a cura di Cristina May Patucchi – Nell’ambito dell’iniziativa intrapresa dal Centro Ricerche Enrico Fermi (CRES) e dai Sony Computer Science Laboratories di Roma, ha avuto luogo a Roma lo scorso 6 febbraio un incontro-dialogo dedicato all’anno calviniano, iniziato il 15 ottobre 2023 in occasione del centenario della nascita di Italo Calvino.
LE CITTÀ INVISIBILI
Il tema legato al libro di Calvino, da cui sono stati tratti spunti multidisciplinari, ha dato vita a questo dialogo-conversazione, incipit del quale è stato la lettura dell’attrice, regista ed esperta di comunicazione Manuela Cherubini, iniziate a seguito dei saluti del presidente del CREF, professor Luciano Pietronero, che ha illustrato la nascita del museo storico della fisica, la consegna della sua sede e le attività di ricerca e divulgazione che vi vengono svolte a partire dal 2019. Si comincia con alcune descrizioni di città invisibili fatte dal narratore Marco Polo all’imperatore dei tartari Kublai Khan, in un’improbabile gioco delle parti attraverso il quale lo scrittore trascina chi legge. Nell’occasione, le letture hanno intervallato i diversi interventi dei relatori.
EUTROPIA O ENTROPIA?
Il quesito iniziale posto dal professor Vittorio Loreto, direttore di Sony CSL-Rome e docente di Fisica dei sistemi complessi presso La Sapienza Università di Roma, verteva su quali potessere essere i modelli di queste città. Il modello in testa, a suo parere, è quello di porre dei vincoli, come si fà in fisica, al fine di ottenere dei risultati riconoscibili. Ad esempio mediante la richiesta di spazi pedonali o aree verdi. La descrizione di Eutropia, la prima delle città di Calvino che vede il viaggiatore, non è una, ma tutte insieme, con le persone abitano solo una di queste città alla volta, spostandosi, quando si stancano, dall’una all’altra. Loreto afferma che ama pensare a un errore di Calvino, che abbia chiamato Eutropia quello che secondo un fisico è invece «entropia».
COMUNITÀ IN MOVIMENTO LINEARE
Egli si riferisce a percorsi di società, a una comunità in movimento: non più uno spazio concepito come area, bensì come spostamenti lineari. Cita antropologi che parlano di spostamenti. In fisica si parla di immobilizzazione forzata, che poi sarebbe quella che sperimentiamo tutti per andare da un punto di una città a un altro, magari servendoci della metropolitana. Calvino propone il viaggio, quindi la stessa forma per spostamenti delle società di cui parlano gli antropologi: le tracce seguite dagli aborigeni australiani o le società degli Inuit. Al pari di Loreto, Calvino propone la partecipazione nella formazione delle città perché solo così risulta possibile un approccio diverso e meno alienante per gli uomini, seguendone i desideri e mappandoli. Partecipazione quasi obbligata in quanto non potrebbe funzionare se tutti gli abitanti non si muovessero contemporaneamente accettando le regole di Eutropia.
LA VISIONE LONTANA DALL’ANTROPOCENTRISMO
Ad avviso della giornalista Laura Guglielmi, scrittrice ed esperta di Calvino, a cui ha dedicato un suo volume, “Calvino e Sanremo”, sostiene che, come Marco Polo ebbe sempre in mente Venezia nelle sue descrizioni fantastiche, così Calvino ebbe in mente Sanremo. Scherza sulla nota località ligure e sull’attualità del Festival, che in realtà avrebbe snaturato la bella cittadina dove negli anni Cinquanta e Seassanta soggiornò Calvino e dove lei è nata. Lo afferma citando un’intervista fatta allo scrittore, sottolineando come abbia ritrovato alcuni luoghi descritti dall’autore di una Sanremo che non c’è più. Il tempo trascorso da ragazzo a Sanremo, con la madre biologa e il padre agronomo, che lo costringeva a una sveglia mattutina anche quando era in vacanza per portarlo negli orti, in campagna, mentre lui avrebbe preferito stare in città.
SANREMO
Lei lo teneva a studiare nel suo laboratorio mentre classificava le piante. I caratteri della scrittura visionaria di Calvino derivano da queste esperienze. La sua famiglia di scienziati, in cui i genitori, anticipatori della biodiversità e della problematica ecologica, lo hanno iniziato al suo fantastico mondo in cui si esprime contro la speculazione edilizia e le difficoltà legate alla produzione dei rifiuti urbani. Laura racconta anche di un incontro avuto con il professor Stefano Mancuso, botanico e docente di arboricoltura ed etologia vegetale all’Università di Firenze, che le confessò di essere stato preso per pazzo le prime volte in cui diceva che le piante hanno una memoria. In questo, i genitori di Calvino erano all’avanguardia. Contrari alla caccia e per i diritti di tutti gli esseri viventi. Il nostro scrittore ha sviluppato una visione del mondo non antropocentrica estremamente moderna, legata a temi decisamente attuali che all’epoca non venivano neanche sfiorati se non dalla fantascienza. L’ecologia, l’importanza dell’ambiente e della sua salvaguardia.
LA TECNOLOGIA IN CALVINO
Diversa la visione del professor Andrea Prencipe, rettore dell’Università Luiss Guido Carli, laureato in economia e specializzato in management (nonché autore dei libri su Calvino “Il visconte cibernetico” e “L’innovatore rampante”), poiché in Calvino lui vede soprattutto città create da tensioni, tutto e il contrario di tutto, dove rilevano le innovazioni tecnologiche. Egli coglie nello scrittore un metodo: non bastano gli occhi per guardare, perché è necessaria l’immaginazione, dunque non solo l’estetica delle sue descrizioni. In proposito narra un aneddoto, quando uscì il primo iPad e un collega glielo mostrò molto soddisfatto. Lui continuava a chiedergli: «Ma cosa ci fai? A cosa ti serve?», e il collega rispondeva «è bello, non so cosa farci, ma prima o poi qualcosa ci farò». Ecco, bisogna guardare le cose sempre da un’altra prospettiva e, anche nel caso dell’intelligenza artificiale, le possibilità sono molte. Calvino ci stimola a cercare altre possibilità, a guardare sempre oltre. L’importante è essere consapevoli delle possibili manipolazioni che sono sempre esistite.
L’IMPORTANZA DELLA CONSAPEVOLEZZA
Attraverso la pubblicità, come nell’esempio del iPad e dell’attesa generata dai prodotti Apple. Prencipe ha fatto anche altri esempi, riguardo alla coerenza e su come, spesso, bisognerebbe evitarla se si desidera innovare. Per esempio, la fotografia digitale fu scoperta da Kodak, però la fabbrica, per coerenza, non passò alla produzione perdendo così un’occasione di guadagni e sviluppo incredibili. Calvino nelle sue descrizioni è spesso incoerente, divenendo così un innovatore a tutti gli effetti. Personalmente ritengo che le innovazioni digitali e soprattutto le immagini calviniane ricordino le città del film “Povere creature” di Yorgos Lanthimos. Esse possiedono elementi invarianti e riconoscibili pur essendo fantastiche, futuribili e ricreate attraverso scenografie come un fumetto dai colori sgargianti. Pop e contemporaneamente barocche. La suggestione di tali scene mi ha fatto pensare proprio alle città invisibili di Calvino, all’immaginazione e alle descrizioni surreali della letteratura di Yonesco, Buzzati, Eco e Borges.