PACIFICO, il «nodo» Taiwan. Pechino provoca Taipei creando problemi alle rotte aeree civili.

Il 30 gennaio è stata annunciato da parte della Cina Popolare un adeguamento unilaterale delle rotte di volo in direzione Sud e in direzione Est, cioè in prossimità dell’isola, atto fermamente condannato da Taipei. In assenza di previe consultazioni con Taiwan, seppure in conformità con le normative dell'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile, Pechino revoca di fatto l'accordo sullo Stretto stipulato nel 2015, ponendo seriamente a repentaglio, non solo la sicurezza aerea, la pace e la stabilità nella regione, ma minando altresì la fiducia reciproca e lo status quo nello Stretto

a cura di Giuseppe Morabito, generale dell’Esercito italiano in ausiliaria e attualmente membro del direttorio della NATO Defense College Foundation – Le recenti elezioni presidenziali e legislative della Repubblica di Cina -Taiwan sono significative. Dato il ruolo dell’isola nella rivalità tra Stati Uniti e Cina Popolare – che può essere intesa come una competizione tra democrazia e autocrazia – il voto potrebbe rivelarsi una svolta democratica in tutta l’area dell’Indo Pacifico.  Sebbene il Partito democratico progressista (Dpp) abbia perso la maggioranza parlamentare a favore del Partito nazionalista cinese (Kuomintang, o Kmt), gli elettori taiwanesi hanno scelto il candidato del Dpp, Lai Ching-te come loro prossimo presidente. Gli elettori hanno dimostrato di preferire il mantenimento di una governance democratica e un maggiore impegno con il mondo, non ultimo l’Occidente, alla sottomissione alla Cina Popolare, quindi, in definitiva, alla possibile riunificazione.

PECHINO NON HA GRADITO LA VITTORIA DI LAI

Non sorprende che il governo di Pechino non abbia accolto con favore la vittoria di Lai poiché Lai «porrebbe le relazioni tra le due sponde dello Stretto in grave pericolo». Altro aspetto inquietante, mentre il Dpp ha descritto le elezioni come una contrapposizione tra democrazia e autocrazia, il Kmt ha inquadrato la scelta tra guerra o pace. Il giorno prima del voto, un portavoce del Ministero della Difesa sino popolare ha riferito come Pechino sia impegnata ad assumere «tutte le misure necessarie al fine di stroncare i complotti separatisti, in qualsiasi forma». Ciò ha alimentato i timori che la Cina Popolare persegua l’obiettivo della riunificazione, considerata dal presidente Xi Jinping come una «inevitabilità storica». I non pochi problemi di natura economica che attualmente affliggono la Cina Popolare (rallentamento della crescita, l’aumento della disoccupazione giovanile, il calo degli investimenti esteri e delle esportazioni, le turbolenze del mercato immobiliare e la pressione deflazionistica) potrebbero rendere maggiormente probabile un’azione del genere, con conseguenze di portata immaginabile.

A RISCHIO L‘AMBIGUITÀ STRATEGICA DEGLI USA

Per cominciare, verrebbe sconvolto il fragile equilibrio in essere con gli Stati Uniti d’America, che perseguono da tempo una politica di ambiguità strategica nei confronti di Taiwan, tuttavia, se Pechino dovesse tentare una invasione dell’isola di Formosa, Washington si troverebbe a dover assumere decisioni gravi: lasciare che la Cina Popolare si prenda ciò che vuole, oppure difendere militarmente Taiwan, scontrandosi con la potenza rivale a livello globale. Inoltre sussistono implicazioni di carattere economico. Infatti, lo Stretto di Taiwan risulta fondamentale al commercio marittimo mondiale. Soltanto l’anno scorso da lì è transitato l’88% delle grandi portacontainer in navigazione nel mondo. Non solo: Taiwan produce più del 60% dei semiconduttori realizzati nell’intero mondo e oltre il 90% dei chip più avanzati. Sulla base di tutti questi elementi Bloomberg ha stimato che una guerra per Taiwan costerebbe al mondo circa diecimila miliardi di dollari, cioè il 10% del Pil mondiale, dunque molto di più della crisi finanziaria del 2008, della pandemia di Covid-19 o della guerra in Ucraina.

GLI ELEVATI COSTI DI UNA EVENTUALE GUERRA PER TAIWAN

Fortunatamente vi sono poche ragioni per credere che la vittoria elettorale di Lai scatenerà un’immediata invasione cinese. In effetti, la risposta di Xi Jinping al voto finora è stata in sordina, seppure Pechino prosegua con le sue provocazioni. Il Partito comunista cinese sostiene da tempo che la democrazia liberale è incompatibile con la cultura cinese e, in questo senso, una Taiwan prospera e democratica costituisce dunque il peggiore incubo per la Repubblica Popolare. Ma, una Taiwan prospera e democratica è esattamente quello che esiste oggi. Il 30 gennaio è stata annunciato da parte della Cina Popolare un adeguamento unilaterale delle rotte di volo in direzione Sud e in direzione Est, cioè in prossimità dell’isola, atto fermamente condannato da Taipei. In assenza di previe consultazioni con Taiwan, seppure in conformità con le normative dell’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile, Pechino revoca di fatto l’accordo sullo Stretto stipulato nel 2015, ponendo seriamente a repentaglio, non solo la sicurezza aerea, la pace e la stabilità nella regione, ma minando altresì la fiducia reciproca e lo status quo nello Stretto.

DECISIONE UNILATERALE SULLE ROTTE AEREE

Ad avviso di Taipei il regolamento  internazionale dei servizi di traffico aereo stabilisce che le modifiche a qualsiasi rete di rotte dovrebbero essere apportate solo dopo essere state coordinate con tutte le parti interessate. In questo caso, l’amministrazione dell’aviazione civile di Taiwan risulta essere l’unica autorità competente nella regione in ordine alle informazioni di volo nei pressi dell’isola. La provocazione risiede dunque nella mancanza di consultazione preventiva da parte sino popolare, che viola le norme internazionali. Un atto irragionevole, al pari dei suoi voli di sorveglianza che minacciano quasi quotidianamente lo spazio aereo di Taiwan da dopo le elezioni presidenziali, un provocatorio tentativo di cambiamento della situazione nello Stretto. A questo punto appare logico che la Repubblica di Cina-Taiwan si attenda che la comunità internazionale presti estrema attenzione alla situazione e chieda alla Cina Popolare di negoziare subito con Taiwan al fine di gestire i potenziali rischi derivanti da questa sua scelta, altrimenti dovrà assumersi la piena responsabilità per le eventuali conseguenze negative sul traffico aereo.

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