MEDIO ORIENTE, fog of war. Guerra a Gaza: quanto sono affidabili i dati sulla mortalità nella Striscia?

Nella sua approfondita analisi, Gabriel Epstein (ricercatore sulle relazioni arabo-israeliane presso il Washington Institute) giunge alla conclusione che, date le discrepanze nei conteggi ufficiali effettuati dai palestinesi della Striscia e la loro crescente dipendenza dalle discutibili cifre ricavate dai resoconti del conflitto fatti dei media, le lacune di credibilità evidenziate da un precedente studio risulterebbero di molto aggravate

Gli accesi dibattiti sul bilancio delle vittime palestinesi nella guerra tra Hamas e Israele tendono a concentrarsi sul fatto che le cifre relative ai decessi vengono rese note senza fare distinzione tra combattenti e non combattenti. Tuttavia, al netto di questa differenziazione, non si è inoltre tenuto conto di un aspetto di fondamentale importanza ai fini di un computo almeno relativamente preciso delle vittime, quello della perdita di una pretesa di validità di quelle stesse cifre.

LA GUERRA E LE CIFRE

Nel primo mese di guerra il Ministero della Salute di Gaza (MOH), controllato da Hamas, nella raccolta dei dati ha fatto affidamento sul suo sistema preesistente, basato principalmente sugli ospedali e gli obitori della Striscia, istituti nei quali veniva certificata la morte di ogni persona. Ma, a partire dall’inizio di novembre gli ospedali situati nel nord della Striscia sono stati chiusi oppure evacuati in conseguenza dell’invasione di terra da parte delle forze armate israeliane. Questo ha costretto il Ministero della Salute gaziano a fare ricorso a una nuova metodologia di conteggio delle vittime, ricavando le cifre di morti e feriti dai resoconti delle vicende belliche fatte dai media. Questa metodologia, sottolinea al riguardo Epstein, che il Dicastero gaziano ha raramente riconosciuto pubblicamente, enumera la maggior parte dei decessi segnalati negli ultimi quattro mesi non attraverso il tradizionale sistema di raccolta.

METODOLOGIE A CONFRONTO

Un confronto tra le due metodologie, effettuato utilizzando i rapporti del MOH e le affermazioni pubblicate dal Government Media Office (GMO), organismo egualmente controllato da Hamas, porterebbe però a risultati molto diversi e tra loro inconciliabili, evidenziando come le cifre elaborate dai resoconti tratti dai media sottostimerebbero notevolmente i decessi registrati nella categoria degli individui maschi adulti, fascia di genere e demografica che raccoglie la maggior parte dei combattenti. Sulla base di tale conclusione Epstein giunge conseguentemente a sminuire la persistente affermazione secondo la quale «il 72% delle persone uccise nella striscia di Gaza sono donne e bambini».

LE «NEBBIOSE» STATISTICHE DEL MOH

Ad avviso del ricercatore del Washington Institute il risultato indicherebbe come le statistiche del MOH non offrano una lettura affidabile per stabilire un effettivo bilancio delle vittime palestinesi, anche rispetto agli standard poco chiari (il termine utilizzato da Epstein è «nebbiosi») dei normali resoconti diffusi in tempo di guerra. «Giornalisti, analisti e funzionari governativi – afferma a questo punto il ricercatore del Washington Institute – devono avere consapevolezza che il bilancio delle vittime effettivo, inteso nella sua complessità, potrebbe risultare significativamente più alto (o, meno probabilmente, inferiore) rispetto a quanto riportato dal Ministero della Salute di Gaza, poiché la composizione demografica dei decessi è certamente molto diversa da quanto ufficialmente dichiarato.

NECESSARIO DATABASE

Per valutare questo problema, l’autore ha messo insieme una raccolta completa di dati sulla mortalità a Gaza disponibili pubblicamente. Essa include gli aggiornamenti quotidiani che coprono il periodo intercorrente dal 7 ottobre 2023 al 21 marzo 2024 ottenuti da quattro diverse fonti: il MOH gestito da Hamas nella striscia di Gaza, il GMO, sempre gestito da Hamas, il Ministero della Sanità dell’Autorità palestinese (Anp) di Ramallah e l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), che però si limita a trasmettere le i dati ricevuti da MOH e OGM di Gaza, ad avviso di Epstein «a volte addirittura in modo impreciso»; i dati ricavati da tredici rapporti sanitari pubblicati dal MOH di Gaza tra l’11 dicembre e il 18 marzo 2024 (accessibili tramite il canale Telegram del MOH o l’archivio Internet); due comunicati includenti dati del MOH emessi il 26 ottobre 2023 e il 7 gennaio 2024, con quest’ultimo che copre fino al giorno 2 novembre per l’intera striscia di Gaza e fino al 5 gennaio per il sud di essa.

I BUCHI NEL SISTEMA DI RACCOLTA CENTRALE

L’analisi di Gabriel Epstein si basa principalmente sui rapporti di emergenza del settore sanitario e sugli aggiornamenti occasionali del GMP. Il ricercatore a questo punto ravvisa delle evidenti limitazioni nei resoconti pubblicati dai media, specificando come la metodologia applicata dal MOH (di seguito sistema di raccolta centrale) registra i decessi negli ospedali e negli obitori, come quelli segnalati dal servizio di ambulanze della Mezzaluna rossa palestinese e da altre fonti non specificate, una metodologia relativamente accurata nel passato. Ma a differenza dei conflitti precedenti, né l’OCHA né le organizzazioni non governative, sia locali che internazionali, sono attualmente dedite ad attività di verifica in tempo reale delle vittime a Gaza, neppure distinguono tra civili e combattenti. Questo in un momento in cui soltanto un terzo degli ospedali della Striscia sono parzialmente funzionanti, e a fronte del fatto che in molte parti del territorio non sono accessibili, aspetto che limita il ricorso a questa metodologia di computo dei decessi al di fuori dei governatorati di Rafah e Khan Yunis.

«FONTI MEDIATICHE AFFIDABILI»

Il 10 novembre scorso il Ministero della Salute di Gaza ha annunciato di non essere più nelle condizioni di comunicare il numero dei decessi nei due governatorati settentrionali della Striscia. Il mese seguente i funzionari del medesimo dicastero palestinese ammettevano che per computare i morti in quei governatorati facevano affidamento su quelle che definivano «fonti mediatiche affidabili». In realtà, denuncia Epstein nella sua analisi, i dati del MOH pubblicati il ​​7 gennaio 2024 evidenziano come essi avessero iniziato a utilizzare questa metodologia già dal 3 novembre precedente. Per la verità, non è raro l’utilizzo di notizie quando si cerca di contare i decessi nelle zone di guerra, situazioni caotiche caratterizzate da problemi di accesso e dove le istituzioni locali sono spesso scarsamente efficienti. Una metodologia difficilmente praticabile e, in genere, rivolta al passato piuttosto che a un computo in tempo reale.

IL RISCHIO DEL DOPPIO CONTEGGIO

«Dunque – prosegue Epstein -, l’affidabilità di qualsiasi sforzo del genere dipende in gran parte dai suoi dettagli metodologici, ma il Ministero della Salute si è rifiutato di rivelare da dove ricava questi dati, ed è un grosso problema, dato che i resoconti dei media sono divenuti l’input dominante nel bilancio delle vittime di Gaza, rappresentando oltre 14.000 decessi». Nonostante i problemi evidenziati dal sistema di raccolta centrale del MOH, tuttavia esso risulta quello effettuato sulla base della metodologia più affidabile, poiché contempla la verifica dell’identità e il conteggio materiale dei corpi, mentre i resoconti dei media sono difficilmente verificabili e, solitamente, deficitano dei dettagli necessari alla determinazione dell’identità o della posizione delle persone uccise, che, conseguentemente, potrebbero divenire oggetto di un doppio conteggio o, al contrario, venire ignorate. La divergenza tra le due metodologie risulta forse meglio dimostrata dalla diversa modalità mediante la quale sono stati rilevati e quindi riportati i dettagli di natura demografica sui deceduti nella striscia di Gaza.

DISAGGREGAZIONE DEI DATI RELATIVI AI DECESSI

«Ad esempio – argomenta Epstein -, i rapporti sanitari di emergenza del MOH forniscono dati separati su uomini, donne e bambini nei casi in cui i loro decessi vengono registrati mediante il sistema di raccolta centrale, mentre costituiscono un’unica cifra aggregata nei resoconti dei media. Quando questi rapporti coincidono con i rapporti periodici dell’OGM, che includono riferimenti demografici, è allora possibile confrontare le modalità di trattamento degli eventi  mortali tra i diversi gruppi demografici». Il confronto rivela marcate differenze, in particolare una revisione al ribasso (sei volte in meno) dei decessi di maschi adulti ricavati dai resoconti dei media e un incremento pari a quattro dei decessi di bambini, questi ultimi componente che pesa all’incirca per il 50% sulla popolazione complessiva della striscia di Gaza, e mentre i maschi e le femmine adulte costituiscono un quarto ciascuno del totale.

COMBATTENTI CADUTI E GUERRA PSICOLOGICA

Alcune di queste differenze possono venire spiegate col fatto che è improbabile che i resoconti dei media riportino accuratamente i decessi dei combattenti, questo a causa degli ovvi problemi di accesso alle zone di combattimento e ai timori correlati alle possibili ritorsioni di Hamas, che nella guerra psicologica combattuta parallelamente a quella cinetica, non intende evidenziare un numero sensibile di proprie perdite sul campo di battaglia. In ogni caso, conclude il ricercatore del Washington Institute, nella maggior parte delle volte le cifre risultano essere eccessivamente distanti da stime realistiche, dunque non si concilierebbero con l’effettiva dinamica sul campo rivelandosi scarsamente credibili. Argomenta Epstein nella sua analisi che, sulla base della metodologia propria dei media, al 18 marzo soltanto 1.192 individui adulti maschi erano stati uccisi nella parte settentrionale e centrale della Striscia, questo nonostante fossero già trascorsi quattro mesi e mezzo di pesanti combattimenti terrestri.

LE STIME ISRAELIANE SUI DECESSI DI MILIZIANI PALESTINESI

A cinque giorni da quella data la cifra era inspiegabilmente scesa a 1.170, «cioè, ventidue uomini sarebbero dovuti tornare in vita in qualche modo entro il 23 marzo allo scopo di riconciliare i dati del sistema di raccolta centrale con il bilancio complessivo precedentemente dichiarato». Contrariamente a quanto dichiara Hamas, le autorità israeliane stimano che nel corso delle operazioni militari nella Striscia siano stati uccisi 13.000 militanti palestinesi, una cifra che includerebbe numerosi decessi di combattenti non registrati mediante nessuna delle metodologie alle quali aveva fatto ricorso il MOH. «In assenza di chiarimenti da parte di quest’ultimo – prosegue Epstein -, i risultati dei computi effettuati dai palestinesi inducono a ritenere che ci state delle omissioni o delle significative manipolazioni, operazioni tutte volte a rendere una sottostima del numero di adulti maschi uccisi e, contestualmente, a sopravvalutare quello dei bambini morti».

INCREMENTO DEI DECESSI DI MASCHI ADULTI

Anche perché, rileva sempre Epstein, «una possibilità è che i decessi dei militanti, che in massima parte sono uomini, abbiano maggiori probabilità di non venire computati poiché si verificano all’interno dei tunnel o sul campo di battaglia, dove il grosso dei giornalisti non è in condizioni di accedere a causa dei rischi e dei blocchi oppure non è disposto a rischiare le ritorsioni di Hamas. Un’ulteriore possibilità contemplata dal ricercatore del Washington Institute è quella consistente nella manipolazione attiva dei dati, cioè di un utilizzo delle cifre riportate dai media in funzione della stesura di una cortina fumogena che alteri la realtà percepita all’esterno al fine di avvalorare la tesi secondo la quale il 72% delle persone uccise nella striscia di Gaza sono donne e bambini. Questo seppure i dati del sistema di raccolta centrale indichino un sensibile calo dei decessi complessivi da novembre a fronte di un incremento sostenuto del numero di morti di maschi adulti uccisi.

DALLA CAMPAGNA AEREA A QUELLA TERRESTRE

Oltre alla crescente dipendenza del MOH dalle cifre ricavate dai media, le difformità dei dati possono dipendere da vari fattori, quali il passaggio della campagna militare israeliana nella Striscia dalla fase prevalentemente aerea a quella caratterizzata da intensi combattimenti a terra all’interno di aree densamente urbanizzate; inoltre, anche dall’evacuazione di massa dei civili dal nord della Striscia verso il governatorato di Rafah, e dalla diminuzione dell’intensità dei combattimenti nelle aree in cui il sistema di raccolta centrale risultava ancora funzionante. «Ci si aspetterebbe che tali mutevoli fattori portino a una riduzione della cifra delle vittime civili complessive e, quindi, a un incremento della percentuale di decessi tra i maschi adulti, in quanto quest’ultimo è il gruppo demografico avente maggiori probabilità di venire impiegato in combattimento».

SCOPI DELL’ANALISI

«Questa analisi – sottolinea Epstein – ha lo scopo esclusivo di confrontare tra loro le diverse dichiarazioni ufficiali di Hamas riguardo alle vittime e di sollevare, altresì, una serie di interrogativi sulle risultanti discrepanze. Non vuole speculare retoricamente sul reale bilancio delle vittime di Gaza o sul rapporto dei decessi tra i civili e i combattenti, né intende distrarre dalla reale e diffusa perdita di vite umane nel territorio palestinese e neppure dalla grave crisi umanitaria che la sua popolazione continua a soffrire. Per quanto concerne la sovra rappresentazione degli uomini nelle statistiche relative alle vittime, ciò non implica che tutti gli adulti maschi presenti nella Striscia siano militanti delle organizzazioni armate palestinesi, piuttosto, gli adulti maschi hanno maggiori probabilità di essere militanti in qualsiasi gruppo, anche se è noto che Hamas utilizzi bambini nel combattimento e nel supporto».

SOTTOSTIME E MANIPOLAZIONI ATTIVE

«I risultati di cui sopra – conclude l’analista del Washington Institute -, dovrebbero spingere analisti, media e funzionari governativi a tenere bene a mente i seguenti aspetti nel momento in cui vengono chiamati a valutare le statistiche sulle vittime a Gaza. Le discrepanze tra le metodologie utilizzate per il conteggio delle vittime meritano un esame molto più accurato e, se citate, dovrebbero venire associate a opportune avvertenze, riguardo sia all’omissione passiva, che alla manipolazione attiva, o entrambe assieme, poiché le cifre ufficiali diffuse dal MOH di Gaza sottostimano significativamente il numero di uomini uccisi e potrebbero sopravvalutare quello dei bambini morti. Allo specifico riguardo, con molte probabilità la reiterata affermazione secondo la quale il 72% dei morti sarebbero donne e bambini è errata. Infatti, i dati del sistema centrale di raccolta indicano che il 58% delle persone uccise dall’inizio della guerra sono donne e bambini, una cifra che scende al 48% se si considerano le persone uccise dal 3 novembre 2023».

SCARSA CHIAREZZA E DATI INSUFFICIENTI

In conclusione, se il 72% dei decessi fosse di donne e bambini sarebbe pari a circa il 90% dei decessi registrati attraverso i resoconti fatti dai media, ma ad avviso di Epstein questa proporzione non sarebbe affatto plausibile, poiché gli uomini costituiscono un quarto della popolazione e le morti hanno avuto luogo in gran parte nelle zone dove erano presenti un numero minore di meno civili e, invece, numerosi combattenti, la maggior parte dei quali, appunto, maschi adulti. I dati ricavati attraverso il ricorso a entrambe le metodologie suggeriscono poi che l’intensità del conflitto nella striscia di Gaza è diminuita e la media delle vittime è scesa da 348 al giorno nelle prime settimane di guerra a circa 85 nel mese di marzo. In ogni caso, come spesso accade nel corso dei conflitti, in fasi come quella attuale i dati effettivamente disponibili sono eccessivamente scarsi per trarre conclusioni definitive sul bilancio delle vittime o sul rapporto dei decessi tra civili e combattenti. L’elevata percentuale delle morti registrate deriva da una metodologia imprecisa e poco conosciuta, in grado di indurre a travisare l’effettiva realtà dei fatti. Persiste inoltre una grande incertezza riguardo al numero dei miliziani palestinesi che hanno perso la vita all’interno dei tunnel o in altri luoghi di combattimento, poiché i loro corpi non sono stati del tutto conteggiati. Un aspetto che, dunque, rende ancora meno chiare le proporzioni degli uccisi suddivisi nelle categorie di genere ed età. Questo, almeno al momento attuale, neppure con riferimento alle stime effettuate dagli israeliani.

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