È noto come grazie all’intermediazione della Cina Popolare i sauditi siano giunti a un miglioramento delle relazioni diplomatiche bilaterali con la Repubblica Islamica dell’Iran, ma nell’agenda di Riyadh figura altresì la normalizzazione delle relazioni con lo Stato di Israele e il consolidamento di una linea strategica con gli Stati Uniti d’America, obiettivo, quest’ultimo, che consentirebbe alla monarchia degli al-Saud di avviare un proprio programma nucleare. Tuttavia, si tratta di un processo interrotto a seguito dell’attacco terroristico compiuto da Hamas del 7 ottobre scorso in Israele.
L’OFFERTA DI RIYADH
Il 29 novembre, Bloomberg News riferiva che l’Arabia Saudita si è rivolta all’Iran con un’offerta tesa al rafforzamento della cooperazione bilaterale, la disponibilità della monarchia del Golfo di investire nell’economia della Repubblica Islamica colpita dalle sanzioni internazionali, questo a fronte di un impegno da parte degli ayatollah di impedire ai loro alleati regionali di trasformare la guerra tra Israele e Hamas in un conflitto notevolmente più ampio. La proposta è stata fatta pervenire a Teheran direttamente e attraverso molteplici canali nell’immediatezza dell’attacco armato compiuto dall’organizzazione islamista palestinese che detiene il potere nella striscia di Gaza, questo è quento hanno riferito funzionari arabi e occidentali al corrente dei particolari della vicenda.
IL CAMPO SUNNITA
Nel corso di una breve intervista recentemente rilasciata all’emittente televisiva I24News dal professor Ely Karmon, analista presso la Reichman University di Herzliya, questi ha delineato lo scenario attuale in Medio Oriente, ponderando i vari fattori in gioco che saranno determinanti nella definizione delle prossime dinamiche. Egli, a insidertrend.it, ha quindi avuto modo di definire in maniera più particolareggiata la situazione dei rapporti in seno al campo sunnita.
HAMAS NEL REGNO È FUORILEGGE
«I rapporti tra l’Arabia Saudita e Hamas sono molto tesi, infatti l’organizzazione islamista palestinese nel Regno degli al-Saud è fuorilegge. Le relazioni tra la casa reale saudita e Hamas si sono interrotte nel 2007, poiché quest’ultima organizzazione politico-militare è stata ed è percepita come una fazione militante dei Fratelli musulmani che intrattiene rapporti con l’Iran, il principale avversario di Riyadh. Nel 2014 i Fratelli musulmani sono stati inclusi nella lista saudita delle organizzazioni terroristiche e i loro attivisti, compresi dunque anche i membri di Hamas, sono stati arrestati».
LA REPRESSIONE DEI MILITANTI ISLAMISTI RADICALI PALESTINESI
Nel 2021, i tribunali sauditi hanno loro comminato pesanti pene detentive, fino a ventidue anni di reclusione a sessantaquattro persone, tra esponenti di vertice e attivisti dell’organizzazione, conseguenza della condanna di questi ultimi per i reati di riciclaggio di denaro e sostegno fornito all’ala militare di Hamas. Il capo della delegazione dell’organizzazione nel Regno, il dottor Mohammed al-Hudari, è stato condannato a quindici anni di carcere. Rilasciato in seguito, nell’ottobre 2022, e poi morto.