OLANDA, vittoria dell’estrema destra. Avanzano in Europa i sovranisti anti-sistema (23,4%), ma Wilders non ha ancora i numeri per fare un governo

I risultati delle elezioni legislative anticipate nei Paesi bassi provocano un terremoto politico e potenziali effetti anche sull’Unione europea. Ora, il leader della formazione euroscettica e islamofoba è alla ricerca del sostegno dei partiti della destra moderata e del centro, voti che per lui sono indispensabili al raggiungimento di una maggioranza alla Camera bassa che sostenga un suo esecutivo

Geert Wilders, leader del Partito della Libertà (Partij voor de Vrijheid, PVV), formazione della destra nazionalista e islamofoba uscito vincitore alle ultime elezioni in Olanda, cerca un’intesa con i liberali dell’ex premier Mark Rutte (VVD) e con altri due partiti (i cristiano democratici conservatori del NSC e il Partito dei contadini BBB) allo scopo di costituire una maggioranza che sostenga un suo governo. Qualora riuscisse nel suo intento, all’Aia andrebbe al potere una coalizione di destra-centro, mentre socialdemocratici, verdi e sinistra liberale andrebbero all’opposizione.

LE PAURE DEGLI OLANDESI

Il precedente esecutivo presieduto da Rutte, inviso ai contadini per le sue politiche climatiche, era caduto lo scorso anno a seguito delle dimissioni di quest’ultimo, rassegnate a causa della crisi sull’immigrazione, poiché egli avrebbe voluto procedere a una stretta sulle politiche di ricongiungimento familiare degli immigrati, venendo però bloccato dal ritiro della fiducia da parte dei partiti di sinistra suoi alleati. Wilders si è affermato nelle urne facendo leva principalmente sulla paura del terrorismo islamista e sui possibili effetti negativi del «Green Deal» sulla classe media. La formazione politica di Wilders ha distaccato di otto punti percentuali il secondo partito più votato dagli olandesi, i laburisti di Frans Timmermans (già Commissario europeo al Green Deal) e di nove il VVD, partito che lo stesso Wilders aveva lasciato nel 2004 perché in polemica con le politiche sull’immigrazione e sulla Turchia in Europa da esso perseguite.

WILDERS: L’ENNESIMO SOVRANISTA CHE «RIVEDE» IL SUO PROGRAMMA

Il PVV ha ottenuto la maggioranza relativa in parlamento, tuttavia i suoi 37 deputati non bastano a formare un governo, poiché allo scopo occorrono almeno 76 voti di fiducia. Nel corso di quest’ultima campagna elettorale Wilders ha ritenuto opportuno evitare di riproporre il suo programma estremista includente la chiusura delle moschee, la messa al bando del Corano e il divieto di immigrazione dei musulmani. Egli ha dichiarato di voler divenire il premier «di tutti gli olandesi», compresi i musulmani, aggiungendo inoltre che «i tempi non sono maturi per un referendum sull’uscita dell’Olanda dall’Unione europea», suo tradizionale cavallo di battaglia, ipotesi difficilmente esplorabile poiché, stando agli attuali sondaggi, riceverebbe soltanto il consenso dell’8% dell’elettorato.

GLI SCENARI POSSIBILI

«Gli altri partiti non possono più ignorarci», ha dichiarato enfaticamente Wilders nell’immediatezza della sua vittoria alle elezioni, tuttavia, tra gli scenari relativi alla formazione del nuovo governo olandese non andrebbe comunque escluso quello della possibile formazione di una coalizione centrista di orientamento europeista guidata da Timmermans, che vedrebbe converge il sostegno dei liberali conservatori, di quelli di sinistra e del Nuovo Contratto Sociale di Peter Omzig, la cui collocazione al momento ondivaga. Nel frattempo, da Budapest il primo ministro ungherese Viktor Orbán si è immediatamente congratulato con Wilders, così come la Le Pen da Parigi, i tedeschi dell’AfD, Santiago Abascal di Vox dalla Spagna e il vicepresidente del Consiglio italiano Matteo Salvini.

TERREMOTO POLITICO CON EFFETTI SULL’EUROPA

Qualora Wilders dovesse divenire primo ministro in Olanda i pesi in seno all’Unione europea muterebbero, poiché entrerebbe in gioco una forza su posizioni diametralmente opposte a quelle che fino a oggi hanno caratterizzato la linea di Bruxelles. Infatti, oltre alla citata ipotesi di referendum per l’uscita dei Paesi bassi dall’Ue, Wilders ha anche più volte dichiarato di volere interrompere il sostegno militare all’Ucraina, di opporsi a qualsiasi allargamento ad altri paesi membri, oltreché alle riforme interne dell’Ue, essendo altresì fautore di una estrema rigidità in campo finanziario nel senso della solidarietà ed escludendo contributi olandesi al bilancio comunitario. Molti aspetti dell’attuale politica comune verrebbero dunque rimessi in discussione in seno al Consiglio europeo in assenza di una folgorazione nel senso del pragmatismo del nuovo politico forte dell’Aia.

Condividi: