SALUTE, traumi e conseguenze. Sindrome della «testa che scivola sul collo»: come riconoscerla e trattarla

L’instabilità della giunzione cranio-cervicale, dovuta ad un evento traumatico (ad esempio un incidente della strada o sugli sci) o a una serie di patologie infiammatorie e degenerative, rappresenta una condizione potenzialmente fatale e altamente invalidante che va diagnosticata correttamente e trattata dal neurochirurgo. Il punto della situazione con il professor Massimiliano Visocchi, neurochirurgo del Policlinico Gemelli Università Cattolica del Sacro Cuore

Roma 21 maggio 2024 – Nella mitologia greca, Atlante re della Mauretania ed esperto nella scienza dell’astrologia, era stato condannato a reggere sulle proprie spalle il peso dell’intera volta celeste per aver contrariato Zeus. Per questo, la prima delle sette vertebre della colonna cervicale (C1), quella che ha il delicato compito di sostenere il cranio, si chiama proprio «atlante».

LA VERTEBRA DI ATLANTE

Il punto di contatto tra questa vertebra dalla forma particolare, la seconda vertebra cervicale (il cosiddetto dente dell’epistrofeo) e la base cranica è detta giunzione cranio-cervicale. «Si tratta di un punto molto delicato – spiega il professor Massimiliano Visocchi (associato di neurochirurgia all’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore del master di secondo livello, oltreché del centro di ricerca sulla chirurgia della giunzione cranio-cervicale e della UOS di Chirurgia della giunzione cranio-cervicale, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS) – che può essere interessato da una serie di patologie infiammatorie, degenerative, neoplastiche e traumatiche che possono dar luogo a una spondilolistesi, cioè alla cosiddetta malattia della testa che scivola sul collo».

LA TESTA CHE SCIVOLA SUL COLLO

Patologie che possono vengono trattate con successo da un neurochirurgo specializzato nella chirurgia della giunzione cranio-cervicale. Prosegue al riguardo Visocchi: «Questo tipo di condizione può comparire nelle persone con problemi dismetabolici, quali la sindrome di Down, mucopolisaccaridosi, iperparatiroidismo, malattia di Paget), infiammatorie come artrite reumatoide, sindrome di Griesel; con tumori della giunzione cranio-cervicale, ma anche a seguito di un evento traumatico, ad esempio un incidente stradale, uno schiaffo dietro la nuca, un incidente durante una partita di tennis o di calcio, una caduta sugli sci, eventi che portino a una frattura della prima o seconda vertebra cervicale e ad una dislocazione della giunzione cranio-cervicale. Tutte queste problematiche possono portare ad un’instabilità della colonna che va risolta in genere chirurgicamente, in urgenza nel caso di un incidente traumatico o in elezione nelle altre patologie».

SINTOMI E ANALISI

I sintomi di questa condizione possono essere diversi. «Il paziente può presentare un dolore che insorge con i movimenti della testa, formicolii agli arti, un’andatura instabile, cosiddetta atassica o paraparetica; in alcuni casi si può avere perdita del controllo dello sfintere urinario». Di fronte a questa sintomatologia il neurochirurgo chiederà indagini radiologiche per confermare il sospetto diagnostico. «La radiografia dinamica evidenzierà l’anomalo rapporto tra le prime vertebre cervicali e la base cranica, in relazione ai movimenti del capo». La TAC e la risonanza magnetica consentiranno di valutare in maniera approfondita il danno da trattare. Nei casi meno gravi si può tentare di ridurre questa dislocazione posizionando il cosiddetto collare di Halo-Vest, un’areola metallica intorno alla testa, fissata con delle viti al cranio e collegata con barre metalliche ad una sorta di corsetto toracico rigido.

IMMOBILIZZAZIONE CON HALO-VEST

«Si tratta di un sistema di contenzione esterna temporanea  – spiega il professor Visocchi -, si indossa per qualche mese e può fare da ponte all’intervento chirurgico. Esso immobilizza e protegge la colonna cervicale e il collo dopo una frattura o dislocazione delle prime vertebre cervicali. In alcuni tipi di frattura l’immobilizzazione con Halo-Vest porta alla guarigione per consolidamento della vertebra. In altri casi è necessario invece ricorrere all’intervento chirurgico, che consiste nel bloccare tra loro queste vertebre, utilizzando quattro viti e due barre in titanio. In passato veniva bloccato il cranio su tutto il collo, mentre oggi la base cranica viene bloccata solo sulle prime due vertebre cervicali».

L’INTERVENTO

L’intervento dura all’incirca tre ore e non è necessaria alcuna riabilitazione. Si tratta di un intervento complesso per il quale è bene affidarsi a centri di grande esperienza. «Nell’arco degli ultimi dieci anni – conclude il professore del Policlinico Universitario Agostino Gemelli – abbiamo operato un centinaio di casi; siamo un centro di riferimento in Italia e anche l’unica università al mondo che dispone di un centro di ricerca, di un master di secondo livello e di un’unità operativa, espressamente dedicata alla chirurgia della giunzione cranio-cervicale».

Condividi: