SALUTE, tumori (1). Sarcomi: al Policlinico Gemelli di Roma un percorso dedicato a queste patologie rare

Alla fine del mese di marzo verrà inaugurato presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS un Centro sarcomi. Contestualmente sarà varato un percorso clinico-assistenziale dedicato ai sarcomi dei tessuti molli. Il nosocomio romano è il centro di riferimento dell’intero Centrosud per il trattamento di questi tumori rari e complessi. È stata recentemente pubblicata su una rivista scientifica internazionale la storia di una paziente affetta da leiomiosarcoma della vena renale, operata con successo grazie all’ausilio del robot

Roma, 15 marzo 2024 – Il suo problema la signora Maria (si fa ricorso a un nome di fantasia) lo ha scoperto per caso, come spesso accade per i tumori di piccole dimensioni. Nessun sintomo mai da parte di questa masserella insidiosa, grande come una piccola noce, cresciuta in silenzio all’interno della vena renale sinistra e scoperta in occasione di un’ecografia di controllo ginecologica. Maria ha sessantasette anni ed è molto in sovrappeso, inoltre, il suo tumore è localizzato in una zona piuttosto difficile da aggredire con le tecniche di chirurgia tradizionali, il cosiddetto retroperitoneo, una sorta di retrobottega della cavità addominale, dove si trovano i grandi vasi addominali (vena cava e aorta), i reni e altri organi.

PATOLOGIE TUMORALI RARE

«Una volta scoperta la presenza di questo tumore – spiega il professor Fabio Pacelli, direttore della UOC di Chirurgia del peritoneo e retroperitoneo e associato di Chirurgia Generale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma – siamo andati a pungerla, attraverso un’eco-endoscopia (una sonda ecografica introdotta a livello dello stomaco e del duodeno, che orienta con precisione l’ago della biopsia verso la zona da pungere) per analizzarne la natura; abbiamo così scoperto che si trattava di un leimiosarcoma, cioè di un tumore raro, in Italia se ne registrano meno di sessanta casi l’anno, originato dalle cellule muscolari lisce del vaso, nel nostro caso della vena renale sinistra. Andare a operare un tumore della vena renale con la tecnica chirurgica tradizionale “a cielo aperto” comporta quasi sempre anche la rimozione del rene corrispondente, un sacrificio inutile, visto che il rene può essere perfettamente sano. Per effettuare un intervento “di precisione”, mini-invasivo, mirato solo sulla vena renale e anche in considerazione del fatto che la paziente era obesa, abbiamo dunque deciso di rimuovere questo tumore con il robot da Vinci».

L’INTERVENTO CON IL ROBOT DA VINCI

Tecnicamente l’intervento è consistito nell’asportazione della vena renale malata, risparmiando il rene. Non ci sono state conseguenze a livello vascolare, perché nel frattempo la paziente aveva sviluppato un circolo collaterale, una sorta di by-pass spontaneo, che consentiva di drenare il sangue venoso del rene sinistro non più dalla vena renale, parzialmente ostruita, ma dalla vena ovarica (o gonadica) sinistra. A distanza di appena quattro giorni da esso Maria è tornata a casa guarita e a distanza di due anni da allora non presenta alcuna recidiva. «Questa asportazione di leiomiosarcoma della vena renale con tecnica chirurgica robotica mini-invasiva rappresenta un first assoluto in Italia, tanto che lo abbiamo pubblicato su International Journal of Surgery Case Reports». Quello di Maria è uno delle decine di interventi su questi tumori rari e complessi effettuati ogni anno al Policlinico Gemelli presso la UOC di Chirurgia del peritoneo e del retroperitoneo, diretta dal professor Fabio Pacelli, afferente al Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche diretto dal professor Sergio Alfieri.

UN «FIRST» ASSOLUTO IN ITALIA

«Nell’arco degli ultimi cinque anni – sottolinea il professor Pacelli – abbiamo visto crescere esponenzialmente la nostra attività nel settore dei sarcomi del retroperitoneo, tanto da posizionarci per volumi di attività come uno dei primi centri di riferimento del Centro-Sud. Per questo, abbiamo deciso di istituire un Centro sarcomi, che verrà inaugurato il prossimo 25 marzo. A questo è stato collegato un percorso clinico assistenziale sarcomi dei tessuti Molli, che faciliterà l’accesso dei pazienti attraverso lo sportello Gemelli-cancro (prenotazioni al numero +390630157080 dal lunedì al venerdì, dalle ore 09:00 alle ore 13:00 o tramite e-mail  sportello.cancro@policlinicogemelli.it), a un percorso di cura articolato su reparti, sale operatorie, ambulatori, day-hospital dedicati e a un Tumor Board per la gestione multidisciplinare di queste patologie». Il Tumor Board del peritoneo e dei sarcomi si riunisce ogni settimana, avvalendosi di numerose competenze specialistiche: chirurgo oncologiche (gruppo del professor Fabio Pacelli: dottori Claudio Lodoli, Miriam Attalla, Carlo Abatini), ortopediche (professor Giulio Maccauro), oncologico-mediche (professor Giampaolo Tortora e dottoresse Michela Quirino e Maria Antonietta Di Salvatore), radioterapistiche (professoressa Gambacorta, dottor Nicola Di Napoli), anatomo-patologiche (professor Gian Franco Zannoni), chirurgo plastiche (professor Stefano Gentileschi), chirurgo vascolari (professor Yamume Tshomba), urologiche (dottor Nazario Foschi, dottor Angelo Totaro), psico-oncologiche (professoressa Daniela Chieffo), dietologiche (professoressa Maria Cristina Mele) e altre.

LA VERA SFIDA È UN TRIPLICE APPROCCIO

«La vera sfida del Percorso per la persona con questi sarcomi – conclude il professor Antonio de Belvis, direttore UOC percorsi e valutazione outcome clinici del Policlinico Gemelli – è centrare le cure sui bisogni dell’assistito fin dal suo accesso allo Sportello Gemelli cancro, a disposizione di tutti i cittadini assistiti dal Servizio Sanitario Nazionale. Ma anche le decisioni cliniche più appropriate, in quanto definite da un team multidisciplinare, devono essere centrate sulla persona. Così come un altro aspetto è altrettanto centrale: organizzare i momenti cruciali dell’assistenza nel centro dedicato, nel quale applicare le tecniche più innovative da noi disponibili. Vorremmo estendere questo triplice approccio, già vincente per altri problemi oncologici, anche a questo tumore raro».

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