MEDIO ORIENTE, Mar Rosso. I missili degli Houthi

In un articolo a propria firma il professor Ely Karmon della Reichmann University analizza la minaccia marittima derivante dalla milizia filoiraniana ribelle yemenita, giungendo a formulare alcune ipotesi riguardo a una su possibile fronteggiamento

a cura del professor Ely Karmon, analista presso la Richmann University di Herzliya – Il 26 gennaio scorso l’agenzia Reuters ha reso noto che la Cina Popolare avrebbe esercitato pressioni sull’Iran affinché questi agisse sugli Houthi yemeniti al fine di indurli a ridurre i loro attacchi armati nel Mar Rosso. Nei confronti di Teheran Pechino avrebbe ventilato un conseguente possibile danneggiamento delle relazioni commerciali bilaterali. Infatti, sebbene la Repubblica Popolare sia stata il principale partner commerciale dell’Iran negli ultimi dieci anni, le relazioni appaiono sbilanciate.

CACCIATOPEDINIERE CINESI NEL GOLFO DI ADEN

Gli attacchi dei ribelli yemeniti hanno avuto l’effetto di incrementare i costi di spedizione e di assicurazione delle merci, interrompendo una rotta commerciale chiave che collega Asia ed Europa, ampiamente utilizzata anche dalle navi mercantili salpate dalla Cina. Gli sforzi di Pechino si sono dunque concentrati esclusivamente sull’ottenimento di garanzie al fine di proteggere i propri interessi diretti, poiché i cargo cinesi sono stati attaccati dagli Houthi. Non è casuale il fatto che, in costanza di attacchi houthi, l’Armata Popolare di Liberazione cinese abbia inviato nel Golfo di Aden un proprio cacciatorpediniere lanciamissili nel quadro di una missione antipirateria. Salpata da Zhanjiang il 21 febbraio, città costiera nella provincia del Guangdong, la 46ª Flotta della ha poi fatto rotta per il Golfo.

ARMI IRANIANE AGLI HOUTHI

A mio parere, in questa fase, nonostante la richiesta pervenuta da Pechino, Teheran ha interesse che gli Houthi continuino ad attaccare, ponendo a repentaglio gli interessi israeliani e occidentali nel Mar Rosso, questo allo scopo di sabotare i tentativi degli Stati Uniti d’America di edificare un’alleanza sunnita che includa la normalizzazione delle relazioni i Sauditi e lo Stato ebraico. Il Comando Centrale americano (US CENTCOM) ha reso noto che nel corso di due operazioni militari condotte di recente la US Navy al largo delle coste della Somalia, a bordo di alcune imbarcazioni sono state sequestrate armi fornite dall’Iran ai loro alleati Houthi. Si trattava di missili balistici, componenti di missili da crociera, esplosivi, apparecchiature di comunicazione e di rete, componenti di droni subacquei e di superficie senza pilota. Quattro marittimi catturati dai militari statunitensi mentre erano intenti a consegnare componenti missilistiche di fabbricazione iraniana agli Houthi, sono ora sotto processo di fronte a un tribunale federale americano.

MISSILI E PANE: LA CRISI UMANITARIA NELLO YEMEN

È raro che si verifichi il caso di persone arrestate a bordo di una nave per il fatto che contrabbandassero vengano poi processate per queste accuse penali negli Stati Uniti, seppure essi abbiano avuto un ruolo nel corso di un’attività illegale compiuta all’estero. E, non è chiaro se negli ultimi anni siano verificati casi simili negli Stati Uniti. Dal canto loro, le Nazioni Unite hanno recentemente lanciato un appello umanitario per lo stanziamento di quasi tre miliardi di dollari da destinare allo Yemen allo scopo di metterlo nelle condizioni di alleviare la terribile situazione nella quale versa la sua popolazione. Però, è tempo che la comunità internazionale reagisca con vigore all’aggressività degli Houthi, che danneggiano gli interessi economici della comunità internazionale e i reali bisogni del popolo yemenita.

UNA MINACCIA A LUNGO TERMINE

Israele non fa parte della coalizione militare navale di contrasto degli Houthi, malgrado il suo territorio e le sue risorse marittime siano i principali obiettivi dell’asse tra i ribelli yemeniti e l’Iran. Con ogni probabilità gli Stati Uniti d’America hanno consigliato a Gerusalemme di non intervenire in prima persona onde evitare di compromettere l’attuale alleanza in campo navale nel Mar Rosso, mantenendola libera dalle riserve dei Paesi arabi e anche da parte di quelli europei, un po’ come accadde ai tempi dell’alleanza militare nella guerra del 1991 contro l’Iraq di Saddam Hussein. Tuttavia, per Israele gli Houthi costituiscono una sfida strategica sul lungo termine, simile a quella che fu dell’Egitto negli anni Cinquanta e Sessanta. A quel tempo, vedasi i conflitti del 1956 e del 1967, lo Stato ebraico fu pronto a lottare per la libertà di navigazione nelle sue acque marittime meridionali. Dunque, ai fini di una futura deterrenza su scala regionale, Israele dovrebbe sfidare direttamente la minaccia posta dagli Houthi, magari prendendo di mira i porti e i giacimenti petroliferi controllati dai ribelli filoiraniani.

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