Trapelano sempre più particolari riguardo all’attacco effettuato dall’aeronautica militare israeliana nella notte del 18 aprile scorso contro la base aerea iraniana “Shahid Baba’i” di Shikari, situata nei pressi dell’aeroporto internazionale della città di Isfahan.
DRONI O MISSILI? IL SIGNIFICATO DEL “RAMPAGE”
Di fronte alle opinioni pubbliche mondiali Teheran ha tentato di minimizzare il colpo subito e, allo scopo, è intervenuto tra gli altri il suo ministro degli Affari esteri, che ha definito i droni israeliani «giocattoli», negando che gli israeliani abbiano impiegato dei missili. Ma, in realtà, le Forze di difesa israeliane avrebbero invece fatto ricorso a uno specifico sistema d’arma, il multi-purpose air-launched rocket system “Rampage”, facendolo lanciare da una piattaforma in volo nello spazio aereo iracheno, a ridosso del confine con l’Iran. Una scelta affatto casuale, che risponderebbe allo scopo perseguito di porre i decisori politici della Repubblica Islamica di fronte a un ben preciso monito relativo alle conseguenze di una loro eventuale ulteriore risposta di natura militare contro lo Stato ebraico. per quanto concerne i citati droni, essi avrebbero colpito e danneggiato elementi critici del sistema di difesa aerea iraniana, in particolare una batteria S-300, una del sistema missilistico di difesa aerea PMU2 con annesse componenti, quali il radar di ingaggio degli obiettivi 30N6E.
MULTI-PURPOSE, AIR-LAUNCHED ROCKET SYSTEM “RAMPAGE”
Il Rampage è un missile supersonico aria-terra di precisione e a lungo raggio sviluppato dalle Israeli Military Industries e dalle Israel Aerospace Industries introdotto in linea con l’aeronautica militare dello Stato ebraico nel 2018. Viene indicato come di difficile rilevamento da parte delle difese aeree avversarie grazie alle sue caratteristiche stealth che ne riducono la segnatura radar, dunque impiegabile in scenari “war” particolarmente difficili quali quelli tecnologicamente avanzati. La sua testata di guerra (a frammentazione o multiuso) ha una precisione pari a un CEP (errore circolare probabile) (CEP) di dieci metri, mentre la sua velocità di impatto è di 350-550 metri al secondo. Questo sistema d’arma è integrabile con vari velivoli, sia in modalità stand alone che per il tramite di un sistema avionico di guida. Obiettivi tipici per i quali si ricorre al Rampage sono basi aeronautiche, torri di controllo, depositi di munizioni, bunker, sistemi di difesa aerea come i radar, centri logistici, infrastrutture di comunicazione e posti di comando.
L’IMPORTANZA DELLA BASE IRANIANA COLPITA
La base aerea di Shikari viene ritenuta dagli analisti occidentali di notevole importanza, poiché ospita strutture militari di diverso genere, inclusa una sotterranea dove sarebbero stoccati missili balistici. Si tratta in ogni caso di una delle basi più importanti dell’aeronautica militare iraniana (Niru-ye Havayi-ye Artesh-e Jomhuri-ye Eslami-e Iran o Islamic Republic of Iran Air Force, IRIAF), in quanto vi si trovano i velivoli da combattimento più avanzati attualmente schierati in linea da Teheran, al punto da venire definita come «il cuore dell’aeronautica iraniana». Sul suo sedime sono tre gli squadroni di caccia e due di aerei da addestramento, tra i velivoli figurano i Chengdu F-7 Airguard di produzione cinese, i vecchi Grumman F-14 Tomcat ceduti dagli americani ai tempi dello Shah e i Sukhoi Su-24 Fencer di produzione russa. La base di Shikari, sita a nordest di Isfahan, si trova a 12 miglia dal reattore di ricerca nucleare e dai parchi industriali a esso associati, oltreché dalla base dei velivoli senza pilota Badr, a sudest della città, inoltre, dista 75 miglia dall’impianto di arricchimento dell’uranio di Natanz, a 175 miglia dal reattore nucleare ad acqua pesante di Arak e a 155 miglia da quello sotterraneo di arricchimento dell’uranio di Fordow, interrato sotto le montagne di Qom.