INDUSTRIA, siderurgia. Ex-Ilva, piano industriale: la Uilm non condivide le linee guida, «vogliamo certezze e garanzie occupazionali»

«Esse – dichiarano dal sindacato -, che verranno presentate all’Unione europea per chiedere il prestito ponte, non ci soddisfano e non garantiscono una solida prospettiva produttiva e occupazionale, poiché abbiamo tre altoforni che hanno pochi anni di vita e non ci sono alternative adeguate. Inoltre, i due forni elettrici prospettati, che entrerebbero in funzione non prima di tre anni, non potranno garantire una produzione sufficiente ad assicurare il futuro e la sostenibilità»

«Le linee guida del piano industriale che ci hanno presentato oggi i commissari straordinari di Acciaierie d’Italia non sono condivisibili né sul metodo né sul merito perché si fa solo la fotografia della situazione attuale, non dando le necessarie certezze per il futuro. Esse, che verranno presentate all’Unione europea per chiedere il prestito ponte, non ci soddisfano e non garantiscono una solida prospettiva produttiva e occupazionale, poiché abbiamo tre altoforni che hanno pochi anni di vita e non ci sono alternative adeguate».

LINEE GUIDA: CRITICA LA UILM

Questo il commento espresso dal sindacato Uilm nell’immediatezza del vertice di Palazzo Chigi su Acciaierie d’Italia, che ha visto la partecipazione delle organizzazioni sindacali in rappresentanza dei lavoratori e il Governo, rappresentato nell’occasione dai ministri dell’Industria e del made in Italy Adolfo Urso, delle Politiche del Lavoro Marina Calderone e dell’economia Giancarlo Giorgetti (in video collegamento), oltre al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e i  commissari straordinari di Acciaierie D’Italia. «Inoltre – prosegue la nota diffusa dalla Uilm -, i due forni elettrici prospettati, che entrerebbero in funzione non prima di tre anni, non potranno garantire una produzione sufficiente ad assicurare il futuro e la sostenibilità dell’ex Ilva. Solo il rifacimento dell’Afo 5, con le migliori tecnologie ecosostenibili e con una produzione annua di 4 milioni di tonnellate, ci darebbe una solida prospettiva industriale, produttiva e occupazionale».

NON È FATTIBILE PER I COSTI ECCESSIVI E LE REGOLE STRINGENTI

«Ma il Governo – ha sottolineato al riguardo Rocco Palombella, segretario generale della Uilm – ha detto che non è fattibile per l’eccessivo costo e per le attuali regole europee, mentre si preferisce spendere centinaia di milioni di euro per il rifacimento di altoforni che avranno una vita breve. A due mesi dall’avvio dell’amministrazione straordinaria non vediamo nessun miglioramento tangibile rispetto alla precedente gestione fallimentare. Si continua a navigare a vista, senza alcuna certezza e tutto questo è inaccettabile. Dal Governo e dai commissari non abbiamo ricevuto nessuna garanzia sui lavoratori dell’appalto e sui crediti pregressi delle aziende dell’indotto che stanno avendo delle difficoltà a riceverli. Per noi resta valido l’accordo del 2018, l’unico firmato dalle organizzazioni sindacali, che garantisce l’occupazione per tutti, compresi i millecinquecento lavoratori in Ilva As».

IMPIANTI FERMI E FATISCENTI

«Nell’incontro ci è stato detto che nelle prossime settimane le aziende che hanno manifestato interesse per l’acquisto dell’ex Ilva faranno visita negli stabilimenti – prosegue Palombella -, ma alle attuali condizioni, con impianti fermi e fatiscenti, rischiamo di far scappare i potenziali compratori. Rimaniamo in attesa di conoscere il dettaglio del piano industriale per arrivare a un giudizio siamo consapevoli delle difficoltà e della situazione disastrosa ma ci aspettavamo più concretezza».

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