il primo ritenuto prioritario e il secondo, invece, al servizio dell’altro. Da qui discendevano diritti e doveri, oltreché il bene comune, determinato dalla legge naturale, intesa come fonte sopra legale.

FORMARE LA PERSONA UMANA, NON TANTO IL «BUON TEDESCO»

Si intesero stabilire chiaramente ruoli e poteri di popolo e stato, aspirando non tanto alla formazione del «buon cittadino», quanto a quella della persona umana. Per quanto concernette i rapporti tra Stato e Chiesa, i costituenti del 1948-49 (con l’opposizione di socialdemocratci e comunisti) recuperarono una parte della vecchia Costituzione della Repubblica di Weimar e la incorporarono nella elaboranda Legge fondamentale. Riguardo a questo aspetto, un ulteriore terreno di socntro politico fu la questione delle scuole religiose e quella di famiglie e figli, mentre la controversia sulla residua validità del concordato raggiunto dalla Chiesa tedesca con il Terzo Reich sarebbe stata risolta definitivamente soltanto nel 1950 a seguito di una pronunzia della Corte suprema.

RIFLESSIONI E INTERROGATIVI

Le riflessioni rese possibili dall’evento che ha avuto luogo a Roma il 23 maggio scorso nella residenza dell’Ambasciatore tedesco presso la Santa Sede, inducono a una lettura della storia in funzione sia del presente che del futuro. Questo soprattutto alla luce delle turbolenze e delle dinamiche che sconvolgono ulteriormente equilibri divenuti sempre più precari, fonti di ingenerazione di interrogativi da porsi in un momento nel quale si attendono delle importanti elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, che si terranno tra pochi giorni e che potranno risultare decisive per il futuro assetto dell’intera Europa.

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