POLITICA, cooperazione internazionale. La Camera approva il Piano Mattei: la cabina di regia sarà a Palazzo Chigi

Potenziare la collaborazione tra l'Italia e gli Stati africani attraverso la promozione dello sviluppo economico e sociale, affrontando così le cause profonde delle migrazioni irregolari, questi i presupposti alla base dell’iniziativa del Governo Meloni, la cui «governance» è stata precedentemente definita mediante un decreto dell’esecutivo varato lo scorsso 3 novembre, divenuto ora legge grazie all’approvazione definitiva del Parlamento. Tuttavia, il Piano vero e proprio dovrà venire adottato più avanti nel tempo, formalmente sulla base di una modifica introdotta in Senato, mediante decreto del Presidente del Consiglio e previo il parere fornito entro trenta giorni dalle Commissioni parlamentari competenti per materia. Insomma, al momento esiste soltanto una copertura finanziaria per la «struttura di missione» che il Piano dovrà concretamente attuare. Ma su quest’ultimo vengono sollevati molti dubbi, unitamente allo strisciante processo di accentramento di funzioni da parte di Palazzo Chigi. Per le opposizioni si tratta di «uno scatolone destinato a rimanere vuoto», una «superfetazione» di strutture a fini clientelari; insidertrend.it ne ha chiesto il perché a due parlamentari della Repubblica, Paolo Ciani di Demos e Bruno Tabacci del Centro Democratico (registrazione audio A607)

In fondo era stato annunciato dalla stessa Presidente del Consiglio nel corso della sua conferenza stampa di fine anno differita al 4 gennaio, che il piano messo a punto dal governo di destra-centro sarebbe stato presentato nel dettaglio in occasione della Conferenza Italia-Africa in programma a Roma alla fine di questo mese. Per il momento, dunque, sebbene nella medesima occasione Giorgia Meloni abbia rimarcato come il Piano Mattei fosse «più avanti di quanto si pensi», ufficialmente di concreto ci sono soltanto gli stanziamenti a copertura delle spese relative alla struttura di missione facente capo a Palazzo Chigi che se ne dovrà occupare, 235.000 euro per il 2023 e 2.820.902 euro per gli anni a venire, a partire dall’anno in corso, risorse tratte dal Fondo per le esigenze indifferibili.

PER IL MOMENTO È UN PIANO SOLO SULLA CARTA

Un piano che esiste solo sulla carta, tanto è vero che, a fronte di una legge che impegna delle risorse per la citata struttura di missione, non corrispondono se non indicazioni di massima, tanto è vero che l’esecutivo si accinge ad avviare un’ulteriore serie di consultazioni su di esso. Poco poi si conosce con certezza riguardo alle somme che verranno utilizzate per l’applicazione del Piano, infatti, posto che, ancorché la prima Legge di bilancio interamente imputabile al Governo Meloni abbia incrementato le risorse destinate alla cooperazione internazionale, si tratta in ogni caso di decimali che non elevano certamente molto la quota del prodotto interno lordo (Pil) destinata agli aiuti ai paesi in via di sviluppo alla soglia concordata dello 0,7 per cento. Riguardo al Piano Mattei (ma si tratta soltanto di voci di corridoio non confermate), si farebbe affidamento a poco meno di cinque miliardi di euro complessivi, dei quali all’incirca 800 milioni verrebbero erogati nelle forme del credito (dunque prestiti) ai paesi assistiti.

ASPETTATIVE DEL GOVERNO MELONI

Nelle aspettaive dichiarate dal Governo, il Piano Mattei avrà la funzione di «cornice politica nel quadro della strategia italiana nel rapporto con l’Africa». Diverse le direttrici di intervento individuate, che spaziano dalla cultura e la formazione, a salute, agricoltura, energia, sviluppo economico e infrastrutturale, contrasto al terrorismo e ai trafficanti di esseri umani. Dai sette articoli che compongono la sua legge istitutiva si evince che per esso è prevista una durata di quattro anni, ma potrà essere oggetto di «aggiornamento» anche prima della sua scadenza mediante «strategie territoriali riferite alle specifiche aree dell’Africa». Si tratta appunto dell’impianto «cornice» entro il quale le diverse Amministrazioni dello Stato, sulla base delle proprie specifiche competenze, saranno tenute a svolgere le loro attività di programmazione, valutazione d’impatto e realizzazione degli interventi. Compito di «definire e attuare il Piano» sarà competenza della menzionata cabina di regia, che rinverrà il suo elemento apicale nella Presidente del Consiglio, che nelle sue «funzioni di indirizzo e coordinamento» sarà coadiuvata dal suo consigliere diplomatico, il ministro Plenipotenziario e già Ambasciatore a Tunisi Fabrizio Saggio.

LA CABINA DI REGIA A PALAZZO CHIGI

Sarà composta dal ministro degli Affari esteri (vicepresidente), da altri ministri, dal presidente della Conferenza delle Regioni e dai rappresentanti di agenzie e società pubbliche «operanti nel settore»; ne faranno inoltre parte anche rappresentanti di imprese a partecipazione pubblica e università ed esponenti della società civile e del terzo settore, tutti soggetti che si conosceranno a seguito di un prossimo Decreto emanato dalla Meloni, un Dpcm. Essi si occuperanno del coordinamento delle attività di collaborazione tra Italia e Stati africani, della promozione degli incontri tra i rappresentanti di società civile, imprese e associazioni italiane e africane al fine di agevolare le collaborazioni a livello territoriale e promuovere le attività di sviluppo, finalizzare il Piano Mattei e monitorarne l’attuazione, approvare la relazione annuale al Parlamento entro il 30 giugno e promuovere iniziative finalizzate all’accesso a risorse messe a disposizione dall’Unione europea e da organizzazioni internazionali.

RIUSCIRANNO I NOSTRI EROI AD ARGINARE I FLUSSI DI MIGRANTI?

Ebbe a dire di recente il Presidente del Consiglio che «la gestione dei flussi migratori in Europa secondo meccanismi di redistribuzione non è una soluzione» poiché «occorre andare a monte, affrontando la questione da una prospettiva più ampia e formulando strategie nuove che cambino l’approccio finora tenuto anche da molti Paesi europei e occidentali in Africa: a questo cambio di approccio risponde almeno in parte il Piano Mattei». Tutto bene dunque? Chissà. La preoccupazione è quella relativa alla destinazione delle eventuali risorse stanziate: a chi andranno questi soldi? A fronte di quali impegni assunti dai percettori? Si terrà davvero conto del rispetto da parte di essi dei diritti umani? Questa goccia nell’oceano del sottosviluppo e del degrado africano sarà davvero in grado di, se non altro, diminuire l’entità dei flussi di migranti clandestini diretti verso le coste italiane?

PER I DETRATTORI IL PIANO MATTEI «È UNA SCATOLA VUOTA»

Sia ieri che oggi alla Camera dei Deputati quello delle opposizioni è stato un fuoco di fila: a ogni intervento per un emendamento (puntualmente bocciato dalla maggioranza), come fosse un crescendo rossiniano, sono state sollevate critiche sempre più severe. «Si tratta dell’ennesimo accentramento di competenze e fondi a Palazzo Chigi: attraverso il Piano Mattei la Meloni sottrae alla Farnesina parte della Cooperazione allo sviluppo»; non solo: «Il Piano Mattei è “una scatola vuota” e, sotto il dominio di Chigi (già, purtroppo adesso è invalsa anche questa brutta maniera di definire in tal modo lo storico edificio e l’esecutivo che ospita, n.d.r.) e l’intervento dei privati il rischio è quello dell’esternalizzazione della politica estera»; e ancora: «Lo stanziamento di oggi coprirà le spese di una struttura tecnico-burocratica utile solo a soddisfare le politiche clientelari del Governo». Allo specifico riguardo, insidertrend.it ha raccolto le opinioni di due parlamentari dell’opposizione, Paolo Ciani (Democrazia Solidale, Demos) e Bruno Tabacci (Centro Democratico), che hanno avuto dunque l’opportunità di argomentare le loro critiche al provvedimento del Governo (A607).

A607 – POLITICA, COOPERAZIONE INTERNAZIONALE: PIANO MATTEI, LA CAMERA APPROVA; la cabina di regia sarà a Palazzo Chigi. Potenziare la collaborazione tra l’Italia e gli Stati africani attraverso la promozione dello sviluppo economico e sociale, affrontando così le cause profonde delle migrazioni irregolari.
Questi i presupposti alla base dell’iniziativa del Governo Meloni, la cui governance è stata precedentemente definita mediante un decreto dell’esecutivo varato lo scorso 3 novembre, divenuto ora legge grazie all’approvazione definitiva del Parlamento. Tuttavia, il Piano vero e proprio dovrà venire adottato più avanti nel tempo, formalmente sulla base di una modifica introdotta in Senato, mediante decreto del Presidente del Consiglio e previo il parere fornito entro trenta giorni dalle Commissioni parlamentari competenti per materia. Insomma, al momento esiste soltanto una copertura finanziaria per la «struttura di missione» che il Piano dovrà concretamente attuare. Ma su quest’ultimo vengono sollevati molti dubbi, unitamente allo strisciante processo di accentramento di funzioni da parte di Palazzo Chigi. Per le opposizioni si tratta di «uno scatolone destinato a rimanere vuoto», una «superfetazione» di strutture a fini clientelari; insidertrend.it ne ha chiesto il perché a due parlamentari della Repubblica, PAOLO CIANI di Democrazia Solidale (Demos) e BRUNO TABACCI del Centro Democratico (10 gennaio 2024).
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