Lo scopo della convocazione dell’alto ufficiale da parte del Parlamento è stato quello di ricavare ulteriori informazioni utili ai fini dell’esame del disegno di legge di modifica della 185/1990, un’audizione concernente esclusivamente gli aspetti di competenza propri del Segretariato Generale della Difesa e Direzione nazionale degli Armamenti (SGD/DNA), connessi, direttamente e indirettamente, con le attività regolate dalla normativa che il legislatore intende modificare.
IL REGISTRO NAZIONALE DELLE IMPRESE
Nell’ambito dell’attuale quadro procedurale il SGD/DNA svolge tre funzioni principali: la tenuta del Registro nazionale delle imprese, la gestione dei programmi di coproduzione internazionale, la resa di pareri per il rilascio delle autorizzazioni. Per quanto attiene al Registro nazionale delle imprese, va rilevato che le autorizzazioni a effettuare operazioni di esportazione, importazione e transito di materiali di armamento possono venire rilasciate soltanto agli iscritti a esso, che è gestito dal Se.R.N.I. il Servizio Registro nazionale delle imprese, inquadrato nel II Reparto del Segretariato. Il Se.R.N.I. è responsabile dell’istruttoria delle pratiche di iscrizione e cancellazione, e fornisce supporto alla Commissione Interministeriale, presieduta da un magistrato del Consiglio di Stato, incaricata di deliberare in merito all’iscrizione al registro delle imprese che ne hanno fatto richiesta.
LISTA DEI MATERIALI DA ESPORTARE E CONTROLLI PREVENTIVI
Inoltre, è previsto che le imprese iscritte al Registro depositino anche la lista dei materiali di armamento che possono costituire oggetto di esportazione, codificati secondo standard condivisi in ambito europeo. Alla data odierna (11 aprile 2024, n.d.r.), risultano iscritte 414 imprese, mentre le voci riferite alle liste dei materiali di armamento depositate sono oltre 190.000. Da quanto esposto, si evince che, a monte di qualsiasi attività di commercializzazione di materiali di armamento, viene esercitato un primo importante controllo preventivo sulle aziende e sui materiali proposti per l’esportazione da parte della Commissione interministeriale. In merito ai programmi di coproduzione internazionale, la responsabilità del SGD/DNA circa le competenze derivanti dalla legge 185/1990 sono quelle relative alla fornitura all’Autorità nazionale, l’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (UAMA), i pareri in merito alla coerenza normativa delle istanze relative alle licenze globali per l’export dei programmi di coproduzione internazionale, oltreché rendere disponibile la situazione annuale dei programmi di coproduzione internazionale, da inserire nella relazione annuale al Parlamento, evidenziando le Società italiane interessate e i Paesi partecipanti.
PROCEDURE AUTORIZZATIVE
Infine, per quanto riguarda la resa di pareri tecnici nell’ambito delle procedure autorizzative, il SGD/DNA partecipa con un proprio rappresentante al comitato consultivo costituito presso il MAECI-UAMA, il cui parere preventivo è necessario per le operazioni che riguardano Paesi terzi (ovvero non appartenenti all’Unione europea o alla NATO); esprime pareri di carattere tecnico in relazione all’iter di autorizzazione delle operazioni di export e import previste dall’art. 9 (commi 2, 4 e 5) della legge numero 185/1990. Tali pareri, redatti sulla base delle informazioni acquisite dalle Direzioni tecniche del SGD/DNA, sono focalizzati su profili di specifica competenza dell’Area tecnico-amministrativa, con particolare riguardo all’impatto che la fornitura può avere sugli approvvigionamenti nazionali, in relazione a contratti in corso di esecuzione; alla sussistenza di eventuali diritti di royalties per la Difesa a carico dell’industria esportatrice; alle valutazioni tecniche in ordine alle caratteristiche del materiale (per esempio, il grado di letalità) in caso di presenza di vincoli specifici per l’esportazione verso alcuni paesi terzi; alle valutazioni sul possibile impatto in termini di cessione di tecnologia, derivante dalla fornitura.
CESSIONI DI TECNOLOGIE: I POSSIBILI IMPATTI
In merito a quest’ultimo aspetto, le modalità operative per la resa dei pareri tecnici, da parte del SGD/DNA, prevedono anche una valutazione dell’operazione di export sotto un profilo strategico-industriale, ai fini dell’eventuale esercizio dei poteri speciali, nell’ambito della procedura del golden power, al fine di limitare il più possibile la cessione di tecnologie e know-how che potrebbero, nel tempo, indebolire il posizionamento tecnologico del nostro comparto industriale della difesa nel mercato internazionale. Delineata la situazione attuale, passo ora all’oggetto vero e proprio del consesso odierno, ovvero la proposta di modifica alla legge n.185. Al riguardo, voglio evidenziare che il disegno di legge non apporta alcuna modifica alle specifiche competenze e alle attività già svolte dal SGD/DNA. Piuttosto, ritengo che la proposta intervenga per rendere il quadro normativo più aderente all’evoluzione dell’attuale contesto internazionale, molto diverso da quello dei primi anni Novanta, quando la legge è stata promulgata.
UN CONTESTO RADICALMENTE MUTATO
Infatti, nel 1990, con la fine della guerra fredda l’ipotesi di un conflitto in Europa era stata archiviata, il focus su Difesa e deterrenza aveva lasciato il posto a una postura incentrata sulle attività di stabilizzazione e sicurezza, gli equilibri geopolitici iniziavano a mutare ma erano ancora facilmente prevedibili e, infine, l’Unione europea era ben lontana dall’ipotizzare meccanismi di cooperazione nel campo della Difesa. Oggi invece lo scenario geopolitico ha assunto nuove forme, ponendoci di fronte a una realtà fatta di equilibri geopolitici instabili e in continua evoluzione. Viviamo in un contesto che ha evidenziato la funzione strategica del Comparto industriale della difesa, ponendo in risalto il fatto che le scelte in materia di esportazione dei materiali di armamento rappresentano, al pari delle operazioni militari, uno strumento che contribuisce al perseguimento degli obiettivi di politica estera di un Paese. Si tratta di una materia complessa, che comporta la necessità di operare una serie di valutazioni per bilanciare i molteplici interessi strategici in campo diplomatico, economico e di sicurezza.
COOPERAZIONE E SEMPLIFICAZIONE
Al riguardo, la proposta di ripristinare il Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento per la Difesa (CISD) va proprio in questa direzione, attestando le scelte al massimo livello politico, così da garantire coerenza strategica e rapidità dei processi decisionali. Tra l’altro, le riflessioni sul cambiamento del contesto geopolitico e sulla rinnovata consapevolezza della centralità del comparto industriale della difesa, hanno interessato, per la prima volta, anche l’Unione europea, che ha inserito nella propria agenda obiettivi quali l’autonomia strategica, la sovranità tecnologica, la competitività della base industriale e la sicurezza delle supply chain. Tutti obiettivi che richiamano a una maggiore cooperazione e semplificazione delle procedure intracomunitarie. Ad esempio, per avere una supply chain efficace in ambito europeo, è necessario rendere più snelle possibile le procedure per lo scambio del materiale di armamento tra i Paesi membri.
L’ATTUALE PROPOSTA DI LEGGE
Per tale scopo, il disegno di legge interviene a rimuovere la necessità di previa autorizzazione alle trattative contrattuali realizzate in ambito Unione europea, oggi prevista per le intermediazioni. Anche in questo caso, ritengo di poter affermare che tale proposta risulta essere aderente all’evoluzione del contesto internazionale e in linea con le prospettive di cooperazione portate avanti dall’Unione europea. Oltre a questi aspetti, le ulteriori proposte di modifica intervengono sulla semplificazione degli oneri di produzione dei documenti che gravano sulle imprese, per perseguire un processo di semplificazione normativa teso a favorire lo sviluppo degli investimenti e delle attività industriali, senza peraltro affievolire i controlli sui movimenti dei materiali d’armamento. Inoltre, come ho già avuto modo di dire, queste proposte non apportano alcuna modifica alle competenze specifiche del SGD/DNA. Allo stesso tempo, però, ricordo che la Direzione nazionale degli Armamenti ha la responsabilità istituzionale sulla ricerca e l’innovazione tecnologica, sulla politica degli armamenti e le attività di procurement e sul supporto alla politica industriale della difesa e la cooperazione internazionale.
AUTONOMIA STRATEGICA E COMPARTO INDUSTRIALE
Si tratta di aspetti strettamente connessi, in modo diretto o indiretto, con le attività di import-export del materiale di armamento. Per dare forza a questa affermazione, voglio riprendere un concetto che ho condiviso in questa sede, nel corso dell’audizione sulle linee programmatiche del mio mandato, quando ho parlato di autonomia strategica. Infatti, per puntare all’obiettivo di incrementare l’autonomia strategica del Paese, è necessario disporre di un comparto industriale competitivo. E la competitività delle industrie della Difesa si misura in campo internazionale, anche in considerazione del fatto che circa il 70% del loro fatturato è legato alle esportazioni. Al riguardo, muoversi in maniera proattiva sul mercato internazionale è la chiave per rimanere competitivi e mantenere un vantaggio tecnologico nei confronti di potenziali avversari. Infatti, in un contesto globale altamente competitivo essere totalmente dipendenti da tecnologie altrui significherebbe accettare il rischio di farsi cogliere impreparati ad affrontare una situazione di crisi, qualora ce ne fosse bisogno. Ma vorrebbe anche dire subordinare la capacità di difendere gli interessi nazionali alla volontà di coloro che detengono il know-how tecnologico.
PROMUOVERE LE ECCELLENZE ITALIANE
Per questo motivo, uno dei compiti del SGD/DNA è di promuovere le eccellenze nazionali anche in ambito internazionale, sostenendo e incrementando le loro opportunità di export. Infatti, chiaro è l’interesse dello Stato, e in particolare della Difesa, a far sì che le aziende nazionali abbiano successo nel mercato internazionale, così da consolidare le proprie capacità produttive e continuare a investire adeguatamente nella ricerca, sviluppando sistemi d’arma allo stato dell’arte, in grado di soddisfare le esigenze operative delle nostre forze armate. In questo contesto, uno degli strumenti più promettenti ed efficaci per offrire opportunità di business all’industria della difesa nazionale sono gli accordi Government to Government (G2G). Tali accordi sono strumenti di politica industriale che consentono la fornitura di beni e servizi da stato a stato, ma hanno anche una valenza politica, che mira a rinsaldare i rapporti tra gli stati contraenti, e una funzione strategica, in quanto permettono di avviare programmi di cooperazione su piattaforme comuni e consolidare partnership che generano interoperabilità in campo ingegneristico, operativo, addestrativo, logistico e manutentivo.
STRUMENTI DI POLITICA INDUSTRIALE
Al riguardo, quale appendice del mio intervento, colgo l’occasione per condividere, in questo consesso, che è in corso, in ambito Difesa, una riflessione sull’opportunità di procedere a una revisione del quadro normativo che regola gli accordi G2G. Infatti, migliorare le procedure e garantire maggiore rapidità e flessibilità, ci consentirebbe di sfruttare, appieno, tutti i vantaggi offerti da questo strumento, inclusi quelli legati al controllo governativo. Alla luce di queste considerazioni, e a chiusura del mio intervento, ritengo che un maggiore coinvolgimento politico nelle scelte di import e export del materiale di armamento e la semplificazione delle procedure, in ambito europeo, ma anche a vantaggio delle aziende, siano tutti elementi che potranno contribuire a creare le condizioni per perseguire, con maggiore determinazione, gli obiettivi strategici nazionali. Infatti, il rafforzamento dell’industria nazionale è un investimento per la Difesa. E investire nella Difesa, aspirando ad avere uno strumento militare adeguatamente dimensionato, bilanciato e tecnologicamente evoluto, per essere rispondenti alle crescenti sfide globali, significa investire in stabilità e sicurezza, ovvero, creare le condizioni per la pace, il benessere e la prosperità del nostro paese e dei nostri alleati.