«La Conferenza sulla Sicurezza di Monaco del 2024 è iniziata con toni molto cupi – ha esordito nel suo resoconto dell’evento bavarese Nathalie Tocci – https://www.affarinternazionali.it/la-munich-security-conference-2024-raccontata-da-nathalie-tocci/ -, con la notizia dell’assassinio nel carcere in Siberia del leader dell’opposizione russa Aleksej Navalny».
SULLO SFONDO I CONFLITTI IN ATTO
«Dietro tutto questo c’è lo sfondo della guerra in Ucraina – ha ella proseguito -, con le sue centinaia di migliaia di morti; c’è la guerra in Medio Oriente, sono quasi trentamila civili palestinesi morti e oltre centotrenta gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas; poi c’è uno sfondo più ampio in cui, se vogliamo citare solamente un numero, sono oltre ottocento milioni le persone che ogni notte vanno a dormire con fame. Tutto questo a causa di guerre, repressioni e cambiamenti climatici. Quindi è stata una Conferenza che aveva come sfondo questo scenario cupo. E devo dire, non è stata, in realtà, una conferenza che ha rassicurato molto». La conclusione della direttrice dello IAI è che il mondo si sta dividendo in «Occidente contro il resto», una dinamica che pone «tutti in maggiore pericolo», poiché da Gaza e all’Ucraina, passando per l’insicurezza alimentare, «i problemi globali sono collegati e le camere d’eco e le bolle non risolveranno il problema».
L’OCCIDENTE CONTRO IL RESTO DEL MONDO
Nel suo fondo pubblicato lo scorso lunedì 26 febbraio dal quotidiano britannico “The Guardian” – https://www.theguardian.com/commentisfree/2024/feb/26/world-west-danger-gaza-ukraine-food-global-problems – la Tocci ha affermato che il modo in cui i paesi gestiscono la propria sicurezza e la difesa contro le minacce internazionali nel modo più elementare (in altre parole la guerra e la pace) «è tornato di moda»,poiché l’invasione russa dell’Ucraina, la guerra a Gaza, i colpi di stato e le guerre civili in diversi paesi africani, nonché la minaccia di un’escalation militare nell’Asia orientale, sia a Taiwan, nel Mar Cinese Meridionale o nella penisola coreana, assicurano questo.
SUPERARE LA VISIONE RIDUTTIVA DELLA POLITICA ESTERA
Ormai, però, nessuno mette in dubbio che la politica estera sia molto più che diplomazia, intelligence, alleanze strategiche o scorte di armi. Dovrebbe comprendere, ad esempio, anche la crisi climatica, la sicurezza alimentare e l’intelligenza artificiale. C’è molta strada da fare, ma il riconoscimento della complessità sovrapposta è stato pienamente dimostrato alla recente conferenza sulla sicurezza di Monaco, l’incontro annuale noto come Davos della Difesa. «Ho iniziato a partecipare all’evento di Monaco più di dieci anni fa – ha proseguito la Tocci -, allora mi sentivo come un pesce fuor d’acqua, poiché c’erano solo una manciata di donne presenti alla conferenza e la stragrande maggioranza dei partecipanti erano uomini bianchi anziani, più o meno, in giacca e cravatta, oppure tipi militari in uniforme».
COME È CAMBIATA LA «DAVOS DELLA DIFESA»
«Il cambiamento nel corso degli anni è stato impressionante – ha sottolineato al riguardo la direttrice dello IAI -, per molti versi stimolante. La partecipazione femminile è aumentata enormemente, così come la rappresentanza geografica. Delle decine di capi di Stato e ministri presenti, molti provengono ormai da paesi del sud del mondo. C’è una varietà molto maggiore di partecipanti, con presidenti, ministri, generali e importanti spie che condividono lo spazio con guerrieri del clima, maghi della tecnologia, attivisti per i diritti umani e altro ancora. La crisi climatica, l’energia, la sicurezza alimentare, l’intelligenza artificiale, la migrazione, il multilateralismo e le catene di approvvigionamento globali hanno ora un posto di rilievo nel programma. Considerando la conferenza come un microcosmo dell’arena della sicurezza internazionale, tutto ciò è una buona notizia».
L’OSSIMORO DELLA «CONVERSAZIONE»
«Eppure molte discussioni si svolgono ancora in bolle separate. C’è stata una conversazione chiara e molto oscura sull’invasione russa dell’Ucraina, macchiata dalla morte del leader dell’opposizione russa Alexei Navalny , sulla perdita della città di Avdiivka da parte delle forze russe da parte dell’Ucraina, sullo stallo degli aiuti militari a Kiev (o «Kyiv», che dir si voglia, n.d.r.) da parte del Congresso degli Stati Uniti e sullo spettro di Donald Trump che incombe all’orizzonte. C’è stata la discussione assolutamente deprimente sul Medio Oriente, con il governo israeliano che non ha mostrato segni di moderazione, i regimi del Qatar, dell’Egitto e dell’Arabia Saudita che hanno poco da offrire, e l’amministrazione Biden, pur esprimendo a parole la sua opposizione all’assalto delle IDF a Rafah, riluttante utilizzare le leve a sua disposizione per fermare Israele».
UNA TRAGICA IRONIA
«Poiché queste discussioni si svolgono separatamente ha altresì rimarcato la Tocci -, si perde la tragica ironia che le collega. La sospensione dell’assistenza militare all’Ucraina a causa dello stallo del Congresso degli Stati Uniti sta fornendo alla Russia un vantaggio militare, mentre in Medio Oriente, la riluttanza di Joe Biden ad accennare anche solo alla sospensione degli aiuti militari a Israele è al centro della catastrofe umanitaria in atto a Gaza. Non sono solo i dibattiti sulle guerre in Europa e in Medio Oriente a risultare sconnessi, ciò è ancor più vero per altri temi in cima all’agenda globale: i Paesi del nord del mondo vengono assorbiti dall’Ucraina, mentre quelli del Sud sono molto più preoccupati per l’emergenza climatica, la sicurezza alimentare e gli sfollamenti di massa. E nonostante gli evidenti collegamenti tra loro, tra cui il nesso guerra-sicurezza alimentare, le conversazioni spesso hanno luogo in spazi diversi e coinvolgono persone diverse».
SEMPRE MAGGIORE CONNESSIONE
«Peggio ancora, mentre c’è stato uno sforzo cosciente da parte dell’Occidente per coinvolgere il sud del mondo nei confronti dell’Ucraina durante il primo anno di invasione su vasta scala, quei timidi tentativi sono rimasti silenziosi. Sollevare l’Ucraina oggi non suscita alcuna simpatia, dati gli orribili doppi standard, se non la complicità dell’Occidente con la guerra di Israele a Gaza. Il mondo è sempre più connesso. In nessun luogo ciò è più chiaro che nei conflitti in corso oggi, dalla crisi alimentare ed energetica globale innescata dall’impatto dell’assalto della Russia all’Ucraina al caso di genocidio contro Israele portato dal Sud Africa alla Corte internazionale di giustizia, o allo sconvolgimento del potere da parte degli Houthi. delle rotte commerciali globali causato dagli attacchi alle navi in transito nel Mar Rosso. Eppure il mondo è sempre più diviso e frammentato e gli spazi per un vero dialogo, cooperazione e comprensione si restringono di giorno in giorno».
RIDUZIONE DEGLI SPAZI DI DIALOGO
«Sono rimasta colpita – ha quindi concluso la Tocci -, ad esempio, da come la composizione del pubblico nella sala principale di Monaco sia visibilmente cambiata durante due panel consecutivi, uno sulla difesa europea, l’altro sul Medio Oriente. Sono rimasta nella stanza per tutto il tempo e ho visto la folla, per lo più bianca, andarsene dopo la prima sessione, quando è entrato un gruppo più diversificato di persone. Naturalmente i partecipanti erano impegnati a fare bilaterali e sono tornati quando l’argomento nella sala era più vicino al loro cuore. Eppure penso anche che le persone si sentano più a loro agio restando nelle loro camere d’eco. Le guerre attualmente in corso, sebbene di dimensioni regionali, hanno però ripercussioni a livello globale e alimentano sfiducia, incomprensioni e, dappertutto, una narrativa “Occidente contro il resto”. Ciò, a sua volta, complica la ricerca di soluzioni alle principali sfide transnazionali della nostra epoca. Voci provenienti da tutti gli angoli del mondo possono essere convocate e riunite con successo, ma la disconnessione globale tra loro si sta ampliando».