«L’imprenditoria agricola ha nelle donne un pilastro cardine, che la orienta verso la multifunzionalità, la sostenibilità e un ruolo sociale sempre più consapevole». Così si è espresso Giuseppino Santoianni, presidente dell’Associazione coltivatori italiani in occasione della Giornata internazionale della donna.
ITALIA: DONNE E AGRICOLTURA
In Italia, su 1,13 milioni di aziende agricole, il 31,5% è condotto da una donna, erano il 25,8% nel 2000 e il 30,7% nel 2010. Inoltre, nel Paese oggi la dimensione media di un’azienda agricola femminile è di 7,7 ettari, mentre nel 2000 metà delle donne imprenditrici gestivano aziende con meno di un ettaro. «L’imprenditoria agricola femminile italiana è in crescita – prosegue al riguardo Santoianni -, tuttavia a un ritmo più lento della media europea, che pur aggregando paesi molto diversi tra loro, si attesta al 31,6% per merito di alcuni Stati particolarmente virtuosi nello sostenere le donne imprenditrici».
POLITICHE INSUFFICIENTI
«In Italia, invece – sottolinea critico il presidente dell’ACI -, queste politiche sono del tutto insufficienti. E occorre stare attenti, perché ciò che si è guadagnato può essere disperso: i numeri sulle neolaureate in ambito agrario forestale e veterinario registrano un trend negativo, passando dalle oltre 4.000 del 2019 alle poco più di 3.000 del 2022. Inoltre, delle circa 207.000 nuove aziende agricole censite dall’Istat, soltanto il 29,7% ha un capo azienda donna, con il gap formativo incide fortemente sull’imprenditoria agricola femminile limitandone lo sviluppo».
UNO SFORZO QUASI IN SOLITARIA
«I dati ci raccontano uno sforzo quasi in solitaria delle donne per raggiungere traguardi pur molto significativi – conclude Santoianni -, tra le attività multifunzionali, negli agriturismi le donne capo azienda (56,9%) arrivano quasi a doppiare gli uomini (32%) e in attività come agriasili e fattorie didattiche si vede chiaramente il loro impegno a colmare una mancanza di servizi alla famiglia, che le colpisce direttamente facendo gravare sulle donne il 67% dell’attività di cura familiare. Fondamentale anche riconoscere la resilienza delle imprenditrici delle regioni del Mezzogiorno, che sono 226.000, pari al 64% del totale nell’intero Paese».