ECONOMIA, investimenti e rilancio. È possibile una ZES Unica del Mediterraneo?

Per molti si tratta di una opportunità che non si può perdere, tuttavia sulla sua concreta fattibilità incidono alcuni fattori negativi che potrebbero rivelarsi determinanti, quali, in primo luogo, quelli di natura geopolitica e il cronico «gap» infrastrutturale italiano; inoltre, pesano le forti riserve sul futuro poste dalle imprese, che hanno visto in non pochi casi deluse le loro aspettative; infine, sarà necessario fare i conti con gli altri porti franchi del bacino mediterraneo, caratterizzati da regimi fiscali meno onerosi di quello italiano. Comunque, qualora il Piano nazionale di ripresa e resilienza dovesse trovare piena e ottimale attuazione, l’iniezione di investimenti potrà contribuire ad avviare un processo virtuoso, questo in attesa che nelle otto regioni meridionali italiane, recentemente accentrate in una «Zes unica» dall’esecutivo in carica, giungano i necessari, copiosi, investimenti dall’estero. L’argomento è stato capillarmente approfondito in un convegno organizzato da Eurispes che ha avuto recentemente luogo nella Capitale

Featured Video Play Icon

Nasce dunque il laboratorio sulla Zes Unica italiana, un’occasione per collegare il Mezzogiorno al resto del Paese e all’Europa. Le prospettive di una zona economica speciale in grado di porre le regioni del Sud nelle condizioni di crescere economicamente è stato, appunto, il tema cardine del convegno “Zes Unica del Mediterraneo: fattori socio-economici, logistici e geopolitici”, che ha avuto luogo nella mattinata dello scorso 15 febbraio presso l’Universitas Mercatorum in piazza Mattei a Roma. Un evento promosso dall’Eurispes in collaborazione con il Forum Permanente del Mediterraneo e Mar Nero, Lions Clubs International e l’Universitas Mercatorum.

ZONE ECONOMICHE SPECIALI (ZES)

In virtù del recente provvedimento di unificazione varato dal Governo Meloni ed entrato in vigore il primo gennaio scorso, è previsto che gli otto piani strategici elaborati dalle regioni meridionali dovranno confluire in un piano unico nel quadro della cosiddetta ZES Unica, un «contenitore» che verrà gestito da Roma. Le ZES (zone economiche speciali) sorgono in località ritenute strategiche in ragione delle capacità da loro espresse, si caratterizzano per la specialità (in quanto ne beneficiano esclivi territori) e per la concentrazione in esse di risorse e competenze, infine, presuppongono un approccio pattizio tra amministratori locali e investitori. A fronte di un’attività condotta al loro interno, le imprese interessate godono, in particolare, di tre vantaggi: forme di semplicazione amministrativa, benefici fiscali e facilitazioni doganali.

IL BRACCIO ARMATO «OPE LEGIS»

Scelte che, in parte, sono il portato della storia del Paese, che ha sempre registrato difficoltà nella definizione e nell’attuazione pratica di politiche di decentramento, confermando l’atavica contraddizione tra strategie unitarie e localismi. Questo handicap potrà venire superato attraverso il ricorso alla cooperazione rafforzata?, così come ha suggerito il professor Francesco Fimmanò (ordinario di Diritto commerciale presso Universitas Mercatorum). Egli ha ritenuto necessario un approccio di natura politica, poiché soltanto un’iniziativa del genere potrebbe configurare un uso della ZES Unica come «braccio armato» per il conseguimento degli obiettivi posti. Ma attenzione però a quale strumenti della politica fare ricorso, poiché, va rammentato, le ZES vengono entrambe istituite sì, ope legis, però a causa della loro asserita «necessità e urgenza» ricorrendo all’abusato strumento del decreto legge, vecchio consolidato vizio degli esecutivi italiani, quindi non intorno a un progetto industriale definito sulla base di una precisa strategia.

IMPRESCINDIBILE UNA VISIONE DI SISTEMA

Tuttavia, come sottolineato nella sua relazione di apertura dal presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, la ZES Unica non può prescindere da una visione e una programmazione politica «di sistema», che mediante un adeguato e innovativo impianto istituzionale ponga nelle condizioni di interagire in tutti negli ambiti: ambientali, economici, sociali e culturali. Poiché (e qui l’elemento critico ricorrente durante l’intero convegno) in assenza una rete infrastrutturale adeguata la ZES non potrà condurre ai risultati auspicati. «È difficile infatti – ha osservato al riguardo Marco Rettighieri, presidente di Webuild Italia e docente di Project management presso l’Università LUISS Business -, parlare di ZES e aree industriali interne se queste non vengono accompagnate da investimenti infrastrutturali terrestri talil da garantire al traffico marittimo un adeguato e funzionale prosieguo delle merci verso le destinazioni finali».

INFRASTRUTTURE E INTERCONNESSIONE

Nel Mezzogiorno non è un luogo dove viene steso per incanto un tappeto rosso ai piedi dei potenziali investitori , al contrario, permane una zona oltremodo problematica, tuttavia molto si può fare per cambiare la situazione. Anche con una prospettiva di ampio respiro in chiave mediterranea, mettendo però preventivamente mano a quelle marcate criticità che affliggono porzioni di Mezzogiorno sul piano dell’interconnessione. In primo luogo mettendo in dialogo le aree produttive con le reti di comunicazione della (mutevole) era della globalizzazione. Dei 178 milioni di TEU che vengono trasportati nei mari del Pianeta dalle navi portacontainer il 30% attraversa il Mediterraneo; il 40% delle merci dirette in Italia fa rotta per il Mar Rosso, oggi divenuto a rischio; il principale porto italiano è quello di Genova, ma nella Penisola ve ne sono anche altri e, attualmente, quelli di Gioia Tauro e di Trieste vengono interessati da interventi di adeguamento dei fondali e delle strutture.

FATTORI DI CRITICITÀ

La geopolitica e i conflitti sono fattori che negli ultimi tempi hanno esasperato le criticità evidenziatesi già ai tempi della pandemia. Gli eventi bellici in atto nel Medio Oriente hanno costretto le compagnie di navigazione a fare il periplo dell’Africa per raggiungere in sicurezza i porti europei data la sostanziale impraticabilità del Mar Rosso. Questo non comporta un aggravio esclusivamente in termini di maggiorazione dei costi, ma anche lo spostamento del baricentro degli attracchi a Rotterdam e Zeerbrugge, con conseguente by passaggio del Mediterraneo. A questo si aggiunga il gap infrastrutturale italiano. Da questo ne consegue il forte bisogno di favorire mediante un’adeguata rete ferroviaria e stradale l’interconnessione tra porti, aeroporti, siti industriali e di stoccaggio delle merci, a beneficio di logistica e distribuzione, dunque, del rilancio economico complessivo.

IL CONVEGNO DI ROMA

Al convegno di Roma, moderato dal vicedirettore dell’AdnKronos Fabio Insenga, di cui sopra viene resa disponibile la registrazione video integrale, hanno partecipato Giovanni Cannata (magnifico rettore Universitas Mercatorum), Gian Maria Fara (presidente di Eurispes), Salvo Iannì (vicedirettore generale di Distretto 108L), Filly Auriemma (presidente Lions Club Nola “Ottaviano Augusto”), Maroc Riccieri (segretario generale di Eurispes), Giovanni D’Alessandro (professore ordinario di Diritto pubblico presso l’Università Cusano Roma, componente del CTS del FPMeMN), Francesco Fimmanó (professore ordinario di Diritto commerciale presso l’Universitas Mercatorum, componente del CTS del FPMeMN), Aldo Berlinguer (presidente dell’Osservatorio Eurispes sull’insularità e sulle aree interne, professore ordinario di Diritto comparato presso l’Università di Cagliari), Giovambattista Palumbo (direttore dell’Osservatorio Eurispes sulle politiche fiscali), Marco Rettighieri (presidente di Webuild Italia e docente di Project management presso l’Università LUISS Business), Ivo Blandina (presidente nazionale Uniontrasporti e vicepresidente di Confindustria Sicilia), Dario Lo Bosco (presidente di Rete ferroviaria italiana, professore ordinario di Strade, Ferrovie e Aeroporti e decano del Dipartimento di Informatica, Matematica, Elettronica e Trasporti DIMET dell’Università Mediterranea), Waleid Gamal el-Dien (Chairman of the Suez Canal Economic Zone, SCZone), Badrddine Toukabri (Chairman of the Euro-Mediterranean Chamber for Industry and Enterprise of Tunis), Salvatore Napolitano (coordinatore del Forum permanente del Mediterraneo Mar Nero), Angelo Caliendo (componente del Consiglio direttivo dell’Eurispes).

Ascolta gli audio allegati:
Condividi: