Il tema è stato analizzato da Audrey Decker in un articolo pubblicato da Defense One lo scorso 2 maggio, https://www.defenseone.com/threats/2024/05/new-chinese-satellites-ending-us-monopoly-ability-track-and-hit-long-distance-targets/396272/?oref=defense_one_breaking_nl&utm_source=Sailthru&utm_medium=email&utm_campaign=Defense%20One%20Breaking%20News:%20May%202%2C%202024&utm_term=newsletter_d1_alert, egli sostiene che le forze armate degli Stati Uniti d’America detengono da tempo un vantaggio chiave nei confronti di quello che ormai viene definito «l’avversario sistemico» cinese, potendo ingaggiare bersagli in movimento a distanze estreme. Tuttavia, questo monopolio sarebbe finito, almeno stando alle dichiarazioni rese giovedì scorso pubblicamente dal responsabile dell’intelligence della Space Force.
I PROGRESSI DI PECHINO NEL SETTORE
La Cina Popolare sta infatti approntando una massiccia architettura di satelliti da telerilevamento allo scopo di contrastare le forze statunitensi qualora queste dovessero intervenire in difesa di Taiwan nel corso di un eventuale futuro conflitto. Uno scenario recentemente delineato dal maggiore generale Greg Gagnon, vicecapo delle operazioni spaziali per l’intelligence. «Si tratta di fornire informazioni e allarmi alla marina, alle truppe anfibie e all’aviazione militare che tenteranno di rischierarsi a Ovest, se chiamati a difendere la libertà», ma lì si troveranno in un ambiente saturo di armi moderne in possesso dell’avversario, guidate anche dagli oltre quattrocento satelliti lanciati dalla Cina Popolare negli ultimi due anni, più della metà dei quali sono concepito allo scopo di tracciare obiettivi sulla Terra.
SATELLITI CINESI SUL PACIFICO OCCIDENTALE
Gagnon, che ha affrontato il tema chiosando che si tratta di un argomento di difficile trattazione per l’opinione pubblica americana, è intervenuto nel corso di un evento pubblico presso il Mitchell Institute for Aerospace Studies. Egli ha specificato che quelli realizzati dai cinesi sono satelliti di telerilevamento in grado di operare oltreché sull’area del Pacifico occidentale anche a livello globale (come i satelliti di sorveglianza in orbita geosincrona dotati di radar ad apertura sintetica Ludi Tance-4), macchine ridondanti e dunque resilienti agli attacchi, «progettati per sopravvivere in guerra».
BURN OUT
Gagnon ha poi ricordato che dall’istituzione della Forza spaziale militare cinese, risalente al 2015, è stato registrato un incremento pari al 550% delle risorse messe in orbita da Pechino, un aspetto che, ad avviso dell’ufficiale dell’intelligence americana, sarebbe stato sottovalutato. Il numero di satelliti che la Space Force si trova a dover monitorare ha conosciuto un sensibile incremento, passando dalla trentina di apparecchi del 2019, alle attuali migliaia.